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E. LETTA: MACRON
RILANCERA' L'EUROPA

E. LETTA: MACRON <br> RILANCERA' L'EUROPA

“Il 7 maggio segnerà una larga vittoria di Macron e comincerà quel rilancio dell'Europa che auspico nel libro Contro venti e maree”: ne è convinto l’ex premier Enrico Letta, che a Parigi dirige la Scuola di affari internazionali di Science Po, commentando il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi che vedrà andare al ballottaggio Emmanuel Macron e Marine Le Pen. In un’intervista al Corriere della Sera, Letta sottolinea che “questo risultato, legittimato da una partecipazione altissima, avviene dopo un evento clamoroso come l'attentato di giovedì, che a detta di molti rischiava di essere il colpo mortale per Macron. Così non è stato. Il dato è inoppugnabile, Le Pen ferma la sua corsa. Il cambio di passo non c'è stato. Non le è riuscita l'operazione di uscire dal solco del padre. Continua a rappresentare una parte importante dell'elettorato francese, ma sempre minoritaria, attorno alla quale tutti gli altri fanno sbarramento. Era così per Jean-Marie Le Pen ed è così per la figlia. Magari non finirà 8o a 20, come nel 2002 con Chirac. Ma la direzione è quella”. Secondo Letta se vincerà Macron se vincerà Macron “Vedremo un forte rilancio dell'iniziativa dell'Europa sulla base dell'asse franco-tedesco. Sia Merkel che Schulz sono su una linea molto più europea di ieri e tutto lascia intendere che, alle elezioni di settembre in Germania, vinca una linea europeista. La Ue si stava debilitando e sgretolando, distrutta dallo statu quo. I12017 sarà l'anno della riscossa, del rilancio auspicato da Draghi. Ho partecipato a vari eventi di Macron a Parigi, nei quali era sempre l'unico che aveva sempre la bandiera europea”. Alla domanda se Matteo Renzi possa essere il Macron italiano, Letta risponde così: “Non voglio fare polemiche e non si possono fare parallelismi con la vicenda francese. Prendo questo insegnamento e dico che fare campagna sull'europeismo paga. L'Italia rischia di essere sfasata. Da noi la bandiera dell'europeismo praticamente è rimossa e l'instabilità politica, che rischia di arrivare con una legge elettorale come questa, ci allontanerà dal rilancio che Macron e i tedeschi innescheranno”.

SALVINI. La pensa all’opposto il leader della Lega Matteo Salvini: “Chi ha perso? Tradotto in italiano: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Sono fuori dal ballottaggio, puniti dagli elettori, cancellati da chi non ce la fa più ad andare avanti: socialisti e popolari, quelli che governano insieme l'Europa” commenta  in un’intervista a Repubblica. “Se il 40 per cento degli operai ha votato Le Pen – continua Salvini -, se lo ha fatto davvero la gran parte dei commercianti, degli artigiani, della gente che lavora e fa fatica, allora parliamo della vittoria del popolo contro l'elite. Della quale Macron è il prototipo, l'omino tagliato alla perfezione per eseguire gli ordini di Bruxelles, le direttive della Banca centrale europea, gli ordini del Fondo monetario”. Secondo il leader della Lega l’esito del ballottaggio non è scontato: “Io non darei nulla per scontato. Brexit e Trump insegnano. Voglio vedere se un operaio che al primo turno ha votato Mélenchon perché questa splendida globalizzazione lo ha lasciato a casa, o un professionista raso al suolo dalle tasse schieratosi con Fillon, al secondo turno voteranno per l'omino dei poteri forti Macron. È da giocare. Anche in Austria erano tutti contro uno ed è finita 51 a 49. Io ho letto i 140 punti del programma di Le Pen e l'avrei scelta per quel che dice su pensioni, sanità, scuola ed è quel che rifa ranno in tanti. Tutto ancora è possibile”. “Dicono che bisogna moderare, non esagerare, ma con 7 milioni di italiani sotto la soglia di poverta c'è poco da moderare – continua Salvini -. Sono gli stessi ‘moderatini’ che hanno detto che Trump avrebbe regalato la vittoria facile alla Clinton. Fillon che appena trombato invita a votare Macron, la sinistra, altro non è che il Patto del Nazareno alla francese. Sono curioso di vedere se gli elettori ragioneranno con la loro testa. Nelle grandi città Marine perde, ma è prima ovunque nelle periferie e nei piccoli centri. E anche l'Italia non è Roma o Milano, lo dico da milanese, è soprattutto periferie e piccoli comuni. Non è che se si vince nelle periferie si è populisti, brutti e cattivi. Basta, non vedo l’ora che si voti anche in Italia”. (Red – 24 apr)

 

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