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direttore Paolo Pagliaro

Fermiamo il declino
della scuola tecnica

Fermiamo il declino <br> della scuola tecnica

di Paolo Pagliaro

Nell’anno scolastico che si è appena concluso, gli istituti tecnici sono stati frequentati da 820 mila ragazzi, il minimo storico. Erano più di un milione alla fine degli anni Novanta. Sorpassati qualche anno fa dai licei, gli istituti tecnici vengono ormai scelti da meno di uno studente su tre. L’ultima riforma, nel 2010, li ha suddivisi in due macro-settori, economico e tecnologico, con undici indirizzi.  Un’offerta ampia, secondo alcuni disordinata, in grado comunque di formare profili immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. 

A un anno dal titolo il 44% dei diplomati tecnici è occupato, con punte del 49% tra i geometri e del 47% tra i periti industriali. E ci sono margini di miglioramento, perché le imprese affermano di non essere riuscite a trovare sul mercato circa 60mila profili tecnici da assumere.
Il calo delle iscrizioni negli istituti tecnici non nasce solo dal declino demografico. Romano Prodi – che molto si è speso per il rilancio dell’istruzione tecnica – pensa che il problema sia in primo luogo culturale e che dovremmo smetterla di considerare gli istituti tecnici scuole di serie B.  Alla politica ricorda che l’istruzione tecnica applicata è la condizione della sopravvivenza della struttura produttiva italiana. Senza formazione tecnica, la nostra industria – dice l’ex presidente del Consiglio - è destinata a scomparire. La legge sulla buona scuola ha previsto 400 ore di alternanza scuola-lavoro, ed è un passo avanti, ma continua a mancare  un’offerta di istruzione tecnica breve alternativa all’Università, quello che in Germania fanno le Fachhochschulen, laboratori e scuole di scienze applicate, che con i loro 800 mila studenti sono uno dei motori del miracolo economico tedesco. 

(© 9Colonne - citare la fonte)