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Qualche numero
sulle unioni civili

Qualche numero <br> sulle unioni civili

di Paolo Pagliaro

(25 febbraio 2016) Uno degli argomenti più utilizzati dagli avversari della legge Cirinnà è il presunto enorme costo di una riforma che riconosce anche alle unioni civili le tutele previdenziali e assistenziali garantite dallo Stato Sociale. Tempo fa il ministro dell’Interno Angelino Alfano disse che estendere alle coppie di fatto il diritto alla pensione di reversibilità sarebbe costato 40 miliardi di euro. Qualche mese dopo gli uffici del Ministero dell’Economia fecero però sapere che gli oneri complessivi per le casse dello Stato derivanti dalla legge Cirinnà non avrebbero superato i 4 milioni nel 2016 e i 23 milioni nel 2025.

Questo perché la platea interessata alla riforma è decisamente modesta. Le statistiche non sono aggiornate, ma dà un’idea dell’ordine di grandezza il dato rilevato in occasione dell’ultimo censimento, nel 2011, quando risultò che le coppie dello stesso sesso che si autodichiaravano famiglia erano in tutto 7.513, a fronte di circa 14 milioni di nuclei familiari.

Ammettiamo pure – come fece notare l'Istat - che molte coppie dello stesso sesso avessero preferito non dichiararsi, ma sembra comunque attendibile la previsione del Ministero dell’Economia che calcola in circa 70 mila il numero delle unioni civili entro il 2025.

Può essere utile uno sguardo su ciò che accade negli altri paesi europei, che non hanno aspettato di essere condannati dalla Corte di Giustizia per introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Francia il mariage pour tous (in vigore dall’aprile 2013) ha prodotto 7.367 matrimoni nel 2013 e 10 mila nel 2014. In Spagna nel 2014 le unioni gay riconosciute dall’Istituto di previdenza sono state 3.300. In Portogallo sono l’1,1% del totale, un po’ più che nella permissiva Olanda, dove comunque non superano il 2%.

(© 9Colonne - citare la fonte)