Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

REFERENDUM: STRAVINCE IL NO, MA NON ALL'ESTERO

Al Referendum costituzionale del 4 dicembre stravince il No in Italia ma non all'estero, dove al contrario è il Sì a farla da padrone assoluto, con il 64,7% delle preferenze (contro il 35,3% del No). Alla fine il risultato del referendum istituzionale (Italia ed estero) ha invece fatto registrare la sconfitta del Sì con il 40,8% contro il 59,1% a favore del No. Restando al voto espresso dai nostri connazionali all' estero, a favore della riforma Boschi sono andati 722.672 voti mentre il No si è fermato a 394.253. Complessivamente, nelle quattro ripartizioni (Europa, America settentrionale e centrale, America meridionale e Africa Asia Oceania Antartide) gli elettori erano 4.052.341. Va detto che al contrario che in Italia, la partecipazione al voto ha fatto registrare livelli decisamente più bassi: si è infatti espresso poco più di 30% dell'elettorato contro il 68,48% dell'Italia. Nella penisola il No ha vinto ovunque, da Nord a Sud, con l’eccezione di due regioni (Toscana ed Emilia-Romagna) e una provincia autonoma (Bolzano). Soprattutto al Sud e nelle isole, il divario tra i pro e i contro la riforma costituzionale è stato netto; per fare qualche esempio, il no ha vinto con il 70,6% a Caltanissetta, il 71% a Nuoro, il 72,2% a Palermo e Siracusa, il 73% a Cagliari e Oristano, addirittura con il 74% a Catania. in Calabria, Puglia e Basilicata si attestano mediamente sul 70% mentre Napoli ha premiato il No con 68,3%. Per quanto riguarda il Sì, i fan della riforma costituzionale si sono tolti qualche soddisfazione, come detto, solo in Toscana ed Emilia-Romagna, nonché in provincia di Bolzano. Da segnalare anche la vittoria del Sì a Milano con il 51,1% dei voti (a livello provinciale però il No si è imposto con il 52,62%). A Firenze, i Sì sono stati il 56,3% (e si è imposto anche nei comuni di Siena con il 55,5%, Arezzo 50,8%, Prato 55,3 %, Pistoia 52,9 %). Sì in testa anche a Bologna con il 52,2% (vince pure a Reggio 51,8%, Modena 55,8%, Ravenna 50,9% e Forlì 53,6%), mentre nella provincia di Bolzano ha ottenuto il 63,9% (ma non in città, dove ha preso il 49,9%). Per quanto riguarda le altre grandi città, a Roma il No si è imposto con il 59,4%, a Torino con il 53,6%, a Genova con il 59%. Nel Nord-Est, in media, il No ha toccato e superato spesso la soglia del 60%. Per quanto riguarda le principali città dell'area, il No ha vinto a Padova 52,9 %, Verona 54,3 %, Venezia 59,1 %, Vicenza 56,5 %.

MARINO (PD): RICOMPORRE LE FRATTURE E RICOSTRUIRE IL PARTITO

Nel day after il Referendum costituzionale, tra crisi di governo e probabili scenari futuri, Eugenio Marino, Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo, ci ha spiegato come interpretare il voto estero. “Un’analisi più accurata sarà possibile solo nei prossimi giorni, ma secondo me hanno giocato due fattori: il primo è che all’estero il Pd è riuscito a rimanere molto più unito e a ritrovarsi quasi interamente sul Sì. Il Gruppo dirigente in tutto il mondo, soprattutto dopo la scelta unitaria di Cuperlo, è confluito sul Sì” ha commentato Marino. Che aggiunge: “Il secondo fattore è che all’estero ha pesato maggiormente l’analisi del contesto. All’estero si avverte di più il clima internazionale e ognuno dei nostri connazionali ha pensato maggiormente alla tenuta della sinistra e del Governo in un contesto in cui, in tutto il mondo, si assiste all’avanzata dei populismi. Questo pericolo è stato sentito fin da subito dai nostri connazionali che hanno ragionato sul fatto che un No avrebbe favorito la Destra e soprattutto Grillo. Questo governo si stava battendo con forza contro l’austerity, per un’Europa più politica e con una corretta politica sui migranti: indebolirlo avrebbe significato minare queste politiche”. Per quanto riguarda lo spoglio dei voti e le polemiche sui possibili brogli, Marino assicura: “Ero presente questa notte a Castelnuovo di Porto per lo spoglio e non ho sentito denunce da parte di nessuno. Da quello che ho visto, non ci sono elementi per dire che ci sono stati brogli. Il sistema ha funzionato con le difficoltà di sempre, ma che a ogni tornata diminuiscono, nonostante il clamore dei media. Si è ridotto al minimo il numero degli indirizzi sbagliati grazie a un allineamento maggiore dell’Aire. Si è ridotto al minimo il numero delle schede non consegnate e quello di chi ha richiesto il duplicato”. “Un segno – secondo il Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo - che non c’è stata nessuna irregolarità. Chi parla di brogli lo fa o per utilizzare strumentalmente la situazione o perché non conosce il sistema di voto all’estero. C’è però un terzo motivo, più sottile degli altri due, ed è quello che muove da un obiettivo preciso: abolire la presenza della circoscrizione estero in Parlamento”. Come ha reagito al risultato la comunità italiana all’estero? “C’è un atteggiamento contraddittorio – continua Marino -. Per un verso, c’è un certo entusiasmo per il risultato del voto estero, che si è espresso con forza a favore del Sì e che ha visto il consolidamento del Pd e della sinistra. Dall’altro verso, però, c’è l’amarezza e il dispiacere per il risultato deludente in patria e la situazione di incertezza che esso ha determinato e che desta preoccupazione”. La vittoria del Sì all’estero è sicuramente anche un successo della campagna elettorale del Partito. “Il Comitato Basta un Sì e il Pd si sono spesi da subito nella campagna elettorale – ricorda il dirigente del Pd -. I nostri parlamentari e i circoli hanno portato avanti quotidianamente iniziative sul territorio ovunque: non c’è stata città all’estero dove non ci siano state iniziative per il Sì, anche con la partecipazione di alcuni ministri italiani”. Sull’affluenza, invece, Marino spiega: “Sinceramente mi aspettavo un’affluenza del 30-32% circa, non di più. Nelle settimane e giorni scorsi si parlava di percentuali alte, ma per come conosco il territorio, mi sono detto scettico (da ultimo con Giovanna Casadio di La Repubblica) e ho spiegato che quei dati che circolavano erano troppo ottimistici”. E ora, tra le dimissioni del premier e la crisi di governo, cosa ci dobbiamo aspettare? “Gli scenari che si possono aprire sono diversi, sia a livello parlamentare che nel Partito – è la riflessione di Marino -. Quello che mi auguro è che in questo momento, sia a Sinistra che in Parlamento, si vada verso una maggiore responsabilità di tutti per ricomporre le fratture che si sono acuite durante la campagna elettorale. Si dovrà ricostruire un Pd e un centrosinistra guardando all’interesse comune. Spero che non vivremo una fase di ulteriore divisione, noi abbiamo lavorato per evitare fratture e ridurre le distanze”. “C’è bisogno di unità, in questo momento ancora di più, perché ci ritroveremo sull’onda di questo No, tra l’avanzata della destra di Salvini e quella di Grillo che si stanno, giustamente, intestando la vittoria – conclude il Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo -. E questo, se permette, mi fa molto male perché io non ce la faccio proprio a gioire della sconfitta del mio Partito e del Governo guidato dal mio partito, nonostante i tanti, troppi, errori del mio Segretario”.

PD ESTERO: CONTINUEREMO L’IMPEGNO CON GLI ITALIANI NEL MONDO

“Il giudizio degli elettori sulla riforma costituzionale si è espresso in modo inequivocabile e tutti ne prendiamo atto con rispetto e spirito democratico. Noi siamo stati convinti – e lo siamo ancora – delle ragioni del Sì che erano quelle del rinnovamento istituzionale e politico e della costruzione di un profilo di Paese più dinamico, moderno e competitivo. Il voto, se da un lato cancella il testo di una riforma votata per sei volte dal Parlamento, non rimuove queste esigenze profonde della nostra società e della nostra organizzazione statuale. Continueremo a difenderle nel confronto politico e ad ispirarci ad esse nell’impegno parlamentare. Soprattutto, continueremo il nostro dialogo con i cittadini italiani all’estero sulla comune speranza di un’Italia migliore e diversa”. Così in una nota i deputati del Pd eletti all’estero Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca, Fabio Porta, Alessio Tacconi. “Le dimissioni di Renzi e del Governo, non dovute, sono un atto di dignità politica e di chiarezza – continuano i deputati -. Al di là delle idee che ognuno di noi nutre sulla conduzione politica di questa fase e sul partito, lo ringraziamo sinceramente per il dinamismo che ha saputo imprimere alla vita del Paese, per il rafforzamento della dignità internazionale dell’Italia, per avere avuto il coraggio di scommettere sulla discontinuità e sul rinnovamento, per aver dato al lavoro parlamentare un forte segno riformatore”. Secondo i deputati dem “gli italiani all’estero, in modo altrettanto inequivocabile, hanno risposto Sì alla proposta di riforma e, più ancora, all’idea di un’Italia più moderna e credibile. Lo hanno fatto in tutte le ripartizioni elettorali e in tutti i maggiori Paesi del mondo. Poiché ognuno di noi si è impegnato con tutte le proprie energie e senza ambiguità nel sostenere le ragioni profonde della riforma, soprattutto nei suoi risvolti ideali e istituzionali, li ringraziamo dal profondo del cuore. Assumiamo, anzi, il loro orientamento come un mandato ad andare avanti per cambiare e rafforzare la realtà e il volto di un’Italia che hanno ancora una volta dimostrato di amare”. “Il loro voto è anche una risposta ferma e dignitosa ai sospetti nei quali sono stati coinvolti e alle infamie di cui sono stati oggetto. Senza misura e ritegno. Nessuna di queste infamie ha trovato concreto riscontro, né nelle delicate operazioni di voto né nello scrutinio – affermano Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi -. Chi si permetterà di mettere le mani sui loro diritti di cittadinanza e, in particolare, sul loro diritto primario, quello di voto, da oggi sa che il prezzo che dovrà pagare sarà quello di allontanare e respingere persone, energie, esperienze di straordinario valore, riconosciute e apprezzate in tutto il mondo”. “Una forza di cui l’Italia ha grande bisogno per il suo percorso internazionale e per la sua proiezione globale. A condizione che abbia una classe dirigente, compresa quella che guida e controlla l’informazione, capace di essere all’altezza dei tempi e di avere una visione non provinciale e miope di come un Paese possa camminare in una situazione così tormentata e difficile come quella che stiamo attraversando” concludono i deputati.

PD BRUXELLES: REAGIRE CON URGENZA

“L'esito del referendum costituzionale e le dimissioni di Matteo Renzi aprono una fase di grande incertezza per il nostro Paese e per il Partito Democratico. Vedere le destre d'Europa celebrare la vittoria del NO chiama noi democratici a reagire con urgenza per comprendere le ragioni della sconfitta e per non disperdere il capitale riformista che il PD e il governo Renzi hanno costruito in questi anni”. Così il Pd Bruxelles commenta l’esito del quesito referendario. “D'altra parte, ci preme sottolineare il successo del SI tra gli italiani all'estero, con netta prevalenza anche a Bruxelles e in Belgio. La campagna di questi mesi è stata una straordinaria opportunità di partecipazione e dialogo con le nostre comunità, è da questo impegno, fin da subito, che intendiamo proseguire il nostro lavoro politico sul territorio, per il PD e per l'Europa” conclude il Pd Bruxelles.

PD ARGENTINA: ORA DI NUOVO A LAVORO PER IL BENE DELL’ITALIA

La Segreteria del Partito Democratico di Argentina in una nota ringrazia “tutti gli italiani che hanno votato all'estero per il Referendum del 4 dicembre. È stata una campagna difficile. Il Partito Democratico ha provato di spiegare con diligenza la via delle riforme proposta dal Premier Matteo Renzi. In America Meridionale e in Argentina ci siamo riusciti, in parte”. Il Partito Democratico “ha difeso con convinzione la scelta politica a favore delle riforme per rendere più moderna l'Italia – continua la vota -. Un 72% dei votanti dell'America Meridionale, e circa un 65% dei votanti in Argentina hanno votato per il SÌ. L'Italia è oggi una società aperta e democratica, che in una totale libertà ha fatto una scelta tra le opzioni del Referendum”. Quella di domenica “è stata una giornata storica, sia per la profondità del dibattito politico che per l'enorme affluenza popolare. L´Italia è un paese vivo che difende la salute democratica delle sue istituzioni. Il futuro di un Paese che partecipa e pensa all'indomani non può che essere eccezionale – conclude il Pd Argentina -. Da adesso riprendiamo un lavoro ancora più forte per il bene dell'Italia”.

GARAVINI (PD): SODDISFATTI DEL VOTO ESTERO

"Questa non è la sconfitta di Matteo Renzi. E' una sconfitta per l'Italia e anche per l'Europa. E' la sconfitta di tutti coloro che credevano che il nostro paese potesse finalmente cambiare. L'Italia ha perso un'occasione storica per diventare un paese più efficiente, meno burocratico, più stabile. Mentre l'Europa, con la caduta di Renzi, perde un governo fortemente europeista”. Lo ha detto Laura Garavini, della Presidenza del Pd alla Camera, intervenendo su diverse emittenti straniere sull'esito del voto referendario”. “È significativo – continua Garavini - che, a differenza del dato nazionale, il voto degli italiani all'estero sia stato fortemente a favore della riforma costituzionale. Abbiamo votato convintamente Si dappertutto. Dalla Germania, alla Gran Bretagna, dalla Francia alla Croazia, dal Belgio al Lussemburgo, passando dalla Svizzera e dalla Scandinavia. Dovunque in Europa, come pure nelle altre parti del mondo, con tassi di consenso mediamente superiori al 65%. E con un tasso di partecipazione maggiore del 30%, quindi molto elevato, nettamente superiore alle normali tornate referendarie, sui livelli delle politiche”. Secondo la deputata dem “chi vive all'estero, a contatto con le realtà straniere, ha una consapevolezza molto maggiore di cosa significhi la stabilità politica e quanto questo voto avrebbe potuto far fare un passo avanti importante all'Italia”. “Purtroppo le forze populiste nel nostro paese escono rafforzate – afferma Garavini -. Ma si tratta soltanto di una tappa, per quanto dolorosa. La battaglia per un'Italia più moderna e più efficiente non finisce con la sconfitta odierna. Continua e si combatterà alle prossime politiche. Da qui ad allora saremo ancora più impegnati per evitare che il Paese scivoli nelle mani del populismo più disfattista. Nel frattempo vorrei esprimere un sentito e calorosissimo ringraziamento a tutte/i le/i connazionali, iscritti, militanti o semplici cittadini, che si sono spesi/e con impegno e dedizione alla vittoria del referendum. Senza la loro passione non sarebbe mai stato possibile riscontrare un risultato cosi significativo".

BUENO (MISTO): LA DEMOCRAZIA HA SEMPRE RAGIONE
“Il voto esprime sempre la visione che ognuno ha del proprio Paese. Il diverso esito del voto degli italiani all’estero ci dice chiaramente che l’Italia di questi ultimi anni, vista da lontano, è diversamente percepita. Per ora dobbiamo solo rallegrarci per questa grande festa della democrazia: il popolo si è espresso, adesso sta a noi politici essere all’altezza delle risposte che si aspetta”. Così Renata Bueno, la deputata italiana eletta in Sud America, commenta il voto referendario che ha visto la schiacciante vittoria dei NO alla riforma della costituzione approvata dal Parlamento. "In effetti, il voto all’estero ha visto prevalere una maggioranza di SI (64,7%), specie in Brasile dove il SI ha raggiunto addirittura l'84%", aggiunge la parlamentare che si è spesa molto a favore della riforma durante tutta la campagna referendaria. “Il voto si commenta, non si giudica, perché il popolo ha sempre ragione, e non solo quando la pensa come noi – dice Bueno -. Adesso sta al Parlamento dare le risposte che servono per ripartire con una politica di innovazione e attenta ai concreti bisogni degli italiani. Dopo tanto tempo dietro al referendum, non possiamo permetterci ancora tanto tempo dietro alla legge elettorale: abbiamo bisogno immediatamente di un governo che riprenda in mano i temi dell’economia, del lavoro, dei giovani, e che, per quanto mi riguarda più da vicino, dia continuità al nuovo clima di collaborazione che il governo Renzi ha saputo creare con il Brasile ed il Sud America”. Sullo scenario politico prossimo venturo, la parlamentare non fa previsioni. “Ci sono troppi personaggi a cantare vittoria. Se voto politico è stato, è stato un voto contro il governo e non a favore di qualche opposizione. Appena pronta una legge che le renda praticabili, si vada a nuove elezioni e si verifichi effettivamente la direzione che gli italiani vorranno prendere – conclude la Bueno. D’altra parte che il fronte del NO non sia una coalizione politica lo ammettono anche gli stessi interessati”.

(© 9Colonne - citare la fonte)