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direttore Paolo Pagliaro

Docili a Bruxelles
combattivi a Roma

di Paolo Pagliaro

(14 ottobre 2016) Nelle prossime ore il governo invierà a Bruxelles il Documento Programmatico di Bilancio 2017. La Commissione europea avrà due settimane per valutare se i nostri conti sono conformi alle regole del Patto di Stabilità e Crescita. Secondo molti osservatori l’Italia ha buone probabilità di portare a casa un risultato positivo, anche se un disavanzo nominale più elevato e un debito ancora in crescita sarebbero sufficienti a far scattare la procedura d’infrazione.
Così come fece in passato con Spagna e Portogallo, la Commissione verosimilmente accorderà anche a noi del tempo ulteriore per rimettere le finanze pubbliche su un percorso sostenibile. E lo farà perché – come scrive l’economista Veronica De Romanis - nell’incertezza che caratterizza il contesto politico internazionale prevarrà un’interpretazione più politica e meno burocratica del Patto di Stabilità.
Una certa benevolenza da parte da parte della Commissione l’Italia se l’è peraltro meritata. Ha rivelato Beda Romano, corrispondente del Sole 24 Ore da Bruxelles, che con la Lituania e la Lettonia l’Italia è l’unico Paese europeo che negli ultimi due anni non ha mai votato contro una decisione del Consiglio dell’Unione. Secondo i dati riferiti da Romano, tra il 1 luglio 2014 e il 31 maggio 2016 nelle sedute del Consiglio l’Italia ha votato sì 148 volte su 148 scrutini. Non ha mai votato no, né mai si è astenuta. La Germania ha votato contro o si è astenuta 5 volte, l’Olanda 12, anche l’Austria ha votato contro 5 volte, e si è astenuta 4 volte. Quel “frenetico immobilismo” dell’Europa di cui ha parlato Renzi, ha potuto dunque giovarsi di un rilevante contributo italiano. 

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