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direttore Paolo Pagliaro

Lavorare meno
lavorare tutti

di Paolo Pagliaro

(29 febbraio 2016) Autorevoli economisti, a partire dai premi Nobel Stiglitz, Amartya Sen e Krugman, sostengono che lo sviluppo senza occupazione sarà il male del nostro tempo, se non si riprende il processo storico di riduzione degli orari, bloccato alla fine del secolo scorso sotto la spinta delle politiche ultra liberiste e antisindacali guidate dalla Thatcher in Gran Bretagna e da Reagan negli Stati Uniti.

Quest’opinione è condivisa in Italia da numerosi studiosi, perlopiù di estrazione cislina. Uno di loro, Nicola Cacace, già presidente di Nomisma, ha recentemente elencato in un pamphlet le buone ragioni che militano a favore della redistribuzione del lavoro, parola ancora tabù in Italia. Ma non in Germania, Olanda, Austria, Norvegia, Danimarca, Francia e nei paesi del Nord Europa, che da tempo hanno imboccato la via della riduzione degli orari per aumentare il tasso di occupazione.

E così Grecia, Italia, Spagna, con durata annua di lavoro che oscilla tra le 2 mila e le 1600 ore, hanno tassi di occupazione inferiori al 60%, mentre Germania, Francia e Olanda, dove si lavora 300 ore in meno che in Italia, hanno tassi di occupazione pari o superiori al 70%.

La Germania – spiega Cacace nel saggio intitolato “Cambiare marcia per creare lavoro”, editore Altrimedia - è l’esempio più riuscito di queste nuove politiche per l’occupazione in periodi di bassa crescita. Ecco dunque il Kurzarbeit, l’orario corto con riduzione del salario compensato in parte dall’intervento del governo; la sostituzione degli straordinari con la “borsa delle ore”; i contratti di solidarietà con orario ridotto, le indennità di disoccupazione legate al reimpiego obbligatorio, il pensionamento progressivo, il part time incentivato, tutte politiche introdotte dal governo Schroeder e che hanno consentito di difendere l’occupazione anche in periodi di crescita negativa.

In Italia si è fatto il contrario, finanziando col contagocce i contratti di solidarietà, aumentando l’età pensionabile e agevolando il lavoro straordinario che solo da noi costa meno di quello ordinario. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

(© 9Colonne - citare la fonte)