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direttore Paolo Pagliaro

LAVORO, IN EFFICIENZA
ITALIA ULTIMA IN UE

LAVORO, IN EFFICIENZA <BR> ITALIA ULTIMA IN UE

L’efficienza del nostro mercato del lavoro migliora a livello mondiale di dieci posizioni in un anno, passando dalla 136.ma alla 126.ma posizione (su 140 censite mondo). Nonostante questo segnale positivo, però, il nostro continua a essere il mercato del lavoro meno efficiente tra i 28 paesi dell’Unione europea. In termini di efficienza ed efficacia si colloca subito dopo quello del Marocco, di El Salvador e dell'Isola di Capo Verde e a un livello leggermente superiore a quelli di Turchia, Uruguay e Bolivia. Lo rivela un’elaborazione del Centro Studi ImpresaLavoro sulla base dei dati contenuti nel "The Global Competitiveness Report 2015-2016" pubblicato dal World Economic Forum. Per quanto concerne la collaborazione nelle relazioni tra lavoratori e datore di lavoro siamo al 127.mo posto al mondo e penultimi tra i Paesi dell’Europa a 28 (ai primi tre posti ci sono Danimarca, Austria e Svezia). Siamo invece al 134.mo posto al mondo e terz’ultimi in Europa per flessibilità nella determinazione dei salari, intendendo con questo che a prevalere è ancora una contrattazione centralizzata a discapito di un modello che incentiva maggiormente impresa e lavoratore ad accordarsi. E proprio in tema di retribuzioni siamo il peggior Paese europeo (nonché 131.mo nel mondo) per capacità di legare lo stipendio all’effettiva produttività.

TROPPE TASSE. Dati questi che vanno letti assieme a quelli sugli effetti dell’alta tassazione sul lavoro: in Europa soltanto la Slovenia fa peggio di noi sia per quanto riguarda l'effetto della pressione fiscale sull’incentivo al lavoro sia per l’efficienza nelle modalità di assunzione e licenziamento. Anche la qualità del personale impiegato mette in luce l’arretratezza del nostro Paese: siamo 119esimi nel mondo e ultimi in Europa per la capacità di affidare posizioni manageriali in base al merito e non invece a criteri poco trasparenti (amicizia, parentela, raccomandazione) mentre recuperiamo qualche posizione con riferimento alla capacità di trattenere talenti (113esimi nel mondo e 22esimi in Europa) e di attrarre talenti (115esimi nel mondo e 20esimi in Europa).

E IL JOBS ACT? “Il nostro mercato del lavoro – commenta Massimo Blasoni, presidente di ‘ImpresaLavoro’ – ha certamente difetti strutturali che possono essere risolti solo con politiche di medio-lungo periodo. Il Jobs Act ha invertito la tendenza all’irrigidimento delle regole che si era verificata con la cosiddetta Riforma Fornero e abbiamo visto come modifiche che si applicano solo ai nuovi assunti, quindi ad una platea tutto sommato ristretta, abbiamo già generato un positivo effetto sulla nostra competitività. Con più coraggio si sarebbe potuto estendere la nuova disciplina anche ai contratti in essere e al pubblico impiego, avvicinando il nostro mercato del lavoro a quello dei paesi più avanzati e dinamici. Ora – conclude Blasoni – è importante favorire un processo di innovazione anche sul versante della contrattazione e della produttività, incoraggiando contratti di prossimità e un maggior rapporto tra salari e produttività, anche e soprattutto attraverso regimi fiscali di favore nei confronti di accordi che premiano risultati ed efficienza”.

(red – 5 ott)

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