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direttore Paolo Pagliaro

Quanto vale
la diaspora Pd

di Paolo Pagliaro

(17 febbraio 2017) Bersani sostiene che nel Pd una scissione è già avvenuta, ed è quella tra il partito e un pezzo del suo elettorato. In effetti, in occasione delle amministrative molti elettori hanno abbandonato il Pd, che ha perso importanti comuni come Roma e Torino. In occasione del referendum costituzionale molti che in precedenza avevano votato Pd non ne hanno seguito le indicazioni, contribuendo alla vittoria del no.

Le dimensioni di questa diaspora sono state misurate da alcuni istituti di ricerca. Per Demopolis il 4 dicembre 2016 ha votato no il 25% degli elettori Pd. Secondo l’Istituto Cattaneo il peso della diaspora verso il No varia da un minimo di un quinto (20,3% a Firenze) a un massimo di un terzo (33% a Torino). Al Sud questo peso è in alcuni casi anche maggiore: a Napoli e a Palermo più del 40% degli elettori del Pd ha respinto la riforma voluta da Renzi.

Già al referendum sulle trivelle di aprile, il Pd – ufficialmente schierato per l’astensione ma con voci dissenzienti a favore del sì – aveva perso la sua compattezza.

Il voto sul referendum costituzionale – pur maggiormente “politicizzato” rispetto a quello delle trivelle – ha confermato la presenza all’interno del Partito Democratico di una componente minoritaria ma significativa di elettori in disaccordo con la linea ufficiale della segreteria. Ma non è detto che dissenso, disobbedienza e voti in libera uscita debbano avere come unico esito la scissione. Per evitarla pare siano rimaste poche ore.

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