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Perché Sadiq Khan
può diventare un leader

Perché Sadiq Khan <br> può diventare un leader

di Paolo Pagliaro

(18 maggio 2016) Quarantacinque anni, nato e cresciuto nel quartiere operaio di Tooting, genitori emigrati dal Pakistan, il padre autista di autobus, la madre sarta, quinto di otto fratelli, Sadiq Khan, da pochi giorni  sindaco di Londra, potrebbe diventare il leader di un nuovo tipo di progressismo, e non solo in Gran Bretagna.
Lo sostiene Anthony Giddens, il sociologo che negli anni Novanta teorizzò la terza via cui si ispirarono Blair e Schroeder.


Khan, dice il politologo a Enrico Franceschini di Repubblica,  predica la necessità per il centro-sinistra di costruire una tenda più grande, di conquistare consensi in tutti i settori della società e di utilizzare nuovi modelli per stimolare crescita e occupazione. Khan esce dal recinto del lavoro tradizionale,  guarda all’innovazione tecnologica, alla rivoluzione digitale, all’intelligenza artificiale.  E poiché è anche il primo sindaco musulmano di una grande città europea, la sua elezione – osserva ancora Giddens - offre speranza ai musulmani che vivono nel nostro continente e anche a quelli che vivono altrove: dimostra che la miscela di tolleranza multietnica e meritocrazia democratica dell’Occidente premia chiunque, indifferentemente dalle origini etniche, di classe e religione.


All’intervistatore che gli chiede cosa differenzi Khan da Blair, Giddens  cita la maggiore attenzione all’ineguaglianza, la consapevolezza che non si può dare mano libera alle forze del mercato e l’impegno a investire di più in infrastrutture a lungo termine. Tre punti che erano i limiti del blairismo. E’ un’analisi che forse può interessare anche chi ragiona sul futuro del riformismo e sui limiti del renzismo in Italia.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)