Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2016 / FOCUS E INTERVENTI

MIGRANTES: QUASI 5 MILIONI GLI ITALIANI ALL’ESTERO, +54,9% IN DIECI ANNI


Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9% passando da poco più di 3 milioni di iscritti all’AIRE a oltre 4,8 milioni. Al 1° gennaio del 2016 sono 4.811.163 i cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE). L’aumento, in valore assoluto, rispetto al 2015 è di174.516 iscrizioni (+3,8% di crescita). La maggior parte delle iscrizioni sono per espatrio (oltre 2,5milioni) e per nascita (1.888.223). Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma. Pur restando indiscutibilmente primaria l’origine meridionale dei flussi, si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord del Paese. Ciò consegue dal fatto che, negli ultimi anni, pur restando la Sicilia con 730.189 residenti la prima regione di origine degli italiani residenti all’estero seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Calabria, il confronto tra i dati degli ultimi anni, pone in evidenza una marcata dinamicità delle regioni settentrionali, in particolare della Lombardia e del Veneto. Da gennaio a dicembre 2015, hanno trasferito la loro residenza all’estero per espatrio 107.529. Rispetto all’anno precedente si registrano 6.232 partenze in più (+6,2% di crescita). Il 69,2% (quasi75 mila italiani) si è trasferito nel Vecchio Continente: l’Europa, quindi, si conferma essere l’area continentale maggiormente presa in considerazione dai trasferimenti degli italiani che vanno oltreconfine. La Lombardia, con 20.088 partenze, è la prima regione in valore assoluto seguita dal Veneto(10.374), dalla Sicilia (9.823), dal Lazio (8.436), dal Piemonte (8.199) e dall’Emilia Romagna(7.644).La Germania (16.568) è stata, lungo il corso del 2015, la meta preferita dagli italiani andati oltreconfine: a seguire, con una minima differenza, il Regno Unito (16.503) e poi, più distaccate la Svizzera(11.441) e la Francia (10.728).Su 107.529 espatriati nell’anno 2015, i maschi sono oltre 60 mila (56,1%). L’analisi per classi di età mostra che la fascia 18-34 anni e la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni (25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni(di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni).


MIGRANTES: IL 69% SCEGLIE L’EUROPA, AMERICA DEL SUD IN RIDUZIONE (-14,9%)


Sono 107.529 gli italiani che nell’ultimo anno si sono trasferiti all’estero e rispetto al 2015 si registrano 6.232 partenze in più. Il 69,2% (quasi 75 mila italiani) si è trasferito nel Vecchio Continente: l’Europa, quindi, si conferma essere l’area continentale maggiormente presa in considerazione dai trasferimenti degli italiani che vanno oltre confine. In brusca riduzione, invece, l’America meridionale (-14,9% di variazione in un anno ovvero più -2.254 italiani in meno nell’ultimo anno). Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma. Stabile l’America centro-settentrionale e solo 352 connazionali in più in un anno per le altre aree continentali contemplate dall’AIRE (Asia, Africa, Australia, Oceania, Antartide). Da gennaio a dicembre 2015, gli italiani sono andati in 199 paesi differenti partendo da 110 province italiane diverse. La Lombardia, con 20.088 partenze, e la prima regione in valore assoluto seguita da una importante novita ovvero il balzo in avanti del Veneto (10.374) che fa scendere la Sicilia (9.823) alla terza posizione – era la seconda nel 2015 – seguita dal Lazio (8.436), dal Piemonte (8.199) e dall’Emilia Romagna (7.644).


MIGRANTES: IN EUROPA OLTRE LA META’ DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO


A livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani (+2,5 milioni) risiede in Europa (53,8%) mentre oltre 1,9 milioni vive in America (40,6%) soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). In valore assoluto, le variazioni più consistenti si registrano, rispettivamente, in Argentina (+28.982), in Brasile (+20.427), nel Regno Unito (+18.706), in Germania (+18.674), in Svizzera (+14.496), in Francia (+11.358), negli Stati Uniti (+6.683) e in Spagna (+6.520). Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma.


MIGRANTES: L’EMIGRAZIONE ITALIANA TARGATA SUD


Il 50,8% dei cittadini italiani iscritti all’AIRE è di origine meridionale (Sud: 1.602.196 e Isole: 842.850), il 33,8% è di origine settentrionale (Nord Ovest: 817.412 e Nord Est: 806.613) e, infine, il 15,4% è originario del Centro Italia (742.092). Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma. A livello regionale le percentuali più incisive riguardano la Lombardia (+6,5%), la Valle d’Aosta (+6,3%), l’Emilia Romagna (+6,0%) e il Veneto (+5,7%). A livello provinciale torna il protagonismo del Meridione. Tra i primi dieci territori provinciali, infatti, sette sono del Sud Italia. Ad esclusione della Provincia di Roma, in prima posizione, seguono infatti Cosenza, Agrigento, Salerno, Napoli, Milano, Catania, Palermo, Treviso e Torino. L’analisi comunale comunica quanto sia doveroso indagare sempre più approfonditamente il territorio poiché accanto a grandi aree urbane – si prenda il caso di Roma al primo posto con oltre 301 mila iscritti e una incidenza del 10,5% – vi sono territori dalle dimensioni molto più ridotte ma dalle incidenze molto più elevate. Tre esempi, tutti siciliani e più specificatamente agrigentini, estratti dalla graduatoria dei primi 25 comuni per numero di iscritti all’AIRE nello stesso comune sono: Licata (15.903 residenti all’AIRE e un’incidenza del 42,1%); Palma di Montechiaro (10.653 residenti e 45,7%) e Favara (10.208 e 31,3%).


MIGRANTES, AUMENTANO I PENSIONATI ITALIANI ALL’ESTERO


Come per i giovani, anche per gli anziani la decisione di emigrare è in crescita e sono sempre più numerosi coloro che preferiscono trascorrere la pensione all’estero. Il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, presentato il 6 ottobre a Roma, si occupa di studiare il fenomeno già da qualche anno ma in questa edizione, grazie al contributo dell’INPS, è stato possibile conoscere nel dettaglio non solo il trend delle pensioni pagate all’estero ma anche le mete preferite dai pensionati italiani e stranieri emigrati nel 2015 per genere e gestione previdenziale. In 13 anni, dal 2003 al 2015, il numero delle pensioni legate alla vecchiaia complessivamente liquidate in un anno – sia quelle pagate in Italia che quelle pagate all’estero – è quasi dimezzato, passando dalle 494 mila circa del 2003 alle 286 mila dell’anno scorso, come conseguenza delle ripetute riforme che hanno aumentato i requisiti pensionistici portando l’età media al momento del pensionamento da 59,7 anni del 2003 ai 62,7 del 2015. Ciò ha comportato, nell’ultimo quinquennio, un decremento di circa l’11,8% del numero complessivo delle pensioni in pagamento, comprese quelle che vengono pagate all’estero. Pensioni pagate all’estero nelle diverse aree continentali. Sia pure in presenza di comunità di beneficiari INPS più contenute, si segnala l’aumento di pagamenti in Spagna (+22,0%) e, in misura nettamente più elevata, in Polonia (+105,2%), in Romania (+152,8%), in Bulgaria (+223,6%) e in Ucraina (+307,0%). Tra quelli che invece hanno ricominciato ad avere un incremento nel 2015 rispetto all’anno precedente, si segnalano la Grecia (+29,1%), la Gran Bretagna (+23,8%), l’Austria (+2,4%), l’Olanda (+1,1%) e la Croazia (+0,4%). Infine, tra i paesi che hanno un costante trend negativo, si annoverano la Francia (-16,7%), con un calo di oltre 9.300 presenze), il Belgio (-13,6%) e la Svizzera (-1,3%). Pensionati italiani e stranieri emigrati nel 2015 Il numero dei pensionati non italiani è generalmente più contenuto, con l’eccezione dei paesi dell’Europa dell’Est (Romania, Polonia, Slovenia, Croazia e Ucraina), dove il numero dei pensionati stranieri è maggiore rispetto a quello degli italiani (se si considerano le sole donne, l’elenco si amplia con Brasile e Bulgaria). 18 Rapporto Italiani nel Mondo 2016 Le mete preferite dai pensionati italiani e stranieri per genere e gestione previdenziale.


MIGRANTES: L’EMIGRAZIONE ITALIANA SEMPRE PIU’ ROSA


Le donne italiane residenti all’estero all’1 gennaio 2016 sono 2.312.309, il 48,1% a livello nazionale (+84.345 unità rispetto al 2015). I Paesi che nel mondo accolgono le comunità femminili più numerose sono, nell’ordine, Argentina, Germania, Svizzera, Francia e Brasile. Vi sono però 35 nazioni nel mondo in cui il numero delle donne italiane supera quello degli uomini. Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma. In particolare si segnalano l’Argentina (la cui differenza a favore delle donne è di 36.487 unità), l’Uruguay (3.637), il Cile (1.628), il Perù (947), la Grecia (922) e la Croazia (740). I minori sono 724.897 (15,1%) mentre gli anziani, over 65enni, sono 971.152 ovvero il 20,2% sul totale degli iscritti all’AIRE. Su 107.529 espatriati nell’anno 2015, i maschi sono oltre 60 mila (56,1%). L’analisi per classi di età mostra che la fascia 18-34 anni è la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni (25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di età sono in aumento rispetto allo scorso anno tranne gli over 65 anni (erano 7.205 nel 2014 sono 6.572 nel 2015). Oltre alla riduzione degli italiani che si allontanano dall’Italia in tarda età occorre sottolineare la loro specificità di genere: se per tutte le altre classi di età, infatti, prevalgono i maschi, in questo caso – complice probabilmente la superiore aspettativa di vita femminile – le donne, soprattutto di età superiore agli 85 anni, sono il 62,6% rispetto ai maschi loro coetanei. Si tratta, probabilmente, di donne che, dopo un periodo di emigrazione vissuto all’estero con i mariti e un rientro in Italia dopo la pensione, rimaste sole alla morte del coniuge, raggiungono i figli e i nipoti nati, cresciuti e pienamente inseriti fuori dei confini nazionali. Il 60,2% di chi è andato all’estero nel 2015 è celibe o nubile, il 33,0% è coniugato.


MIGRANTES: CRESCE L’EMIGRAZIONE DAL NORD ITALIA


Le regioni per le quali è più importante il flusso migratorio di cittadini italiani verso l’estero sono la Lombardia (17.690, pari al 19,9% del totale delle cancellazioni), la Sicilia (9.102 pari al 10,2%), il Veneto (7.903, pari al 8,9%), il Lazio (7.851 pari al 8,8%) e il Piemonte (6.237 pari al 7,0%). Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma. Appare significativo l’aumento, in termini assoluti e percentuali, della quota di cancellazioni per l’estero di residenti in Sicilia sul totale degli espatri (il valore percentuale passa, infatti, da 8,6% nel 2013 a 10,2% nel 2014, a fronte di un aumento in termini assoluti di oltre 2 mila individui). La quota più elevata di donne che espatria si attesta tra il 45,5% e si registra a Trento, Bolzano/Bozen, seguita dal 44,2% nel Lazio, la più bassa in Puglia (40,0%). Le prime cinque province di cancellazione sono Milano, Roma, Torino, Napoli e Palermo le quali, nel complesso, rappresentano circa il 25% delle migrazioni in uscita. Da segnalare il balzo in graduatoria della città di Palermo, passata da 1.582 espatri nel 2013 a 3.028 nel 2014, con un peso percentuale sul totale espatri, variato da 1,9% a 3,4%. Osservando i cittadini iscritti dall’estero, tornati in Italia nel 2014, risulta che sono anch’essi prevalentemente uomini (55,5%), hanno un’età mediana più elevata degli espatriati e compresa per il totale nella classe 35-39 anni (37 anni per gli uomini e 34 anni per le donne), sono per la maggior parte celibi/nubili (55,6%) e hanno un titolo di studio basso. Il 28,4% dei cittadini italiani rimpatriati ha oltre 50 anni, percentuale che sale a 30,5 se si considerano i soli uomini; tale dato risulta in diminuzione se si confronta con quello del 2013, anno per il quale gli uomini ultracinquantenni rientrati in Italia rappresentavano il 32,9% del totale. I rientri avvengono principalmente verso la Lombardia (5.102 pari al 17,4% del totale delle iscrizioni), la Toscana (3.392 pari all’11,6), il Lazio (2.756 pari al 9,4%), la Sicilia (2.328 pari all’8,0%), il Veneto (2.029 pari al 6,9%). Le regioni per le quali è più elevata la percentuale di donne, rispetto agli uomini, che effettuano iscrizioni anagrafiche dall’estero sono la Toscana (48,3%), le province autonome di Bolzano-Bozen e Trento (circa il 48%), la Valle d’Aosta (46,6%), il Friuli Venezia Giulia (46,0%); la più bassa percentuale si registra, invece, in Basilicata (34,3%). A livello provinciale, i rimpatri avvengono principalmente verso Firenze, Roma, Milano, Torino, Napoli (per un totale del 27,9%).


MIGRANTES: EMIGRARE PER FORMAZIONE E LAVORO


Gli italiani, giovani e meno giovani, guardano sempre più all’estero per soddisfare i propri desideri lavorativi, in particolare in Europa. Molti iniziano a conoscere le opportunità che il mercato del lavoro internazionale offre già durante gli anni della laurea mentre altri decidono di emigrare dopo essersi formati completamente in Italia sia perché non trovano offerte di lavoro che possano soddisfare le loro aspettative sia perché convinti che un periodo di studio e/o lavoro all’estero possa migliorare la loro situazione. Lo si legge nel rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 6 ottobre a Roma. In questo senso il programma Erasmus Plus è un valido progetto offerto dall’Unione Europea che finanzia vari tipi di mobilità per formazione e lavoro – quella degli insegnanti, dei professionisti di impresa, degli studenti e docenti universitari e dei formatori di corsi per adulti, oltre ovviamente dei giovani – a cui gli italiani partecipano ogni anno in misura crescente. Gli studenti universitari Secondo i dati riportati dall’UNESCO sono 47.998 gli studenti universitari italiani iscritti negli atenei stranieri nel 2013. Studenti universitari italiani iscritti in atenei stranieri. Tenendo conto di tutti i tipi di mobilità finanziati dal progetto Erasmus plus, il numero di cittadini italiani che ne hanno usufruito nel 2014 è stato estremamente elevato: 57.832 persone. A giugno, l’INDIRE, agenzia italiana incaricata di gestire il programma Erasmus plus, ha pubblicato un dettagliato rapporto sui risultati dell’Azione chiave KA1 – mobilità individuale, esaminando gli effetti del programma sull’istruzione scolastica, l’istruzione superiore e l’educazione degli adulti. Anche nel caso italiano, come per tutta Europa, la mobilità a breve termine per studio nell’ambito del progetto Erasmus plus mostra nel 2014 un aumento rispetto a quella nel quadro del progetto Erasmus dell’anno 2013. Infatti, sul programma Erasmus plus, hanno usufruito di periodi di studio fino ad un anno 24.830 studenti universitari, con un aumento di più di 2.900 unità rispetto al 2013. Molto più consistente è l’aumento degli universitari italiani che hanno utilizzato il progetto per un periodo di training all’estero: essi sono stati, infatti, 6.529 nel 2014 (erano 786 nel 2013). Ciò è probabilmente legato al consistente aumento del supporto economico offerto agli studenti dal programma Erasmus plus rispetto a quello del programma precedente: nel 2014, il contributo medio agli studenti italiani in mobilità è stato infatti di oltre 1.300 euro, mentre quello medio dell’ultimo anno del programma Erasmus era di solo 272 euro. Per gli apprendisti nelle imprese, la borsa Erasmus plus nel 2014 è stata in media di quasi 3.000 euro. Bisogna anche considerare che nell’attuale periodo di crisi e di forte disoccupazione giovanile, il nuovo progetto, centrato soprattutto sul rapporto tra studio, formazione e lavoro, ha sicuramente una forte attrattiva. La nazione che è stata maggiormente scelta come meta per il soggiorno all’estero dagli universitari italiani è stata la Spagna, con 7.587 presenze per motivi di studio e 1.396 per il tirocinio nelle imprese. Come numero di presenze, seguono la Francia, la Germania, il Regno Unito ed il Portogallo. Interessante è anche analizzare la mobilità degli insegnanti e di altro personale delle scuole primarie e secondarie nell’ambito del programma Erasmus plus. La quasi totalità degli insegnanti (97%) ha utilizzato la mobilità per formazione, di solito tramite corsi strutturati. Tra questi, molti erano corsi di lingua ed in Rapporto Italiani nel Mondo 2016 15 particolare di inglese: le destinazioni più comuni1 sono state infatti il Regno Unito (44%), ma anche gli altri paesi anglofoni partecipanti al programma ovvero l’Irlanda (7%) e Malta (14%). Le altre destinazioni più comuni sono state la Spagna (7,6%) e la Francia (5,3%). Non a caso, inglese, francese e spagnolo sono le uniche lingue straniere, ad eccezione di rari casi, insegnate nelle scuole italiane. Giovani in movimento Restando al tema dei giovani il Rapporto Italiani nel Mondo presenta alcune ricerche, svolte per favorire la comprensione qualitativa del fenomeno.


MIGRANTES, MATTARELLA: I GIOVANI DEVONO POTER TORNARE


Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato a Mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, un messaggio in occasione della presentazione del “Rapporto italiani nel mondo 2016” della Fondazione Migrantes: “La presentazione del ‘Rapporto italiani nel mondo 2016’ è occasione gradita per rivolgere un saluto e un incoraggiamento all'attività della Fondazione Migrantes, da anni impegnata a fianco degli italiani che emigrano e dei migranti che giungono nel nostro Paese per aiutarli ad affrontare i numerosi problemi quotidiani e per favorire, in questo modo, la convivenza e l'integrazione sociale. Il quadro che emerge dal lavoro dei ricercatori – sottolinea Mattarella - è di grande interesse e, mentre ci guida, senza pregiudizi, nell'esame del fenomeno, ci spinge a cercare soluzioni che consentano di trarre giovamento dai flussi migratori, eliminando i rischi”. “Il nostro Paese – continua il capo dello Stato - ha una storia antica di emigrazione. Una storia di sofferenze e di speranze. Una storia di riscatto sociale, di straordinarie affermazioni personali e collettive, ma anche di marginalità patite e di lacerazioni. Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d'età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze”. Secondo Mattarella “la mobilità dei giovani italiani verso altri Paesi dell'Europa e del mondo è una grande opportunità, che dobbiamo favorire, e anzi rendere sempre più proficua. Che le porte siano aperte è condizione di sviluppo, di cooperazione, di pace, di giustizia. Dobbiamo fare in modo che ci sia equilibrio e circolarità. I nostri giovani devono poter andare liberamente all'estero, così come devono poter tornare a lavorare in Italia, se lo desiderano, e riportare nella nostra società le conoscenze e le professionalità maturate”. “I flussi migratori che guardano oggi all'Europa e agli Stati Uniti hanno una portata di durata epocale. Affrontarli con intelligenza e con visione è necessario – dice Mattarella - per costruire un mondo migliore con lo sviluppo dei Paesi di origine. La conoscenza e la cultura hanno un grande compito: aiutarci a vivere il nostro tempo cercando di essere costruttori e artefici di uno sviluppo sostenibile, che ponga al centro il valore della persona umana”. “La nostra cultura, del resto, - conclude il presidente della Repubblica - è anche l'immensa ricchezza che gli italiani, nel tempo, hanno seminato nel mondo, abbellendo e rendendo più prosperi tanti territori nei diversi continenti. E questa cultura è poi tornata, accresciuta, nella nostra comunità”.

MIGRANTES, SCHIAVONE (CGIE): RIFORMARE LA RAPPRESENTANZA ALL’ESTERO


"L' emigrazione è sempre stata un tratto caratterizzante della struttura sociale, economica e culturale del nostro Paese, che ha costruito la propria storia sui percorsi di vita di milioni di cittadini, che hanno popolato e colorato di italianità il mondo intero e che oggi è confrontato con l’aspetto contrario del fenomeno, ovvero l’immigrazione di milioni di cittadini in fuga dai paesi d' origine". Lo ha detto Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio generale degli italiani all' estero, in un messaggio inviato in occasione della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, il 6 ottobre a Roma. "La recente commemorazione della giornata della memoria - ha continuato Schiavone -, che ha riacceso i riflettori su Lampedusa diventata una meta simbolo dei viaggi della speranza, richiama i governi del vecchio continente a trovare soluzioni adeguate per rispondere ai tristi scenari dell' indifferenza e degli egoismi che spingono i paesi più avanzati a erigere i vergognosi muri dei ' Prima noi' contro i frontalieri italiani, come è successo due settimane fa in Svizzera, la settimana scorsa in Ungheria e in primavera nel Regno Unito con il voto della Brexit".Secondo il segretario generale del Cgie "l' incertezza del diritto internazionale emersa con impeto in questi ultimi tempi, causando guerre ed esodi di massa, chiama anche il nostro Paese ad aggiornare con determinazione i diritti di rappresentanza degli italiani all' estero in un contesto normativo nazionale ed europeo". "Le istituzioni italiane di rappresentanza all' estero sono sollecitate a prevenire il futuro - riflette Schiavone - in una prospettiva tesa a rafforzare i diritti di cittadinanza e della rappresentanza costruiti sulla centralità soggettiva degli individui intesi come portatori di valori che concorrono ad arricchire le società d' insediamento e di riflesso il nostro paese di cui sono ambasciatori. Con questo spirito anche il Cgie "si sente investito di responsabilità e saprà dare il proprio contributo alla riforma della rappresentanza tenendo in considerazione le aspettative di quel 7,9 per cento di cittadini italiani residenti all' estero, che nel mese di luglio di quest' anno, attraverso i Comites, le rappresentanze associative e i singoli soggetti, hanno partecipato alla proposta di riforma della rappresentanza di cui si farà promotore lo stesso CGIE nella prossima assemblea plenaria".


MIGRANTES: PEREGO: L’EMIGRAZIONE CONTINUA A CRESCERE, NON SOLO GIOVANI


Il Rapporto Italiani nel mondo "racconta l'emigrazione italiana che continua a crescere. Ci sono 174 mila persone in più che hanno lasciato l'Italia, 117mila i nuovi iscritti all'Aire, è sempre più il nord a partire, Lombardia e Veneto le prime regioni, e le mete di arrivo non sono solo i Paesi europei tradizionali ma anche nuovi come la Spagna. Non sono solo giovani ma famiglie e pensionati". Così mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, il 6 ottobre a Roma.


MIGRANTES, PEREGO: EMIGRAZIONE SEMPRE PIU’ RICCA, NUOVA MOBILITA’


"L'emigrazione si sta arricchendo di figure diverse e la mobilità va interpretata sicuramente a partire dalla crisi economica, che è grave, ma anche da nuove opportunità che la libera circolazione ha offerto ai giovani, pensiamo all'Erasmus che ha fatto scoprire nuove mete come la Spagna". Così mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, il 6 ottobre a Roma. "Ci sono nuovi mondi giovanili che si muovono verso varie mete - spiega Perego - , è una mobilità che non si ferma alla prima meta ma continua a ricercare".


MIGRANTES, PEREGO: USARE I SOCIAL PER ACCOMPAGNARE I GIOVANI ALL’ESTERO


"L'emigrazione, soprattutto quella giovanile, va accompagnata sul piano sociale e politico, anche con strumenti nuovi come i social, dove i nuovi emigrati si raccontano: sono strumenti che devono essere tenuti presente". Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, il 6 ottobre a Roma. Secondo Perego "la rappresentanza politica all'estero deve intercettare questo nuovo mondo, che non ha più esigenze classiche".


MIGRANTES, PEREGO: VALORIZZARE IL VOTO ALL'ESTERO


"L'emigrazione chiede di valorizzare il voto all'estero e la partecipazione politica, cambiare le forme classiche che non stavano accompagnando i nostri giovani e valorizzando la partecipazione a distanza". Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, il 6 ottobre a Roma. Perego, in questo senso, ricorda che al Referendum costituzionale del 4 dicembre "anche gli italiani temporaneamente all'estero potranno votare".


MIGRANTES, PEREGO: L’EMIGRAZIONE E’ UN’OPPORTUNITA’ SE HA RITORNO


"L'emigrazione diventa un'opportunità se questa ricchezza di esperienze dei nostri italiani all'estero ha un ritorno e se la mobilità ci porta altri giovani in Italia che ricambiano e danno un valore aggiunto". Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, il 6 ottobre a Roma.


MIGRANTES, DI TORA: L’EUROPA SI FRANTUMA SULLA SOLIDARIETA’


“Uomini e donne, giovani e anziani in particolare, sono i protagonisti in questo Rapporto 2016 dedicato alla mobilità italiana. Sempre di più, infatti, a partire sono anche famiglie; i numeri dei minori sono sempre più significativi come significative sono le storie che ci giungono dai pensionati per i quali la Fondazione Migrantes sta conducendo una indagine ad hoc che sarà presentata il prossimo anno”. Lo ha detto il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, intervenendo alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo, il 6 ottobre a Roma. Per Di Tora “l’Europa tutta, e quella unita in particolare, costruita con passione e intelligenza politica e per la quale tanto si è lavorato, si sta frantumando sulla solidarietà e dimostra che il cammino di unione realizzato in questi anni aveva a fondamento prioritariamente l’economia e non la giustizia sociale”. Di Tora ha poi aggiunto: “Ritornano gli individualismi, i nazionalismi; ritorna la paura dell’incontro, dimostrazioni di un’Europa che non riesce a fare un passo in avanti in termini di umanità e civiltà. E i poveri, i migranti rischiano di essere le prime vittime di queste nuove chiusure, più che le cause”. “Anche per sottolineare la difficile realtà dei nostri migranti che continuiamo a studiare la mobilità, legandola all’Europa, all’Italia e quindi a noi stessi alla nostra storia e alla nostra identità. E ogni anno scopriamo cose diverse del passato e si manifestano aspetti nuovi del presente” ha aggiunto Di Tora. “Non serve una lettura fine a se stessa. Questa – ha continuato il presidente della Migrantes - deve diventare dialogo e proiettarsi dal pensare al fare. Un libro è uno strumento culturale che deve suscitare riflessione. L’invito alla lettura è un invito a farsi delle domande, a stimolare dibattito, proiettandoci nella mobilità nelle diverse direzioni: dall’Italia all’estero, di chi oggi parte dai nostri comuni e verso l’Italia, di chi oggi sbarca sulle nostre coste, cerca di superare i muri ostili innalzati per difesa della propria identità, proviene da tutti i Paesi del mondo, parla italiano, inglese o swahili, prega Dio o Allah o Budda”.


MIGRANTES, CASINI: I MURI NON SONO LA SOLUZIONE, IL PROBLEMA E’ GLOBALE


"I muri non risolvono" il problema dei flussi migratori "perché è un problema planetario"; la soluzione di un muro quindi "non solo è razzista ma anche stupida". Lo ha detto Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, intervenendo alla presentazione, il 6 ottobre a Roma, del Rapporto Italiani nel mondo, curato dalla Fondazione Migrantes. "Non è un problema italiano ma globale, - ha proseguito Casini - acuito dal fatto che stanno saltando gli equilibri disegnati dopo la seconda guerra mondiale". Secondo il presidente della Commissione Esteri del Senato "dobbiamo, e questo rapporto ci aiuta a farlo, ipotizzare cosa significa lo scambio di flussi tra chi viene e chi va, come organizzare la società e l'accoglienza delle persone per farla diventare un'opportunità e non un problema".

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