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direttore Paolo Pagliaro

Confessioni
di un revisionista

Confessioni <br> di un revisionista

di Paolo Pagliaro

(31 ottobre 2016) Quando, come molti ragazzi della sua generazione (e di quelle successive), non sapeva immaginare che pure gli “altri” potessero avere dalla loro qualche ragione, Ernesto Galli della Loggia era un oltranzista di sinistra. Poi si iscrisse al partito socialista, si riconobbe nella cultura liberaldemocratica e – nel suo lavoro di storico e di polemista – si fregiò del titolo di revisionista.

Titolo di merito, naturalmente, per un intellettuale che rivendica il diritto di tradire, dove per tradimento lui intende la mobilità delle idee, il variare delle opinioni e il mutare dei propositi.

Tradire è parte del trittico di infiniti presenti che - insieme a credere e vivere - dà il titolo al libro di Galli della Loggia, pubblicato dal Mulino. Non è più tempo di obbedire né di combattere, sembra dirci l’autore, che pure negli ultimi decenni ha combattuto aspramente contro la sinistra comunista, accusata di aver impedito il cambiamento del Paese divulgando – citiamo – “una storia mitologica priva di riscontri e tramandata grazie al caloroso sostegno della classe intellettuale. Un paese che credeva di essere il laboratorio di chissà quale futuro ed era invece solo una fabbrica di parole”.

Galli della Loggia pensa che la parte essenziale del lavoro storico non sia la ricerca di nuovi documenti ma l’interpretazione di quelli che si conoscono. Si tratterebbe dunque di ordinare il già noto in una prospettiva diversa da quella corrente. Non è accademico ma politico il bersaglio, come i suoi lettori del Corriere ben sanno.

Convinto che la corruzione sia un fatto sistemico e in sostanza impersonale, Galli della Loggia ritiene che la questione morale – così come fu sollevata da Berlinguer - non abbia giovato all’evoluzione della democrazia italiana. E’ anche questa una tesi che andrebbe approfondita in un paese in cui vince le elezioni un partito che non promette benessere ma onestà.

(© 9Colonne - citare la fonte)