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direttore Paolo Pagliaro

Forse serviva
un diplomatico

di Paolo Pagliaro

(22 aprile 2016) Nella morta gora della creatività politica comunitaria, questa volta l’eccezione è rappresentata da un’iniziativa del governo italiano, che propone ai partner europei un piano per gestire la crisi dei migranti. Il nome è discutibile, migration compact, perché richiama il precedente controverso e impopolare del fiscal compact.

Ma per il resto il progetto è innovativo. In buona sostanza, si propone che l’Europa negozi con l’Africa un contenimento dei flussi migratori, fondato sul finanziamento dello sviluppo e della sicurezza nei paesi da cui i migranti fuggono.

Il piano, molto ambizioso e altrettanto costoso, poggia su tre presupposti. Il primo è che l’immigrazione non è solo un’emergenza ma un problema strutturale, destinato a durare negli anni. Il secondo è che l’immigrazione è un problema complesso, che riguarda ambiti diversi come il diritto d’asilo, le politiche di sviluppo e la sicurezza. Il terzo pilastro della proposta italiana è il riconoscimento che l’immigrazione è un tema che riguarda la politica estera non dei singoli stati ma dell’Unione Europea.

Secondo Gianni Bonvicini, dell’Istituto Affari Internazionali, la proposta italiana ha l’indubbio merito di smuovere le acque torbide che soffocano una vera presa di coscienza del tema dell’immigrazione, ma ha il grosso limite di non essere stata concordata a priori almeno con alcuni dei nostri partner europei, che infatti - a cominciare dalla Germania – non sono d’accordo sul fatto che il tutto debba essere finanziato con un nuovo debito collettivo dell’Unione europea. Forse per questo a Bruxelles sarebbe stato utile avere un ambasciatore professionista, di cui però l’Italia ha recentemente pensato di poter fare a meno.

(© 9Colonne - citare la fonte)