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direttore Paolo Pagliaro

Corrado Veneziano ripensa il logo dell’Unione Europea

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Prende il via sabato 25 marzo, a Roma, nel cuore dello storico quartiere Coppedè (Via Reno, 18 A) la personale di Corrado Veneziano dal titolo “UE: un nuovo logo è possibile! UE: un nuovo luogo è necessario!”, in programma fino al 2 aprile prossimo (orario: 17.00 - 20.00, ingresso libero). L’esposizione, che verrà inaugurata in occasione dei sessanta anni del Trattato di Roma, presenta - attraverso tre installazioni - la reinterpretazione in chiave estetica, critica e provocatoria del logo dell’Unione Europea, il cui anniversario della nascita ricorre proprio il 25 marzo. Se, infatti, da una parte questa data rappresenta un'occasione per festeggiare il fondamentale patto di relazione e convivenza tra gli Stati che hanno aderito all’Unione, dall’altra può e deve aprire una riflessione sulla parte ancora incompiuta e fortemente problematica di tale conquista.  È ciò che ha inteso fare l’artista attraverso un’analisi della simbologia alla quale il suo emblema è collegato. Com’è risaputo, le 12 stelle dell’UE, posizionate su fondo blu, evocano un colore e una figurazione attraente e penetrante: laddove lo sfondo vuole essere cielo-mare-dolcezza; e le stelle, posizionate circolarmente, brillano evocando una bussola, una costellazione, un sogno. Corrado Veneziano, già autore del Logo 2015 del Prix internazionale televisivo della Rai, recensito entusiasticamente dall’antropologo Marc Augé, dal critico Achille Bonito Oliva e dal sociologo Derrick de Kerckhove, ha realizzato le tre opere artistiche servendosi di materiali diversi: scarpe di colore blu, celeste e verde acqua, salvagenti, copertoni, corone di fiori lacerati, nastri, funi e catene argentee. Visitabili dal pubblico per un’intera settimana, le installazioni misurano tre metri per tre. E se - da lontano - sembrano replicare pedissequamente la consueta bandiera UE, da vicino al contrario svelano tutt'altro. Infatti solo con uno sguardo prossimo a ciascuna delle tre installazioni - in una messa a fuoco sempre più concreta - le bandiere si rivelano per quello di cui sono effettivamente composte: una distesa di scarpe blu sulle quali riposano, in collocazione circolare, dodici copertoni avvolti da ingombranti catene; un mare di impermeabili trasparenti e celesti sui quali si adagiano dodici salvagenti avvolti da strisce dorate; dodici corone di fiori violacei poste su altrettante coperte blu, come in un giaciglio mortuario. A richiamare una realtà in larga parte da perfezionare, un viaggio non ancora risolto, una fatica segnata, anche e forse soprattutto, da cicatrici e lacerazioni. Ma anche a dimostrare per l’ennesima volta che, come ha scritto in un’altra occasione Achille Bonito Oliva, “le opere di Corrado Veneziano massaggiano il muscolo atrofizzato della memoria collettiva”. Secondo Corrado Veneziano: "Manca un immaginario, un respiro, una voce che faccia sentire coesa e densa l'attuale Unione Europea. E dunque ho voluto utilizzare l'arte per ripartire, provocatoriamente, dall'unica dimensione simbolica esistente oggi: la sua icona, il suo marchio, il suo logo”. “Mi sento tanto italiano quanto europeo, e non riesco a rassegnarmi all'idea che, a fronte di una unione economica e amministrativa, non ve ne sia una legata alla dimensione immateriale, simbolica, culturale”, ha detto l’artista. “Il valore della diversità si sta trasformando in una regressione localistica e burocratizzata invece che essere inteso quale elemento straordinario di valorizzazione delle molteplicità. Diversamente, penso che proprio dall'arte si debba e si possa ripartire per costruire una nuova Europa dei popoli", ha quindi concluso Veneziano. (red – 24 mar)

PORDENONE: IL FUMETTO FRIULIANO DI “DI SUALD”

Pordenone, 24 mar - Il Teatro Verdi di Pordenone rende omaggio, fino al 19 aprile, ad un artista poliedrico e creativo che, con il suo lavoro di illustratore e non solo, ha promosso e valorizzato la cultura e la lingua friulana. La mostra “D’Osualdo - Di Suald. Storie e illustrazioni dal Nordest. Contis e pipins di soreli jevat” ripercorre quarant’anni di attività editoriale di Alessandro D’Osualdo, conosciuto ai più per aver creato il personaggio di Tarvos, da lui scritto e disegnato. Il fumetto, uscito in otto albi tra il 1978 e il 1980, è stato il primo a essere pubblicato in friulano e ha accompagnato l’infanzia di molti bambini friulani negli anni ’80. Tra i personaggi nati dalla sua fantasia si ricordano inoltre il topolino Relé, protagonista anche di pubblicazioni dedicate alla storia dell’arte, e Tzan le Valdotaine, protagonista di storie trilingue scritte per i valdostani. L’esposizione pordenonese comprende fumetti, caricature, illustrazioni tradizionali, virtuali e fotografiche, e una cinquantina fra libri e stampati. Per la prima volta sono esposte anche le illustrazioni originali dei libri dedicati a “Tarvos”, “Arrivano i Longobardi”, “Relé va al Guggenheim”, realizzate con varie tecniche.  Per la sua attività D’Osualdo ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Alpe Adria “per l’aiuto dato alla comprensione tra i popoli”.   (red)

LA SPEZIA: 20 CAPOLAVORI PER IL MUSEO LIA

Vent’anni fa, dall’incontro tra il grande collezionista e l’amministrazione comunale di La Spezia, nasceva il Museo Civico “Amedeo Lia” e questa ricorrenza diventa occasione per la mostra “L’elogio della bellezza” che, fino al 25 giugno, vede convergere nel museo spezzino 20 capolavori aggiuntivi, uno per ogni anno del ventennale, ognuno offerto per questo “omaggio collettivo” da un diverso museo che con il Museo Lia ha avuto rapporti scientifici e di scambio. Spiccano, tra le altre, opere di Dosso Dossi, Giovanni da Modena, Annibale Carracci, El Greco, Bramantino, Beato Angelico, Gian Lorenzo Bernini, Pontormo, Guercino e Ludovico Carracci. Ma anche alcuni straordinari reperti archeologici o esempi eccelsi di arti applicate. A ricevere questi “illustri ospiti”, le circa 1000 opere di grande varietà, dall’epoca classica, al tardo antico, al Medioevo e per finire al XVIII secolo, che compongono la Collezione Lia: dipinti, miniature, sculture in bronzo, rame, avorio, legno, vetri, maioliche, oggetti d’arte che documentano il gusto e la cultura dell’arte in Italia e in Europa. A rendere superbo questo “omaggio” hanno concorso i fiorentini Galleria dell'Accademia, Museo del Bargello, Museo Nazionale di San Marco e Museo Horne, il Museo Civico Medievale di Bologna, il Castello Sforzesco, la Pinacoteca di Brera e il Diocesano per Milano, il lucchese Museo Nazionale di Villa Guinigi, le veneziane Gallerie dell’Accademia, la Carrara di Bergamo, la Galleria Nazionale delle Marche e, da Roma, la Pinacoteca Capitolina, il Museo Nazionale di Palazzo Venezia e la Galleria Borghese, per quanto riguarda l’Italia. L’estero è presente con la Gemaldegalerie di Berlino, il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid, il Musée Jacquemart-André di Parigi e il Städelsches Kunstinstitut di Francoforte. (red)

ROMA: ESPOSIZIONE TRIENNALE DI ARTI VISIVE  

 “Aeterna” è il titolo della terza Esposizione Triennale di Roma, che si tiene fino al 22 aprile al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini di Roma. Come per le precedenti edizioni, anche questa volta la Triennale ha voluto un coinvolgimento dell’intera città grazie a Padiglioni Nazionali esterni, il Palazzo Velli Expo e la Fondazione Venanzo Crocetti. Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, la mostra è allestita su circa 1000 metri quadrati, con 235 artisti e 253 opere esposte. Importanti partecipazioni vedono alcuni artisti, già presenti in diverse edizioni della Biennale di Venezia, esporre più lavori presso il Vittoriano tra cui Aldo Basili, Sabrina Bertolelli, Pier Domenico Magri, Roberto Miniati. La mostra viene inaugurata da Daniele Radini Tedeschi, fondatore dell’Estetica Paradisiaca e curatore alla prossima Biennale di Venezia, Padiglione Guatemala, e da Achille Bonito Oliva, teorico della Transavanguardia e curatore internazionale. Proprio a Radini Tedeschi si rifanno le teorie fondanti di “Aeterna” poiché la Triennale di Roma intende, nelle diverse edizioni, portare avanti un unico progetto finalizzato all’affermazione e alla celebrazione del movimento artistico e sociale dell’Estetica Paradisiaca. La rassegna riflette infatti sugli insegnamenti e sugli ideali, talvolta utopici, talaltra paradisiaci, di pensatori quali Rudolf Steiner, Massimo Scaligero, Otto Gross, Harald Szeemann, ragionando sul concetto di astrazione e sulla “teoria dei colori” di Goethe. Il premio previsto in questa edizione della rassegna, verrà consegnato il 3 aprile. (red)

BOLOGNA: DALÍ, L’EBRAISMO E FREUD

Quale filo lega il mondo surreale di Salvador Dalí (Figueres 1904 - 1989), la religione ebraica e la psicanalisi di Freud? Un intreccio raccontato da due serie grafiche che in concomitanza alla mostra “Dalí Experience” a Palazzo Belloni vengono esposte al Museo Ebraico di Bologna, per la mostra “Dalí. A Jewish Experience”, fino al 7 maggio. In collaborazione con la direzione del Museo Ebraico, le grafiche dell’artista catalano, parte della collezione di Beniamino Levi, curatore e mercante d’arte di origine ebraica, entrano dunque in un altro luogo suggestivo e significativo: il cinquecentesco Palazzo Pannolini, situato nella zona dell’ex-ghetto, sede del museo che dal 1999 è attivo sul territorio regionale come centro culturale di riferimento. Il racconto comincia con le “Dodici tribù d’Israele” pensate dall’artista in occasione del 25.mo anniversario dello Stato d’Israele e prosegue con le illustrazioni per “Moïse et monothéisme”, l’ultima opera di Sigmund Freud, in cui lo psicanalista esamina la natura delle religioni monoteiste. Dalí, da sempre affascinato dalla psicanalisi freudiana, nel 1975 crea 10 litografie incise su lastre d’oro e stampate su pelle di pecora, dove intreccia figure erotiche con simboli primitivi. La multimedialità, tratto caratteristico di “Dalí Experience” e di tutte le iniziative che nascono a Palazzo Belloni, è protagonista anche al Museo Ebraico con un’installazione di realtà aumentata che permette al visitatore di immergersi in un libro aperto e apparentemente bianco da cui magicamente prendono vita contenuti animati e tridimensionali. (red)

MILANO: LA PITTURA DEVOTA DA TIZIANO A MARATTA

Promossa da Comune di Milano, Palazzo Reale e il Centro Europeo per il Turismo e la Cultura, insieme al Segretariato Regionale per il Lazio, in occasione della visita di Papa Francesco a Milano del 25 marzo, si tiene fino al 4 giugno, a Palazzo Reale, la mostra “I Santi d’Italia. La pittura devota tra Tiziano, Guercino e Carlo Maratta”. Papa Francesco in un suo recente tweet ha affermato che “i santi sono persone che appartengono pienamente a Dio. Non hanno paura di essere derisi, incompresi o emarginati”. Ed è proprio da queste parole che nasce la mostra dedicata a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, proclamati patroni d’Italia da Pio XII il 18 giugno 1939, a Pietro e Paolo, che sin dal primo secolo furono designati patroni di Roma, e ad Ambrogio e Carlo Borromeo che tutt’oggi sono i protettori di Milano. Il percorso espositivo racconta l’intensa e suggestiva parabola della pittura devota dagli albori del Medioevo al sorgere dell’Ottocento, mettendo in connessione le figure cardine della devozione popolare italiana, di Roma e Milano, in un percorso di 44 opere provenienti da alcuni importanti musei italiani ed esteri, da collezioni private, dalla Pinacoteca Vaticana, dalla Fabbrica di San Pietro e dalla distrutta chiesa di San Francesco ad Accumoli. E’ possibile ammirare da vicino alcuni significativi capolavori di artisti quali Tiziano, Guercino, Annibale Carracci, Federico Barocci, Trofim Bigot, Jusepe de Ribera, Giovanni Serodine, Raffello Vanni, Bernardino Luini, Carlo Saraceni, Vittore Crivelli, Giuseppe Cades. Di grande rilevanza è la presenza della “misteriosa” tavola dipinta senza l’ausilio dei pennelli nel 1525 da Ugo da Carpi, su disegno di Parmigianino, concessa in prestito dalla Fabbrica di San Pietro, dopo diversi studi effettuati.

(red)

 

 

 

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