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Dall’Africa in arrivo
una bomba demografica

Dall’Africa in arrivo <br> una bomba demografica

di Paolo Pagliaro

(20 settembre 2016) Sarà centrale "avere una strategia per l'Africa", ha detto Renzi a New York parlando dell’Italia e dell’emergenza immigrazione. Vero.

In Africa, e in particolare nell’Africa subsahariana, le difficoltà politiche, economiche e sociali si sommano a una dinamica demografica di straordinaria crescita. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, da qui al 2050 la popolazione di questa parte del mondo è destinata ad aumentare di un miliardo e 160 milioni, passando dai 960 milioni attuali ai 2 miliardi e 120 milioni di metà secolo. Un aumento eccezionale, che riguarderà 658 milioni di persone in età lavorativa, cioè la parte più direttamente coinvolta nei flussi migratori.

Il rischio che l’Europa, con l’Italia in prima fila, possano essere squassate dalla bomba demografica africana è molto alto.

Il tema degli aiuti economici ai paesi africani per frenare le migrazioni era già emerso durante il vertice europeo di La Valletta del novembre 2015; allora si era parlato di un possibile fondo di circa 2 miliardi di euro. Successivamente, nel vertice economico di Davos del gennaio di quest’anno, la questione era stata riproposta da Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, che aveva parlato di “piano Marshall per l’Africa”.

Poi - di fronte al massiccio flusso di profughi siriani attraverso il mare Egeo - si era preferito dirottare le risorse verso la Turchia, accantonando il dossier africano.

Che però l’Italia ha chiesto di riaprire presentando il cosiddetto “Migration compact”, con una serie di progetti di investimento in Africa a carico del budget comunitario. L’intenzione sarebbe quella di replicare l’accordo con la Turchia. O di riprodurre, in grande, quanto pattuito tra Israele e il Rwanda, che in cambio di aiuti economici, accoglie i profughi africani presenti nei campi di accoglienza israeliani. Ma perché il piano italiano si realizzi occorrono soldi che l’Italia non ha e occorre soprattutto che il principale interlocutore in Africa, la Libia, abbia un governo con cui trattare.

(© 9Colonne - citare la fonte)