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direttore Paolo Pagliaro

Al Quirinale sfila
il Parlamento polverizzato

Al Quirinale sfila <br> il Parlamento polverizzato

di Paolo Pagliaro

(9 dicembre 2016) Sono giorni impegnativi per Sergio Mattarella. Per raccogliere indicazioni sulla soluzione da dare alla crisi il capo dello Stato ha ricevuto o riceverà 23 gruppi parlamentari. Si chiamano Alternativa Libera Possibile, Unione Sudamericana Emigrati Italiani, Fare!, Partito Pensiero e azione, Democrazia Solidale – Centro Democratico, Grandi Autonomie e Libertà (che comprende Grande Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Idea, Alternativa per l’Italia, Euro-Exit, Movimento Politico Libertas). E ancora: Gruppo parlamentare Civici e Innovatori, Gruppo parlamentare Per le Autonomie, Conservatori e Riformisti. Ala-Scelta Civica,  A questi vanno naturalmente aggiunte le delegazioni dei partiti tradizionali, Lega Nord, Sel, Forza Italia, 5 Stelle, Partito Democratico, ma anche Volkspartei, minoranze della Val d’Aosta e portavoce del gruppo misto. I 23 gruppi sopraelencati sono il risultato di transumanze, scissioni, espulsioni, piccoli drammi politici ma anche trasformismi e opportunismi che hanno mandato in frantumi il quadro uscito dalle elezioni politiche del 2013, quando gli italiani decisero che alla Camera sarebbero stati rappresentati da 10 partiti. Da allora più di 350 parlamentari su 945 hanno cambiato gruppo. Alla Camera nei ha persi 52 Forza Italia, 36 Scelta Civica e 18 il movimento 6 Stelle. A Palazzo Madama il Movimento 5 stelle ha perso addirittura un terzo dei suoi senatori. Si capisce dunque che  i 5 Stelle vogliano rivedere l’’articolo 67 della Costituzione, in cui si stabilisce che l’eletto non è  vincolato al mandato conferitogli dagli elettori.    A Grillo si obietta che questa norma nasce per arginare lo strapotere dei partiti e garantire la libertà dei parlamentari ed è comune a tutte le democrazie rappresentative, salvo Portogallo, Bangladesh e India .  D’altra parte Churchill cambiò partito due volte.
Un antidoto contro gli eccessi di mobilità sarebbe probabilmente una buona legge elettorale, in cui si rinunciasse ai parlamentari nominati e si ristabilisse il principio della territorialità e del rapporto tra eletto ed elettore. 

 

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