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direttore Paolo Pagliaro

Brexit, giovani italiani a Londra tra delusioni e paure

Brexit, giovani italiani a Londra tra delusioni e paure

Preoccupazione, delusione, amarezza. Un po’ di ansia. E’ quello che provano oggi molti dei giovani italiani che per motivi di lavoro o studio hanno deciso di trasferirsi a Londra già da qualche anno. A distanza di pochi giorni dal referendum che ha stabilito  che il paese non rimarrà nell’Unione Europea è tempo di bilanci, riflessioni e sfoghi anche da parte dei nostri giovani emigranti perché  la scelta degli inglesi di lasciare l’UE condizionerà non solo il futuro del Regno Unito e quello dell’intera Unione ma anche il loro: “Ti svegli un giorno e scopri che il paese dove vivi ne ha abbastanza di te” dice delusa Marilena, 33 anni, project manager in una non profit nazionale. “Mi occupo della gestione dei volontari, della comunicazione e degli eventi di raccolta fondi – spiega la giovane campana -  Siamo tutti confusi. Non solo gli italiani anche gli altri europei. Una mia amica che ha un business italo-inglese ha pianto per tutto il giorno venerdì. Il bello è che anche molti  giovani londinesi sono preoccupati quanto noi”. Marilena parla del Regni Unito come  di “un paese a cui fino a ieri era grata” perché gli ha offerto più opportunità del suo”: “Un paese dove tutto il tuo sudore è stato ripagato con la fiducia”. Certo la delusone è forte: “Ti svegli una mattina e ti senti come un estraneo”. Eppure a Londra Marilena come tanti altri italiani  ha  “investito tempo, energia e la maggior parte della gioventù considerando – spiega  -  che sono legata a questo Paese da quando avevo 13 anni: quando ho iniziato a viaggiare, studiare la sua lingua e cultura”. Un pensiero va anche ai giovani studenti: “Noi – aggiunge Marilena - siamo la generazione Erasmus: molti dei miei coetanei  hanno vissuto e studiato in più nazioni (io ad esempio prima ero in Spagna). C'è la paura che questa possibilità sia finita, una grave perdita”.  “Non voglio rinunciare ai miei sogni ma qualcosa è cambiato. Tutti noi giovani emigrati abbiamo ricevuto un messaggio chiaro da questo referendum: il Regno Unito ci ha detto ‘hai avuto abbastanza da noi’. Ora – conclude  la giovane project manager - mi vedrò costretto a richiedere una carta di residenza permanente e mi auguro di guadagnare abbastanza per ottenere la cittadinanza. Forse per un po’ sarò costretta a lasciare il settore che mi sta molto a cuore”.  “Sono delusa e scioccata” dice invece Rosalba che a Londra insegna : “Sono preoccupata per il futuro, per il senso di incertezza che oggi qui  domina. Gli inglesi non sono xenofobi come sono stati descritti ma è emersa una chiara volontà di controllare chi entra nel Paese. Io – conclude - ho sempre lavorato in un ambiente inglese dove ero l'unica straniera e mi sono sempre trovata bene. Ora non possiamo fare altro che aspettare e vedere cosa succederà. Speriamo bene”. (PO / red – 27 giu)

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