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direttore Paolo Pagliaro

La disoccupazione
problema demografico

di Paolo Pagliaro

(10 gennaio 2016) I dati Istat diffusi ieri dicono che in Italia è cresciuto il numero dei disoccupati. Sono l’11,9%, tre milioni e 89 mila persone. Cerca invano un lavoro il 39,4% dei giovani. Ci sono molti medici al capezzale dell’economia malata. I referti parlano di un capitalismo industriale familiare e asfittico, di bassa produttività, di forza lavoro dequalificata, di inefficienza della pubblica amministrazione, della giustizia e della formazione. Ma c’è un aspetto di cui si parla poco e che per alcuni è invece la causa numero uno della disoccupazione: si tratta della bassa natalità e del conseguente invecchiamento che danneggia sia la domanda che l’offerta, e quindi il Pil e la creazione di posti di lavoro.

Come ricorda l’ex presidente di Nomisma Nicola Cacace, dal lato della domanda il Pil è fatto per l’80% di consumi ed i consumi degli ultrasessantacinquenni - abitazioni, abbigliamento, mobilità, alimentari, con l’eccezione dei farmaci - sono meno della metà di quelli della popolazione più giovane. Dal lato dell’offerta nella società digitale la maggioranza delle innovazioni è fatta dai giovani ed infatti l’Italia è un paese a bassa innovazione.

Da tutti i dati emerge con chiarezza che l’eccessivo invecchiamento mette in crisi l’economia, a meno di non compensarlo con flussi immigratori paralleli e intelligenti, come ha fatto un altro paese a bassa natalità e molto vecchio, la Germania, che ha migliorato la condizione demografica prima con massicce immigrazioni di italiani, spagnoli e turchi, poi di siriani, afgani, africani ed oggi ha una quota di immigrati superiore al 15% della popolazione.

Dalle “previsioni demografiche al 2050 a migrazioni zero” elaborate da Eurostat e dal prof. Livi Bacci emerge un quadro sconfortante, non tanto per i 10 milioni di abitanti in meno, da 60 a 50, quanto per l’ulteriore invecchiamento. Come fa notare Cacace, l’Italia, paese ad alta intensità abitativa, potrebbe vivere benissimo con 10 milioni di cittadini in meno, ma non con 12 milioni di giovani in meno e 2 milioni di anziani in più. La questione è vitale ma è totalmente assente dal dibattito pubblico.

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