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MATTARELLA: SU REFERENDUM DISCUSSIONI SURREALI COME I POKEMON

MATTARELLA: SU REFERENDUM DISCUSSIONI SURREALI COME I POKEMON

I Pokemon sono entrati al Quirinale. O meglio, il gioco del momento è entrato in un discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi – nel corso dell’intervento in occasione della cerimonia del Ventaglio – l’ha citato in relazione al referendum. “In queste settimane, talvolta, a proposito della data e del cosiddetto spacchettamento, mi è parso di assistere a discussioni un po' surreali, quasi sulla scia della caccia ai Pokemon – afferma il capo dello Stato -. Si è detto che vi sarebbe stato uno spostamento della data di celebrazione del Referendum. Qualcuno ha anche invitato perentoriamente a comunicarne la data. La data del referendum non è stabilita per il semplice fatto che non è ancora possibile farlo. La procedura del referendum è regolata dalla legge e l'iter per la fissazione della sua data può essere avviato soltanto dopo che la Corte di Cassazione avrà comunicato quali sono le richieste ammesse a referendum. La Cassazione, che ha il compito di valutare la loro regolarità, secondo la legge, ha tempo fino al 15 agosto per comunicarlo. Fino a quando non vi sarà questa comunicazione la procedura per fissare la data non può partire. Si è parlato – continua Mattarella - anche di discussioni tra le forze politiche su uno ‘spacchettamento’ della domanda referendaria. Va forse chiarito che, a quel riguardo, le forze politiche non avrebbero avuto alcun potere né possibilità di discuterne, così come non ne avrebbe avuto il Capo dello Stato. Infatti, a fronte di una richiesta, laddove vi fosse stata, soltanto la Corte di Cassazione avrebbe potuto decidere sulla formulazione dei quesiti; e rigorosamente in base a valutazioni giuridiche, non a considerazioni politiche”.

TERRORISMO. Il discorso di Mattarella si è aperto sul tema della minaccia terroristica, con il capo dello Stato che ha parlato di un “periodo, questo, che, non molti giorni fa, Padre Jacques Hamel, trucidato ieri nella sua chiesa, aveva definito ‘Un tempo per essere rispettosi degli altri, chiunque essi siano’, parole che sottolineano, meglio di qualunque altra cosa, l'enormità del crimine”. “In queste ultime settimane – ha aggiunto Mattarella - abbiamo attraversato eventi tristi per il nostro Paese. Dalla strage di Dacca alla sciagura ferroviaria in Puglia, alla strage di Nizza: tanti nostri concittadini hanno perso la vita o sono ancora alle prese con le conseguenze di quegli eventi. Si aggiunge a tutto questo ancora l'attesa di giustizia per la barbara uccisione di Giulio Regeni. Il pensiero corre anche ad altri luoghi, alla recente strage di Kabul, a Istanbul, a Orlando, ai tanti attentati in Iraq, alle vittime negli ospedali della Siria, alla strage di disabili in Giappone. Nessun luogo è ormai lontano e in nessun luogo la violenza può essere considerata normale. Per concentrare la nostra attenzione sull'Europa siamo costretti a ripercorrere un itinerario di crimini che va da Utoya a Charlie Hebdo, dal Bataclan al pilota tedesco suicida con centocinquanta vittime, dall'aeroporto di Bruxelles all'assassinio della deputata inglese Jo Cox, dalla strage di Nizza a quella di Monaco e ancora, ad Ansbach, a Saint-Etienne-du-Rouvray”. Il capo dello Stato sottolinea poi che “la diversità delle cause di stragi e crimini accresce l'allarme. Sembra davvero che il demone della violenza si sia nuovamente diffuso in Europa”, e “le istituzioni e le società europee sono in affanno. I legami di solidarietà, a livello sovranazionale e sul piano interno, si allentano e sembrano sfilacciarsi, a causa della paura e del disorientamento che, in questo modo, si accrescono e vengono alimentati”. “Si rischia di entrare in una nuova età dell'ansia” è l’avvertimento lanciato da Mattarella, il quale aggiunge che “quel che dobbiamo impedire è che la paura ci vinca”. Il presidente della Repubblica ricorda l’esempio del “giovane studente bengalese, Faraaz Hossein, musulmano, che, a Dacca, ha rifiutato la possibilità, offertagli, di lasciare il ristorante preda dei terroristi e ha preferito restare con le sue colleghe, morendo per difenderle. Si è sentito responsabile rispetto alle sue amiche e colleghe e ha rifiutato la paura. Lo possiamo definire, a buon titolo, un eroe dei nostri tempi. Non si tratta di casi individuali: al contrario si tratta di scelte di umanità, di civiltà, le sole che possono prevalere sulla cultura dell'egoismo, dell'intolleranza, della violenza”.

AI MEDIA. Da Mattarella – che ha ricordato le parole della giornalista di Sky Letizia Leviti scomparsa qualche giorno fa, “abbiamo un debito con i telespettatori: dobbiamo dirgli la verità” – un appello ai media: “Il sacrosanto e irrinunziabile diritto di cronaca e il dovere di informare ¬ - anch'esso sacrosanto e irrinunziabile -, non sono e non possono essere, naturalmente, posti in discussione. Forse sarebbe opportuno, peraltro, ricercare il punto di equilibrio con l'esigenza di evitare che la ripetitività fuor di misura di immagini di violenza possa provocare comportamenti emulativi. Quegli stessi comportamenti che il web, pur tra tanti benefici, talvolta sembra suggerire, offrendo una platea sterminata ai predicatori di odio”.

TURCHIA. Infine, il capo dello Stato ha parlato della situazione in Turchia, augurandosi “al più presto un pieno ritorno alla normalità, specie per ciò che riguarda funzioni essenziali per il funzionamento di ogni democrazia, come quelle della giustizia, dell'insegnamento universitario e scolastico, della libera stampa”.

(Red – 27 lug)

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