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direttore Paolo Pagliaro

Da Moro al vaffa
declino della parola

Da Moro al vaffa <br> declino della parola

di Paolo Pagliaro

(30 giugno 2017) “Siamo mica qui a fare salotto”, assicura la nuova reclame di Poltrone Sofà. Si compie così, con l’assunzione al cielo della pubblicità di massa, il destino del bersanese e delle sue metafore, dal “siamo mica qui a pettinar le bambole” al “siamo mica qui ad asciugar gli scogli”.
Bersani, laureato con lode in filosofia all’Università di Bologna con una tesi sulla storia del Cristianesimo, ha detto che la metafora è una delle forme retoriche più democratiche, e se poi è anche popolare rappresenta l’alternativa migliore al vecchio e spesso incomprensibile politichese.
Sarà. Certo è di tutt’altro tipo la narrazione di Matteo Renzi, capace di muoversi con grande disinvoltura in quell’immaginario pop che rappresenta oggi l’unica forma di cultura condivisa dalla maggioranza degli italiani, come spiega il linguista Giuseppe Antonelli nel suo “Volgare eloquenza”, edito da Laterza Ma questo passaggio dal pensiero all’immagine alla fine può anche rivelarsi un boomerang.
Anche lo scrittore e giornalista Francesco Merlo è convinto che più del tempo e dello spazio la storia la fanno le parole. Che il codice linguistico e il codice dell’anima hanno la stessa sostanza. Il libro di Merlo per Marsilio si intitola “Sillabario dei malintesi” perché spesso le parole non somigliano alle cose che nominano. Nel libro c’è tra l’altro un delizioso capitoletto dedicato all’ossimoro. Espediente a cui la politica in passato ha fatto ricorso per prendere tempo di fronte a problemi di difficile soluzione. Togliatti fu repubblicano filomonarchico ai tempi della svolta di Salerno, Moro evocò le convergenze parallele per alludere al possibile incontro di cattolici e comunisti, Berlinguer inventò il partito di lotta e di governo. Adesso siamo al vaffa e non sembra un passo avanti.

(© 9Colonne - citare la fonte)