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direttore Paolo Pagliaro

Roma, troppi Pd
su una sola scheda

di Paolo Pagliaro

(8 giugno 2016) Scrive il Messaggero che nella capitale i turborenziani, cioè i supporter della prima ora del rottamatore guidati dal ministro Paolo Gentiloni e della deputata Lorenza Bonaccorsi, non sfondano. Non riescono cioè a chiudere i ticket uomo-donna che avevano proposto agli elettori. Idem i giovani turchi di Matteo Orfini. E così alla fine la guerra delle preferenze tra i democratici capitolini se l’aggiudicano i franceschiniani di area Dem e gli zingarettiani, da tempo anch’essi più o meno renziani pur provenendo chi dalla Dc e chi dal Pci.

Dalla vivida cronaca firmata da Simone Canettieri, che osserva la fauna politica con l’accuratezza e la competenza dell’entomologo, apprendiamo anche che sono rimasti per strada la minoranza del Pd che guarda a Bersani e il cosiddetto campo democratico dell’eurodeputato Goffredo Bettini, già deus ex machina del modello Roma. Non solo. Cala il sipario anche sugli ex Ds un tempo dalemiani, ora confluiti nella corrente Sinistra e cambiamento del ministro Martina. Apprendiamo inoltre che la corrente chiamata Area Dem – quella dove sono confluiti quasi tutti gli ex Popolari – ha portato a casa un consigliere sicuro e che tra i migliori posizionamenti nella graduatoria delle preferenze si segnalano l’area veltroniana di Morassut, e di nuovo i turborenziani e i giovani turchi. Sorte da decidere al ballottaggio, infine, per una nutrita pattuglia di candidati renziani, orfiniani, bettiniani e fioroniani.

Così li scheda il Messaggero e quasi certamente non a loro insaputa. Che questo sciame correntizio, questi interessi e appartenenze contrapposte, possano scaldare i cuori degli elettori, e in particolare dei più giovani, sembra escluso. E infatti a Roma gli elettori lo hanno escluso.

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