Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Senza Schengen
Europa dimezzata

di Paolo Pagliaro

(19 gennaio 2016) Il mercato unico, l’euro e Schengen sono i tre pilastri su cui si regge l’Unione Europea, e oggi sono tutti e tre in pericolo. Ma il mercato unico regge perché i suoi benefici sono sufficientemente diffusi e percepibili, così come – in assenza di un’alternativa realistica – per ora regge l’euro.
Più incerto sembra il destino del trattato di Schengen, firmato il 14 giugno 1985 e sottoscritto dall’Italia nel 1990. Esso prevede la libera circolazione all’interno di un’area che comprende 26 paesi. Grazie a questa libertà - la libertà di viaggiare, studiare e lavorare in un paese diverso dal proprio – gli europei hanno costruito un comune senso di appartenenza.
Nel silenzio generale, questo pilastro sta crollando. Sono già sette i Paesi che hanno temporaneamente reintrodotto i controlli alle frontiere: sono Austria, Germania, Francia, Malta, Svezia, Danimarca e Norvegia e oggi anche la Slovenia si è detta pronta a seguirne l’esempio.
In passato il ripristino temporaneo dei controlli frontalieri si era già verificato una ventina di volte, sempre per eventi eccezionali. L’Italia ripristinò i controlli al confine in occasione del G8 di Genova, la Francia lo fece nel 2005 dopo gli attentati di Londra, la Polonia nel 2013 per garantire la sicurezza della Conferenza sul cambiamento climatico che si teneva a Varsavia. Ma mai era accaduto che le frontiere venissero chiude a causa della pressione migratoria.
“C’è il rischio che ognuno si ritiri nei suoi limiti, che ritornino i muri e che la Cortina di ferro esista di nuovo in altro modo”, ha detto ieri il cardinale di Vienna, Christopher Schönborn, che ha chiesto ai vescovi europei di opporsi ai nuovi nazionalismi.

(© 9Colonne - citare la fonte)