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Dalla tv del salotto
alla tv del tavolo

Dalla tv del salotto <br> alla tv del tavolo

di Giovanna Lasalvia

 

Il piacere di stare a tavola. Anche in tv. Nulla a che fare, questa volta, con la food tv o la telecucina. Niente a che fare con i fornelli, chef, ricette e talent della tv mangiata. Sarà capitato a tanti di notare come molti programmi del nostro piccolo schermo quest’anno abbiano inserito un elemento nuovo - semplice ma  finora assente - dove ospiti,  critici e opinionisti sono chiamati a intervenire: il tavolo. Luogo di riflessioni, chiacchiere, commenti, confessioni, critiche e a volte polemiche. Pensiamo a “Che Fuori Tempo Che Fa”. In questa nuova edizione Fabio Fazio e Massimo Gramellini in un clima informale, proprio intorno a un tavolo, conversano insieme ai loro ospiti sui temi più disparati. Fanno lo stesso su Rai1, a “Domenica In”, Paola Perego e Salvo Sottile: al centro del programma un grande tavolo attorno al quale - come accade la domenica in famiglia - siedono gli ospiti che vengono invitati a chiacchierare su temi di attualità e di interesse pubblico, ma anche su fatti che interpellano le loro vite private. Accanto ai conduttori, a far compagnia al pubblico a casa, una grande famiglia mediatica fatta di volti noti e meno noti, personaggi famosi e professionisti. Non manca il tavolo neppure in un quel grande “bar dello sport”  che è il “ Processo del lunedì” con Enrico Varriale. Senza dimenticare che in questa stagione televisiva il tavolo ha fatto il suo ingresso a “Piazza Pulita” su La7 e a 90esimo minuto su Rai2. In molti programmi ormai da tempo,  invece, il tavolo è il luogo indiscusso del faccia a faccia (“In mezz’ora”, “Otto e Mezzo”, “Ballarò” e prima ancora “Le invasioni barbariche” fino all’ultima edizione di “Storie Maledette” di Franca Leosini). Appare chiaro che la  tv oggi - archiviati gli sgabelli (negli anni ‘90 inevitabilmente legati ad Alba Parietti e altre showgirl) - stia mettendo da parte anche le poltrone per prediligere un tavolo più casalingo. Le eccezioni tuttavia non mancano: sarebbe inimmaginabile un  “Porta a porta” senza poltroncine bianche o una D’Urso-intervista lontana da braccioli. Come impensabile è un “C’è posta per te” senza pouff. La psicologa Angela Pranteda sottolinea come “il tavolo facilita i rapporti interpersonali favorendo la comunicazione tra i soggetti”: “Discutere attorno ad un tavolo – spiega infatti l’esperta - permette la trasmissione più diretta di informazioni attraverso l’uso delle parole, dei gesti e della mimica. Il format del tavolo, ricordando un po’ quello che accade in famiglia, mette a proprio agio gli interlocutori permettendone una migliore partecipazione al dialogo. Nel frattempo aumenta il coinvolgimento e l’interesse di chi ascolta la conversazione, cioè del pubblico a casa che segue il discorso intorno a quel tavolo”. Mentre la psicologa ricorda che “creare relazioni significative è  uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano e la ricerca di tali relazioni sembra essere quasi innata nell’uomo” la tv ha presente che creare relazioni significa fare ascolti. E il tavolo può rivelarsi un elemento fondamentale come fondamentale un tempo si sono rivelati quei familiari salotti con comodi divani in pelle bianca: da “Pronto Raffaella” con Raffaella Carrà a  “DomenicaIn” targata Gianni Boncompagni passando per “Tappeto Volante” di Luciano Rispoli. Per alcuni esperti di comunicazione è proprio con “Pronto Raffaella?” che nasce la cosiddetta “tv nel salotto”, espediente per creare un maggior contatto con il pubblico a casa.  Con l’espressione “tv nel salotto” ci si riferisce infatti ad un topos della televisione che secondo il professor Federico Boni, docente di Sociologia della comunicazione all’Università degli Studi di Milano, “si rivela un ottimo mezzo per attirare l’attenzione del pubblico televisivo. L’espediente consiste di un particolare impianto scenografico, che prevede un salotto in cui si alternano vari ospiti che discutono e rispondono alle domande del conduttore. Tutto ciò farebbe sentire il pubblico immerso in un’atmosfera domestica, che lo spinge a guardare quel determinato programma che si serve del salotto, mettendolo a suo agio”.  Dunque il divano ieri, il tavolo oggi. L’ambientazione domestica trova da sempre spazio in tv.  E forse oggi la “tv del salotto” ha semplicemente lasciato spazio alla “tv del tavolo” che cerca però come non mai di farsi amica, confidente, famiglia. Il segreto vincente è  lo stesso: mescolare evasione e impegno, calore e confidenze, leggerezza e interesse. Solo così un buon padrone di casa-conduttore riuscirà ad accogliere un buon numero di ospiti-pubblico. Spenta la tv però ci ritroviamo nella nostra di casa: ed è quella che conta. E a casa, specie “a tavola si parla. Bisogna spegnere la tv”. Parole di un grande comunicatore. Papa Francesco.

(2 marzo 2016)

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