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La criminalità multietnica
nell’Inghilterra euroscettica

di Piero Innocenti

(26 febbraio 2016) Difficile immaginare cosa potrà accadere a giugno prossimo se il referendum popolare annunciato dovesse sancire la fuoriuscita dell'Inghilterra dall'UE. Personalmente non credo che tornare ad "isolarsi" dal contesto europeo, pensando ad una nuova splendente fase storica che caratterizzò il paese nei tempi passati, possa essere la mossa giusta. Sicuramente non lo è sul piano della sicurezza pubblica in generale e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale.

Una cooperazione di polizia e giudiziaria sempre più strette (penso ad Europol, Eurojust, Frontex), con interscambi informativi velocissimi, è la condizione preliminare per attività di prevenzione e repressione al passo con i tempi odierni dove la grande criminalità è riuscita ad annullare gli spazi. Sebbene non esistano in Gran Bretagna organizzazioni criminali strutturate in rigide e articolate gerarchie ma siano ancora "..fluide, flessibili e opportuniste.." ( John Murphy, della Association of Chief Police Officers, luglio 2009), i gruppi che agiscono localmente, anche se di dimensioni ridotte, hanno collegamenti più o meno stabili con organizzazioni estere. Una caratteristica che accomuna le "associazioni" britanniche è la loro appartenenza a gruppi etnici o nazionali specifici; così abbiamo i giamaicani, i cinesi, gli italiani, gli israeliani, i turchi, gli indiani, gli africani. L'omogeneità etnica ne costituisce anche il principale vincolo associativo.

Pare quasi una singolare nemesi storica, che la nazione protagonista della formazione di un impero coloniale tanto vasto sia ora in qualche modo colonizzata da gruppi criminali provenienti dai paesi un tempo soggetti. In realtà il fenomeno può essere letto in ben altra chiave: e cioè che proprio l'emarginazione etnica delle frange immigrate può essere la causa di fondo delle loro attività delittuose.

Che la criminalità in Inghilterra costituisca un serio problema emerge anche dai dati che, di tanto in tanto, vengono forniti dalla Commissione europea e dall'UNODC che, per esempio, nel 2013 ponevano il paese in cima alla classifica UE per numero di omicidi, rapine e furti. La situazione non è granché mutata in seguito anche se i dati ufficiali del 2015 non sono ancora disponibili.

Certo è che continua la violenza delle varie bande che si contendono il mercato della droga (analoghi problemi si registrano in Irlanda). Il traffico di stupefacenti anche da queste parti è la principale attività criminale. Sono i giamaicani, chiamati anche yardies o yard boys ( dal nome di una baraccopoli di Trenchtown, un quartiere di West Kingston chiamata, appunto, the yard o the jungle), a controllare la piazza dello spaccio di cocaina, del crack e del riciclaggio dei relativi proventi. Sono organizzati in una molteplicità di bande violente, in concorrenza tra loro e con gruppi di altre etnie. I cinesi sono interessati alle estorsioni in danno di connazionali, al gioco d'azzardo, alla prostituzione e al traffico di droghe e sono organizzati secondo i rituali e le strutture tipiche delle Triadi. Sono particolarmente attivi nella chinatown di Londra - ma anche nel quartiere di Queenway - e a Manchester, Glascow, Birminghan e Southampton. Riciclaggio, traffico di droghe e truffe sono appannaggio dei gruppi criminali israeliani sorti tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta come conseguenza della fuga da Israele di un certo numero di giovani malviventi che vollero sottrarsi alla coscrizione per la guerra del Kippur.

Nigeriani e ghanesi sono i principali componenti dei gruppi africani specializzati nel traffico di eroina, ambito in cui operano anche gruppi di origine turco-cipriota. La criminalità iraniana, sempre con il commercio dell'eroina, prese avvio dalla forte immigrazione sviluppatasi verso la Gran Bretagna e gli Usa dopo la caduta dello scià e proseguita durante la guerra tra Iran e Iraq. Per gli italiani l'interesse primario è volto alle possibilità di riciclaggio di denaro sporco offerte ancora oggi dal sistema finanziario inglese (si calcola che ogni anno nel paese vengano riciclati diverse decine di miliardi di sterline).

Sono passati più di venti anni da quando, nel luglio 1995, la Commissione per gli Affari Interni presentò alla Camera dei Comuni la relazione in cui si metteva in guardia per il pericolo di inquinamento del sistema finanziario da quella che veniva indicata genericamente "vodka connection". La mafia russa stava creando in Inghilterra una base per il riciclaggio, oggi, ampiamente ramificata.

(© 9Colonne - citare la fonte)