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direttore Paolo Pagliaro

Perché non partivano
le buste arancioni

Perché non partivano <br> le buste arancioni

di Paolo Pagliaro

(20 aprile 2016) Da anni inseguiamo la chimera della cosiddetta busta arancione, una letterina che l’Inps dovrebbe inviare a tutti i lavoratori per informarli sulla loro situazione previdenziale e soprattutto sulla pensione che li aspetta quando lasceranno il lavoro.

Ora il momento tanto atteso sta per arrivare. Ieri Tito Boeri, presidente dell’Istituto di previdenza, ha annunciato che questa settimana partiranno le prime 150 mila lettere, con i calcoli degli assegni per i pensionati che verranno. Poiché, come è noto, il calcolo della pensione dipende da diverse variabili, l’Inps ha deciso che la simulazione, in questa prima fase, avverrà sulla base dell’ipotesi migliore, cioè una crescita costante del Pil all'1,5%, secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, e nessuna interruzione del rapporto di lavoro. Ma in futuro potrebbe aggiungersi anche uno scenario meno ottimistico.

Secondo Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, in questo modo i calcoli sono gonfiati di circa il 30% perché si basano su stime di crescita del Pil irrealistiche e su ipotesi di carriera continua, senza interruzione nel versamento dei contributi, che - dati i tempi, passati, presenti e futuri - a Brunetta appare altrettanto infondate.

Tutti danno comunque il benvenuto a un’operazione trasparenza attesa da molti anni.

Poteva essere avviata prima, ha osservato il professor Boeri, ma i politici hanno avuto paura che dire la verità sulle pensioni potesse danneggiarli dal punto di vista elettorale. Detto dal presidente dell’Inps, fa una certa impressione.

(© 9Colonne - citare la fonte)