Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Se il riformatore
getta la spugna…

Se il riformatore <br> getta la spugna…

di Paolo Pagliaro

(29 settembre 2016) Due tecnici di alto livello, Carlo Cottarelli e Roberto Perotti, incaricati dai governi Letta e Renzi, di studiare i conti dello Stato e indicare i tagli di spese e sprechi, non hanno raggiunto lo scopo per cui erano stati nominati rispettivamente commissario per la spending review e consigliere economico del presidente del Consiglio. Vittime entrambi del primato della politica e indotti alle dimissioni - il primo appena Renzi è subentrato a Letta, il secondo pochi mesi fa - non ci hanno lasciato alcun taglio ma due ottimi libri (“Il macigno” e “Status quo”, Feltrinelli editore) in cui ci spiegano “perché siamo schiavi del debito” e “perché in Italia è così difficile cambiare le cose”.

Cottarelli – che è tornato al Fondo Monetario Internazionale – ci ricorda che troppo debito pubblico fa male e noi ne abbiamo troppo, che non ci sono scorciatoie per abbatterlo e che l’unico modo per rimuovere il macigno è combinare una moderata austerità fiscale con riforme che innalzino il tasso di crescita del Pil.

Perotti elenca le riforme non fatte o fatte male, dalla mancata riduzione dei costi della politica alle improvvisazioni della cosiddetta buona scuola, dalla non riforma della Rai all’inesistente contabilità dei sussidi alle imprese.

E ne conclude che per fare scelte ponderate sarebbe stato necessario sporcarsi le mani con i dati, informarsi sulle esperienze degli altri paesi, studiare le alternative dal punto vista del cittadino utente, cosa molto più difficile che basarsi sui colloqui con i lobbysti, i sindacalisti, gli imprenditori o i fautori dello status quo. Per questo Perotti ha lasciato Palazzo Chigi ed è tornato alla Bocconi, lasciando alla politica e al suo primato il compito di gestire un debito pubblico che ha raggiunto la cifra record di 2.255 miliardi di euro.

(© 9Colonne - citare la fonte)