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direttore Paolo Pagliaro

L’utopia Svizzera
alla prova del voto

L’utopia Svizzera <br> alla prova del voto

di Paolo Pagliaro

(31 maggio 2016) Domenica prossima gli svizzeri saranno i primi al mondo a decidere se lo Stato deve versare a ogni cittadino, dalla nascita alla morte, una somma  mensile sufficiente per vivere.  L’equivalente in franchi di 2260 euro al mese per ogni maggiorenne, e di 565e uro per ogni minorenne.
Si chiama “reddito di base incondizionato”, e il referendum che dovrà approvarlo o respingerlo è stato chiesto da 126 mila cittadini.
La versione svizzera di quello che in Italia chiamiamo reddito di cittadinanza verrebbe a costare allo Stato circa 200 miliardi di euro, euro più euro meno.  Gran parte di questo denaro dovrebbe venire da prelievi sui salari ed da una drastica revisione del sistema di assicurazione sociale: verrebbero eliminati assegni familiari, sussidi, borse di studio,  insomma tutto ciò che col reddito di cittadinanza uno potrebbe pagarsi da solo.  Per la parte scoperta - stimata in circa 25 miliardi - si ricorrerebbe a travasi all’interno del budget statale o a nuove imposte come una microtassa sulle transazioni finanziarie.
I promotori del referendum sostengono di non essere affatto degli utopisti, e che il reddito di cittadinanza è, al contrario, l’unica risposta realistica alla progressiva distruzione del lavoro causata dalle macchine e dalla digitalizzazione. Le imprese – aggiungono -  saranno sollevate dalla responsabilità di far vivere le persone. Saranno incoraggiate ad automatizzare i compiti più ripetitivi e meno attraenti.
I contrari sollevano obiezioni di ogni genere: da quelle morali, secondo cui sarebbe ingiusto guadagnare senza lavorare, a quelle politiche, di chi teme che così venga demolito tutto il sistema di sicurezza sociale svizzero. L’altra sera, durante un dibattito pubblico a Basilea,  un’anziana signora ha motivato il no con  il timore di perdere la donna delle pulizie, che col reddito di cittadinanza potrebbe decidere di rinunciare al suo lavoro.  Parlava a nome della maggioranza, perché tutti  i sondaggi dicono che vincerà il no.

 

 

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