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Politica economica
l’ottimismo al potere

Politica economica <br> l’ottimismo al potere

di Paolo Pagliaro

(21 settembre 2016) Negli ultimi sei anni tutte le previsioni governative di crescita del Pil si sono rivelate infondate. Dal 2011 ad oggi, i governi, in sede di predisposizione del Documento di Economia e Finanza hanno sempre sbagliato le loro previsioni, sovrastimandole per cifre che vanno dallo 0,3% di quest’anno al 4,1 del 2012.

L’eccesso di ottimismo è peraltro una costante nella programmazione economica di Palazzo Chigi: negli ultimi 15 anni, solo in tre casi (i due anni di Prodi e il Berlusconi del 2010) le previsioni del governo si sono rivelate esatte.

Nella sequenza di errori ricostruita dal centro studi ImpresaLavoro colpisce in particolar modo il fatto che, anche durante i periodi di crisi, nessun documento di programmazione economica abbia mai previsto una crescita negativa, che purtroppo, invece, si è verificata in 5 anni su 15.

Ci si chiede come sia possibile che i governi distorcano sistematicamente verso l’alto le stime di crescita per l’anno successivo.

Forse perché l’ottimismo è il profumo della vita, come sosteneva Tonino Guerra. Forse perché promettendo un futuro radioso è più probabile avere consenso politico nel presente.

O forse perché previsioni di crescita più alta dell’economia danno maggiori margini di spesa e di gestione del debito pubblico, e quindi di manovra politica nei rapporti sia con i partner europei, sia con l’opinione pubblica interna. Questa è la spiegazione suggerita dall’economista Raffaele Zenti, e sembra la più verosimile.

(© 9Colonne - citare la fonte)