Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

L'insonnia della ragione
genera manager

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

L'insonnia della ragione <br> genera manager

L'INSONNIA DELLA RAGIONE GENERA MANAGER

Un importante manager fa un sogno: il suo ultimo giorno di lavoro. Dopo più di quarant’anni di azienda non è una sensazione piacevole. Nel sogno è tutto un viavai di gente che viene a salutare, chi rattristato, chi portando un ricordo, chi incerto se esprimere un augurio o far finta di niente. La verità è che il manager può liberarsi degli uomini di tutti i suoi anni di lavoro, ma delle loro storie no. È necessario, per lui, raccontarle. Cominciano così a sfilare i racconti, sogni dentro un sogno, passioni, stranezze e orrori di un mondo che non sarebbe stato possibile ripulire per sempre senza fare gli ultimi conti, saldare dei debiti, sorridere delle meschinità e delle glorie precarie. Dare a ognuno l’ultima possibilità di recuperare dignità, o di perderla per sempre. “Mentre guardavo sorpreso quel palcoscenico animato dagli attori con cui avevo condiviso una vita mi sembrava che, a poco a poco, l’anima tornasse più leggera, addio ai combattenti per inutili carriere, addio ai compagni di imprese senza gloria, e addio anche al mondo dei consulenti voraci, dei capi vanitosi o dei masticatori di formule e rituali senza futuro”. Questa la trama di “Notturni inquieti. L'insonnia della ragione genera manager” di Pier Luigi Celli. (Compagnia editoriale Aliberti). Pier Luigi Celli, laureatosi in Sociologia all’Università di Trento, è stato dirigente per le maggiori aziende italiane, tra cui Eni, Omnitel, Olivetti, Enel, Ipse 2000 e Unicredit. È stato Direttore Generale della RaI e dell’Università LUISS Guido Carli di Roma, Presidente di ENIT, Senior advisor di Unipol Gruppo Finanziario e di Poste Italiane. attualmente è Presidente di Sensemakers, membro del consiglio di amministrazione di La Perla, Illy e della Giuseppe Zanotti Spa. Ha svolto, e svolge, attività di docenza presso corsi di laurea e master di diverse Università. È autore di numerosi libri di saggistica e narrativa, nonché saggi e articoli su riviste e quotidiani nazionali.

 

 

 

 

VIAGGIO ALL’EDEN DI EMANUELE GIORDANA

Un viaggiatore di lungo corso, per passione e per lavoro, ritorna sulla rotta degli anni Settanta per Kathmandu: il Grande Viaggio in India fatto da ragazzo e ripercorso poi come giornalista a otto lustri di distanza. Un sogno che portò migliaia di giovani a Kabul, Benares, Goa, fino ai templi della valle di Kathmandu. In “Viaggio all'Eden. Da Milano a Kathmandu” (Laterza) Emanuele Giordana si destreggia tra gli appunti presi allora su un quadernetto riemerso dalla polvere, un grande esercizio di memoria e il confronto con le trasformazioni di quei paesi che, terminata l’epoca della Guerra Fredda, sono stati attraversati da conflitti. E dall’orda dei turisti: dal viaggio all’Eden dei frikkettoni ai viaggi organizzati del tutto compreso e agli alberghi di lusso. Su tutto, il ricordo tratteggiato con leggerezza e ironia tra droghe, sesso libero e scoperta di nuovi paesaggi e un’ombra malinconica e riflessiva sul senso del ‘viaggio’. Un libro per chi aveva vent’anni allora, chi quel viaggio non l’ha mai fatto e chi ancora vorrebbe farlo. Emanuele Giordana, giornalista e scrittore, è presidente dal 2016 di “Afgana”, associazione per la ricerca e il sostegno alla società civile afgana. Cofondatore di Lettera22, già direttore del mensile ambientalista “Terra” e dell’emittente “EcoRadio”, è stato per dieci anni conduttore di Radio3Mondo e tiene il blog Great Game. Collabora con “il manifesto” e “Internazionale”. Tra le sue più recenti pubblicazioni, Afghanistan. Il crocevia della guerra alle porte dell’Asia (2007), Diario da Kabul. Appunti da una città sulla linea del fronte (2010) e Due pacifisti e un generale (con Ritanna Armeni, Ediesse 2010). Per Laterza ha scritto con Mario Dondero il libro Lo scatto umano. Viaggio nel fotogiornalismo da Budapest a New York (2014).

 

FANTE, TOUR ITALIANO PER EDUARDO MARGARETTO

Sarà una vera e propria tournée quella che vedrà lo scrittore spagnolo Eduardo Margaretto impegnato in un intenso calendario di incontri, reading e presentazioni dal 24 al 30 luglio, una serie di appuntamenti che i tanti cultori dell’opera di Fante non potranno mancare. Bologna (la libreria felsinea che ospita l’evento si chiama “La confraternita dell’uva”), Firenze, ma anche Pescara – all’interno della rassegna, “Aspettando John Fante Festival”, organizzata in preparazione all’imperdibile festival di Torricella Peligna – e poi Venosa, all’interno del Museo dell’Emigrazione; Oppido Lucano e Mercogliano, nella sezione Oltrepop di Castellarte, dove si svolgerà una curiosa presentazione “in cammino”. “Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante”, il libro di Margaretto uscito in Spagna nel 2014, pubblicato in Italia da Rubbettino e presentato in anteprima nazionale al Salone di Torino, è una biografia accurata dello scrittore di origini abruzzesi che tra i vari punti di forza rende conto anche di tutta una serie di studi, ricerche e letture critiche dell’opera di Fante non sempre conosciuti dal grande pubblico, non trascurando peraltro, gli scrittori italiani, da Trevi, a Durante a Veronesi, che si sono occupati di Fante. Margaretto, pur nel rigore delle informazioni riportate, riesce – complici le vicende che hanno reso piuttosto burrascosa la vita dello scrittore italoamericano – a mescolare biografia e romanzo, trascinando il lettore in un viaggio in cui Fante stesso sembra il protagonista di una delle sue opere. Una fredda mattina del 1981 lo scrittore John Fante, ormai cieco e su una sedia a rotelle, sente di avere ancora qualcosa da scrivere e inizia a dettare alla moglie il suo ultimo romanzo. Eduardo Margaretto, appassionato e profondo conoscitore di Fante, mette in scena un racconto che va oltre la semplice biografia allargando lo sguardo sulle storie dell’emigrazione italiana nelle Americhe. Pagina dopo pagina descrive la California di quegli anni, in bilico tra le incertezze della Grande Depressione e l'euforia della nascente industria cinematografica. Su questo sfondo storico-sociale si sviluppano i temi portanti del mondo letterario di Fante di cui scopriamo la vita: le origini italiane, un padre ingombrante (un “muratore con la passione del vino e una predilezione per le risse da bar”), l’emarginazione dell’adolescenza (“Quando ero un ragazzo, lì in Colorado, erano quegli stessi Smith, Parker e Jones che mi ferivano attribuendomi feroci appellativi. Per loro ero un wop, un dago, un greaser”), la difficoltà di un aspirante scrittore ad emergere, la fame, il sogno americano, il successo hollywoodiano, i libri, l’amore, l’alcool. E la scrittura intesa sempre come possibilità di riscatto (“mi sedetti davanti alla macchina da scrivere e mi soffiai sulle dita”). Realtà e finzione, vita vissuta e letteratura si mescolano in un affascinante intreccio narrativo che gioca sul continuo parallelismo tra il Fante reale e il suo alter ego letterario: “Io, John Fante e Arturo Bandini”, scrisse nel prologo di Chiedi alla polvere, “due in uno”. Eduardo Margaretto (Valencia, 1963) è uno scrittore, traduttore e sceneggiatore di origine italiana. Autore e conduttore di programmi culturali per la televisione, ha scritto le biografie di Franco Battiato e Elvis Costello. Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante è il frutto di oltre venti anni di letture, studi, ricerche e analisi sulla figura dello scrittore italoamericano.

 

“IMPRIGIONATI NELLA GLORIA” DI ARNOLDO MOSCA MONDADORI

 

Scrive Pierangelo Sequeri che “il sublime cristologico sta fra il sangue e il fuoco, le sue braccia crocifisse afferrano saldamente la vita e la morte, e non mollano la presa per nessuna ragione del mondo. Fino a quando nella morte non ci sarà più nessuno, perché sono passati tutti dalla parte della vita, con tutti i loro pensieri opere e omissioni”. Ed ecco il teologo citare subito in proposito uno dei passaggi cruciali del nuovo libro di Arnoldo Mosca Mondadori: “Cristo annienta il male senza opporsi ad esso, se ne nutre per trasformarlo. Non combatte il male con armi di forza ma con la sua passione. Egli per salvare ogni essere umano accetta di prendere su se stesso il suo male. Accetta che esso si scagli, per fare la volontà del Padre, il Disegno dell’Amore, affinché ogni cosa sia salva. E in questo immenso disegno sono in Cristo innestati tutti gli innocenti, ogni morto innocente e ingiustamente, tutti coloro che sono stati da esso schiacciati ma che sono rimasti aperti, spalancati nell’amore. Essi vivono nella croce di Cristo, incastonati come diademi sacri del suo corpo che si dona per compiere ciò che Dio vuole …”. Il lungo brano è tratto dal volume appena arrivato in libreria sotto il titolo “Imprigionati nella gloria” (Morcelliana, 2017, pagine 80, euro 9). Si tratta di un’opera che, a ragione, può definirsi la più recente testimonianza della visione mistica di Arnoldo Mosca Mondadori, un autore tanto “irrazionale” in queste pagine, quanto di “razionale concretezza” nei progetti di solidarietà sin qui messi in campo a favore di migranti, detenuti, povertà del corpo e dello spirito. Per Mosca Mondadori, la cui voce si inserisce non da ora in un originale corrente di poesia mistica contemporanea -con la differenza che qui si tratta anche di resoconti di esperienze personali-  il male è illogico. Così come l’amore dei santi. Ed è nella loro relazione agonica che vive la storia degli uomini sovrastata da una storia di salvezza divina senza tempo. Leit motiv di “Imprigionati nella gloria” è il tema dell’intercessione, quella dell’amore, unica salvezza di tutti gli impossibili umana. Scrive l’autore con un’immagine potente che l’intercessione scioglie l’inferno (gli innocenti “lasciano cadere il loro sangue d’amore sulle pareti glaciali degli inferni e le penetrano e le trapassano”), che “L’Amore di Cristo è Tremendo. A un certo punto la sua soavità diviene violenza d’amore, tempesta pura. Quando Lui ci trascina in Dio, per essere imprigionati per sempre e morire per sempre nell’amore”. Da qui il titolo “Imprigionati nella gloria”. Avverte il filosofo Salvatore Natoli aprendo le pagine di questo volume: “ Un lettore del testo di Mosca Mondadori può sentirsi estraneo alla sua esperienza spirituale e tuttavia esserne attratto, non tanto in ragione del suo mito fondante - in questo caso il Cristo - ma dal fatto di potere, in ragione di quel mito, guardare al mondo e ai suoi orrori sotto il segno del riscatto e della redenzione. Ma perché questo accada bisogna operare perché accada, è necessario un atto di donazione, è necessario identificarsi in Cristo, modellare su di lui la propria vita. La morte nell'Amore - scrive Mosca Mondadori - ed è Cristo a trascinarci in essa. È Lui a portarci dentro l'Origine dove noi vivremo per sempre. Mosca Mondadori sperimenta quest'elevazione, si sente "innalzato d'improvviso nella gloria". Detto questo, perché mai un laico dovrebbe essere interessato a questi testi? Direi, proprio in ragione della loro assurdità. Credo quia absurdum. . .”. Arnoldo Mosca Mondadori , figlio di Paolo Mosca e di Nicoletta Mondadori e pronipote di Arnoldo Mondadori, fondatore dell’omonima casa editrice, è poeta, editore e saggista . Ha curato l’opera mistica della poetessa Alda Merini tra il 1998 e il 2009. È segretario generale della Fondazione Benedetta D’Intino, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori  e della Fondazione  Cariplo e dal  2010 al 2013 è stato presidente del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Dal 1999 è ministro straordinario dell’eucarestia. È inoltre, direttore della collana «Scritture profetiche», edita da Morcelliana. Tra i suoi libri editi con Morcelliana ricordiamo: La Seconda Intelligenza, pref. di G. Canobbio ( 2010); Cristo nelle costellazioni ( 2012); La lenta agonia della Beatitudine, pref. di P. Sequeri, ( 2013);  La rivoluzione eucaristica (2015)  Per l’Editrice La Scuola ha curato, con A. Cacciatore e S. Triulzi, Bibbia e Corano a Lampedusa (2014).

“LE FIGLIE DI CAINO” DI COLIN DEXTER

 

Nella sua Oxford, l’ispettore capo Morse, con l’aiuto del sergente Lewis, viene incaricato di un caso il cui solo indizio è la totale assenza di indizi. Vittima di un assassinio commesso con un’unica violentissima pugnalata, il professor Felix McClure era un anziano, tranquillo signore, la cui esistenza era trascorsa tutta entro il cerchio rassicurante del college dove prima aveva studiato poi insegnato. La mancanza di tracce non è un ostacolo per il bizzarro, sconcertante Morse. Al contrario, lo stimola ad applicare il suo metodo favorito: congetturare astratte ipotesi, con un’intelligenza quasi provocatoria, che poi la verifica dei fatti smentirà una per una. Questa la trama del volume “Le figlie di Caino” di Colin Dexter Sellerio, traduzione dall'inglese di Luisa Nera). “Quasi sempre Morse pigliava cantonate colossali e assurde all’inizio di ogni caso. Ma sembrava sempre in grado di concepire pensieri cui nessun altro era capace di arrivare». Intanto, grazie a questo l’indagine si è infiltrata in meandri che sarebbero rimasti invisibili senza quegli esercizi di immaginazione. Il vecchio suicidio incomprensibile di uno studente protetto da McClure; gli odi e i segreti familiari di un losco custode del college; gli amori mercenari del professore; la vita desolata di una insegnante generosa; un altro omicidio. Tante strade diverse da percorrere fino al loro ricongiungersi, che si inoltrano nel paesaggio della vita. Morse è un personaggio che, romanzo dopo romanzo della serie, sembra di conoscere dal vivo, per quel suo essere contemporaneamente unico nella estrosità e umanissimo nelle fragilità (prima di tutto le occasioni tristemente perdute con le donne), per la sua ironia tagliente ma ingenua. Il suo segreto: cercare sempre di comprendere la tragicità esistenziale di cui parla ogni delitto. Norman Colin Dexter (1930-2017), è stato docente di greco e specialista di enigmistica, tra il 1975 e il 1999 ha scritto i romanzi (tutti di prossima pubblicazione) della serie dell’ispettore Morse, diventato popolarissimo in Inghilterra grazie anche ad una fortunata serie televisiva. In questa collana L’ultima corsa per Woodstock (2010), Al momento della scomparsa la ragazza indossava (2011), Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn (2012), Niente vacanze per l'ispettore Morse (2012), L'ispettore Morse e le morti di Jericho (2013), Il segreto della camera 3 (2014), La fanciulla è morta (2015), Il gioiello che era nostro (2016), La strada nel bosco (2016), Le figlie di Caino (2017). I primi tre romanzi sono stati pubblicati anche nella collana Galleria con il titolo I primi casi dell'ispettore Morse (2013).

 

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