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direttore Paolo Pagliaro

Dietro il boom
delle liste civiche

Dietro il boom <br> delle liste civiche

di Paolo Pagliaro

(1 giugno 2016) A Napoli ci sono 41 liste, 1.529 candidati per i 40 seggi del consiglio comunale e 5.004 aspiranti a occupare un posto di consigliere di municipalità. A Latina c’è un candidato ogni 131 abitanti, in Italia ce ne sono 77 mila, uno ogni 162 elettori.

Nonostante le apparenze, non è un segno di grande partecipazione popolare al gioco democratico, perché quella si misura di solito con la percentuale dei votanti e quest’anno tutto lascia pensare che essa sarà bassa, forse la più bassa nella storia della repubblica.

Ci sarà invece il record delle liste civiche e delle liste personali. Saranno il 73% delle liste presenti sulle schede, mentre i simboli dei partiti nazionali si divideranno il restante 27%.

La sigla nazionale più presente sarà quella dei 5 Stelle, che così anche per questo aspetto si confermano come il vero partito della nazione. Il Pd nella sua forma classica sarà presente invece solo 135 volte, che è un po’ poco considerando che domenica si vota in 1342 comuni.

Quella delle liste civiche è una storia antica e anche onorevole. Nel 1951, per sconfiggere la Dc, il Partito Comunista di Bologna adotta per la prima volta il simbolo delle Due Torri e riesce a spuntarla grazie all’appoggio di un alleato che si chiama Il Gigante. Nel 1978 Manlio Cecovini diventa sindaco di Trieste alla guida di una di un movimento che si chiama il Melone. Dal 1993, con la rivoluzione dei sindaci eletti direttamente, proliferano le liste civiche personali. Ma dietro, in molti casi ci sono i partiti, capaci di offrire “prodotti” diversi per pubblici diversi.

Oggi il fenomeno si è dilatato e ha cambiato natura. Il boom delle liste civiche nasce non dalla forza della politica, ma dalla sua debolezza. Ed è difficile pensare che al centro ci sia qualcuno in grado di garantire la qualità e la pulizia di un’offerta così frammentata.

(© 9Colonne - citare la fonte)