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direttore Paolo Pagliaro

Il decreto sulle banche
severo ma incompleto

di Paolo Pagliaro

(5 maggio 2016) Molte banche italiane sono nei guai. Ha osservato il professor Marco Onado che come le famiglie di Anna Karenina, ogni banca infelice è infelice a modo suo. Non c’è una causa comune: alcune sono s.p.a. e altre popolari, alcune sono grandi e altre minuscole, in alcune c’è una forte ingerenza dei politici in altre no. Il comun denominatore, volendo trovarne uno, sono le scelte strategiche avventate ma soprattutto i mutui concessi agli amici e agli amici degli amici.
Molti di questi denari sono andati persi per sempre e così -  quando le sofferenze da clientelismo si sono sommate a quelle da crisi economica -  il sistema ha cominciato pericolosamente a vacillare. 
Poiché – come ha spiegato oggi il governatore Visco - chiudere una banca  ha gli effetti drammatici e contagiosi che non ha la chiusura di un supermercato, il governo ha deciso di intervenire varando un decreto che consente alle banche di accelerare il recupero dei crediti.
Si tratta di misure severe nei confronti delle imprese debitrici. Il  cosiddetto “patto marciano” – uno dei punti qualificanti del decreto - permette alla banca di impossessarsi del bene – capannone o seconda casa - posto a garanzia di un credito in soli 7 o 8 mesi in caso di inadempienza.  E senza passare dal giudice.
Il decreto prevede anche la riduzione dei tempi di opposizione all’esecuzione e la nascita di un registro digitale dei debitori, allo scopo di mettere in guardia da soggetti a rischio “morosità”. 
Ora servirebbe un decreto altrettanto fermo sulla governance delle banche, che in Italia – come ha scritto il Financial Times - hanno i cda più stravaganti d’Europa nei quali è difficile trovare meno di 15 consiglieri, tutti superpagati e tutti, ovviamente, con molti amici e amici degli amici.

 

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