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direttore Paolo Pagliaro

Nella guerra di Libia
l’Italia c’è e non c’è

Nella guerra di Libia <br> l’Italia c’è e non c’è

di Paolo Pagliaro

(29 marzo 2016) Sulla Libia la linea del governo italiano è di attendere che lì si formi un governo di unità nazionale per poi accogliere un’ eventuale richiesta di sostegno militare alla stabilizzazione del Paese. E’ una posizione prudente e attendista, giudicata da tutti saggia. Soprattutto perché tutti sanno perfettamente quanto scarse siano le probabilità che in Libia si possa arrivare davvero, e in tempi brevi, a un accordo tra le fazioni in lotta.

Lo scontro tra i governi di Tripoli e Tobruk riguarda essenzialmente la spartizione della rendita petrolifera, con gli annessi 150 miliardi di dollari gestiti dalla banca centrale e dal fondo sovrano.

Dopo la caduta di Gheddafi, la contesa sulla gestione e il controllo dell’export di greggio ha fatto implodere la Libia. Margherita Paolini, sull’ultimo numero di Limes dedicato al rischio di una terza guerra mondiale, documenta quanto sia centrale la questione del petrolio nella deriva libica. Racconta ad esempio come la National Oil Corporation, per difendere il proprio monopolio, abbia continuato a pagare indennità di guerra e salari alla miriade di milizie armate contrapposte, contribuendo così a rafforzarle. L’irruzione del Califfato, con la sua strategia di sabotaggio delle esportazioni, si è alla fine rivelata funzionale ai disegni di ciascuna delle parti in conflitto, che hanno così pensato di danneggiare quella avversa.

Da questa guerra di tutti contro tutti è difficile che possa uscire un governo di unità nazionale. Più realistica sembra l’ipotesi di una soluzione federale. Ma anche questa richiede l’assenso delle potenze regionali interessate, a cominciare dall’Egitto, e dunque tempi lunghi.

Nell’attesa, per evitare che il Califfato dilaghi, nella coalizione anti-Isis sembra prevalere la logica statunitense della guerra informale, fatta di raid aerei mirati e operazioni dei corpi speciali. Qui l’Italia, come altri europei, c’è e non c’è.

(© 9Colonne - citare la fonte)