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Rifugiati e migranti
ultime dall’inferno

Rifugiati e migranti <br> ultime dall’inferno

di Piero Innocenti

(8 febbraio 2016) Già una decina di anni fa, scrivendo un libretto ("Clandestinità, sfruttamento, criminalità", Ed. Berti, Piacenza, 2006) sul tema dell'immigrazione e della criminalità collegata alla tratta di esseri umani, avevo sottolineato, tra l'altro, come era necessario affrontare il problema "..con grande determinazione - anche perché all'interno del traffico di migranti può trovare spazio la mobilità del terrorismo internazionale - che difficilmente viene messa in campo da alcuni governi interessati più a spendere in armamenti che a combattere la fame nel mondo.." Aggiungevo, allora, due sintetiche considerazioni (oggi scontate e arcinote) su come l'immigrazione regolare e "clandestina" fosse destinata ad espandersi negli anni seguenti e come la nostra società avrebbe assunto sempre più connotazioni multietniche e multireligiose. Era anche chiaro, sin da allora, che il processo di integrazione ( o di interazione, senza la "g") avrebbe portato a fenomeni di intolleranza razziale. I vergognosi e ripetuti episodi verificatisi in alcuni paesi dell'UE nel corso del 2015 e in questo scorcio di anno, stanno a confermare quanto detto. Stupisce, invece, come si insista ad elargire fondi per "aiutare" i governi di alcuni paesi a bloccare, ridurre i flussi migratori.

I tre miliardi di euro alla Turchia per "impedire" le partenze dei gommoni dalle loro coste verso quelle greche (oltre 67mila i migranti già sbarcati nel 2016), è emblematico di una politica comunitaria ipocrita e ridicola. La stessa che adottò il nostro paese con Libia e Tunisia ai tempi di Gheddafi e di Ben Alì, dando attrezzature, imbarcazioni, assistenza tecnica e tecnologie per centinaia di milioni di euro per arrestare i migranti, con i deludenti risultati ben noti. Le migrazioni, dunque, non si fermeranno e dureranno ancora per molti anni con le tragedie che inevitabilmente le accompagneranno. A ben poco serviranno i vari dispositivi in mare per "contrastare" le organizzazioni criminali che trafficano le persone.

Anche in questi primi 40 giorni del 2016 sono già state oltre 6mila le persone soccorse/sbarcate sulle nostre coste (a fronte delle 3.700 dello stesso periodo del 2015) e di queste solo 169 sono state considerate come "immigrazione irregolare". Altri 700 stranieri ( in prevalenza afghani, marocchini, pakistani) sono stati intercettati dalla polizia ai confini terrestri con la Svizzera, la Slovenia, l'Austria e la Francia. Il dato, provvisorio, su cui riflettere mi pare quello relativo alle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco: non risulta, al momento, nessun eritreo (stranieri che, invece, negli ultimi anni, hanno sempre rappresentato una consistente componente sul totale dei migranti), mentre nigeriani, senegalesi e gambiani continuano ad essere piuttosto numerosi. I nove cadaveri recuperati in mare vanno ad aggiungersi ai 3.784 morti e dispersi del 2015 e ai 3.538 del 2014. Una ecatombe che dovrebbe pesare sulle coscienze di tutta l'UE. Gli "scafisti", intanto, grazie alla nostra blanda legislazione processual-penale, una volta identificati e arrestati dalla polizia (520 nel 2015, 48 nel corrente anno), tornano in libertà in poco tempo, nei loro paesi, in attesa di processi che dureranno anni e con pene che difficilmente sconteranno. Prosegue, intanto, l'operazione in mare Tritone 2016 (budget complessivo di 37mioni e 700mila euro per l'intero 2015), con imbarcazioni e velivoli italiani, romeni, norvegesi, maltesi, lettoni, islandesi ed il coinvolgimento di altri paesi europei che forniscono esperti per le interviste ai migranti nell'immediatezza degli sbarchi per cercare di individuare le nazionalità anche ai fini di un successivo, eventuale rimpatrio.

Il 18 febbraio ci sarà l'ennesimo incontro dei 28 Capi di Stato e di governo con l'ennesima agenda sull'immigrazione anche per verificare gli effetti del finanziamento alla Turchia. La delusione è scontata.

(© 9Colonne - citare la fonte)