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Politica estera
l’Italia promossa

Politica estera <br> l’Italia promossa

di Paolo Pagliaro

(17 febbraio 2016) “Oggi è un bel giorno per il Parlamento, approvata mozione per il riconoscimento della Palestina”, twittava Roberto Speranza capogruppo del Pd. “Accogliamo positivamente la scelta del Parlamento italiano di non riconoscere la Palestina”, diceva poco dopo una nota dell’ambasciata d’Israele. Avevano ragione entrambi, perché quel giorno – il 27 febbraio 2015 – la Camera, chiamata a votare sul riconoscimento dello stato palestinese, aveva approvato due mozioni opposte, la prima favorevole e la seconda contraria al riconoscimento.

Nel rapporto Ispi presentato oggi, Ugo Tramballi cita questo episodio per dire quanto in Italia sia complicato assumere decisioni forti, coerenti e condivise in materia di politica estera.

E tuttavia qualcosa pare si stia muovendo. Per il secondo anno l’Ispi ha chiesto a 130 esperti provenienti dal mondo della ricerca, del giornalismo, delle istituzioni e delle imprese di dare un giudizio sulla conduzione della politica estera da parte del Governo italiano e questa volta – a differenza dell’anno scorso – il voto supera la sufficienza, passando da 5,9 a 6,5 in una scala da 0 a 10.

Sul miglioramento pesa anche la continuità di gestione. Nel 2014 la Farnesina aveva avuto tre ministri: l’anno era incominciato con Emma Bonino, era proseguito con Federica Mogherini e si era concluso con Paolo Gentiloni. Sotto questo aspetto il 2015 ha avuto il pregio della stabilità. Nella pagella degli esperti, i voti più alti vanno all’atteggiamento del governo di fronte alla minaccia terroristica, alle relazioni con gli Stati Uniti e alla partecipazione attiva alle missioni internazionali. Il voto più basso va al comportamento dell’Italia nelle situazioni di crisi e in particolare nella vicenda dei marò.

L’Ispi ha chiesto infine quali sono le maggiori minacce per il nostro paese. L’anno scorso la risposta più gettonata fu la crisi economica. Quest’anno conquistano le prime posizioni l’instabilità in Libia e il populismo.

(© 9Colonne - citare la fonte)