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direttore Paolo Pagliaro

Pietrasanta: l’universo visionario di Fantini

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Pietrasanta: l’universo visionario di Fantini

Nella “Project Room” della Galleria Poggiali di Pietrasanta, fino al 31 ottobre, si  tiene la mostra “L’Universo visionario” di Marco Fantini. Al centro dell’esposizione l’opera Falso Movimento, un’associazione di campiture piatte e gesti minimi, ma dettagliatissimi: parole, immagini, colori e segni, composti in un’armonia ritmica. Ad accondiscendere il versante scultoreo e multimaterico dell’artista, celebre per associare sabbia, smalto e collage a disegno e pitture ad olio su tela, raffinatissime, in continuo rimando con la storia dell’arte e l’antropologia, contribuiscono l’opera HB, una grande matita in legno scolpito e smalto e Skull, un teschio in travertino di oltre 3 metri.

ROMA: L’ALBA DOMENICALE NELLE BORGATE 

Un viaggio nelle borgate stimolato dal desiderio di esplorare una Roma autentica, non appariscente. Le fotografie di Pasquale “Pas” Liguori esposte, fino al 31 ottobre, alla Casa della memoria e della storia di Roma, propongono una veduta contemporanea delle aree cittadine dove in epoca fascista vennero istituite 12 borgate storiche: Acilia, Gordiani, Pietralata, Primavalle, Prenestino, Quarticciolo, San Basilio, Tiburtino III, Tor Marancia, Trullo, Tufello, Val Melaina. Si tratta di distretti un tempo distanti e periferici che oggi, invece, costituiscono spesso parte integrante del tessuto urbano consolidato della Capitale. BorGate è un progetto articolato che prevede, oltre la mostra, una giornata di studi e numerosi appuntamenti sul tema delle borgate, in senso storico, urbanistico, sociologico e culturale. Il reportage fotografico è stato realizzato alle prime luci di ogni domenica mattina. “Nel muovere i primi passi di questo viaggio”, afferma Liguori, “mi sono ispirato a un espediente linguistico condotto sul sostantivo Borgate. Immaginandolo composto col suffisso anglosassone -gate, l’ho allontanato dall’accezione comunemente scandalistica (come in Watergate, Sexygate etc.), per avvicinarlo al significato tradotto in porta, varco, meglio ancora in uscita fotografica nella parte più viva della città”. Le 12 borgate raccontano un silenzio apparente, quello delle prime ore del mattino del giorno festivo. In quei momenti, gli edifici raccolgono la massima presenza di vite mentre piazze e strade sono praticamente deserte. Una scelta che ha consentito, da un lato, l’esplorazione di volumi, spazi e strutture con fattori confondenti ridotti, dall’altro, la registrazione simultanea dell’umanità non visibile ma assoluta protagonista dei luoghi.

(red)

 

FIRENZE: I PIATTI DEL GRANDUCA

La mostra “Omaggio al Granduca. Memorie dei piatti d’argento per la festa di san Giovanni”, a Palazzo Pitti di Firenze, è stata prorogata all'8 ottobre, grazie al grande successo di pubblico. L’esposizione presenta un episodio tanto appassionante quanto poco noto dell’oreficeria italiana tra Sei e Settecento che trae la sua origine dalla ricorrenza di San Giovanni Battista, solennemente festeggiata a Firenze già in antico il 24 giugno di ogni anno, e dalle relazioni diplomatiche di Casa Medici che estendeva la sua influenza sull’ambiente curiale romano. Queste circostanze portarono nelle collezioni medicee una straordinaria raccolta di piatti istoriati d’argento eseguiti su disegno dei più significativi artisti romani del tempo. A partire dal 1680 infatti, per ben cinquantotto anni Cosimo III e il suo successore, il figlio Gian Gastone, ricevettero come dono per disposizione del cardinale Lorenzo Pallavicini ai suoi eredi Rospigliosi, pregiati bacili d’argento con storie che illustravano i fasti dinastici della Casata fiorentina, su disegno di prestigiosi artisti come Carlo Maratti, tra i massimi esponenti della pittura romana della seconda metà del Seicento, (disegni conservati a Chatsworth ed esposti in mostra),  Ciro Ferri, Pietro Lucatelli, Ludovico Gimignani, Lazzaro Baldi, Filippo Luzi, Giuseppe, Carlo e Tommaso Chiari. Dal 1700 furono spesso gli argentieri a progettare le tese. I disegni noti, provenienti da musei italiani ed esteri e da collezioni private, sono tutti esposti in mostra. I nomi degli argentieri d’Oltralpe e romani, che sbalzarono e cesellarono l’argento dei bacini, sono emersi dai documenti degli archivi romani.  Oggi i calchi, donati molti anni fa dal marchese Leonardo Ginori Lisci alle Gallerie fiorentine, sono esposti nelle sale di Palazzo Pitti che accolgono il Tesoro dei Medici e sono l’unica testimonianza tangibile della magnificenza della perduta serie in argento. Da questi nel 1999 è stata eseguita una versione con la tecnica dell’elettroformatura, utilizzata a scopo scenografico, con lo stesso fine con cui viene riproposta in mostra. 

(red)

 

MODENA: IL WALL PAINTING DI ERON 

 “Ad perpetuam rei memoriam” è il titolo dell’opera che l’artista Eron, pioniere dell'arte urbana e del writing in Italia, realizzerà durante i tre giorni del festivalfilosofia di Modena (da oggi a domenica) per una parete di Palazzo Santa Chiara in occasione dei 2200 anni dalla fondazione (183 a.C.) della città romana di Mutina. L’opera, che sarà conclusa il 20 settembre, resterà visibile permanentemente. Richiamando i monumenti restituiti dal sottosuolo della città romana, Eron sviluppa una riflessione profonda sulla storia dell’edificio, in parte distrutto dai bombardamenti del 18 aprile 1945. L’intervento nasce sulla “ferita” più evidente, una parete dimezzata, dove emerge – come scrive Pietro Rivasi nel testo critico incluso in catalogo “un ‘semi tempio della pace’ contemporaneo; il murale, realizzato con uno stile pittorico che richiama i bassorilievi di epoca romana ritrovati a Mutina, rappresenta la metà di una grande colomba che simboleggia il concetto di pace ancora perfettibile in quanto, o è per tutti i popoli, o è sempre solo incompleta”. “Commissionare a un importante artista contemporaneo” aggiunge Pietro Rivasi – “la realizzazione di un dipinto che evochi un evento di 2200 anni fa è infatti una sfida interessante, perchè, mettendo in relazione tempi e sensibilità estremamente distanti, si creano i presupposti per fondere dei contrasti”. Nel corso del tempo Eron ha evoluto il suo linguaggio in senso figurativo, affrontando temi sociali attraverso una ricerca che lo qualifica tra i più virtuosi interpreti della scena dell’arte urbana e della pittura contemporanea internazionale. Ha dipinto ed esposto in diverse parti del mondo: Chelsea Art Museum (New York), Biennale di Venezia, Horizon One Gallery - Museum of Modern Art di (El Cairo), PAC (Milano), Civic Centre Ozumba of Lagos – (Nigeria), Blue Project Foundation - (Barcelona), MACRO (Roma), NuArt Fes$val (Norvegia), Hamlet Festival (Danimarca), Palazzo delle Esposizioni (Roma), Italian Cultural Institute (New York).

 

 PARMA: VIAGGIO NEL MONDO DEI BANCHETTI ROMANI

Alla Galleria San Ludovico a Parma la mostra “Archeologia e alimentazione nell’eredità di Parma romana” presenta, fino al 22 ottobre, reperti archeologici, provenienti dal Museo archeologico di Parma e dai Musei civici di Reggio Emilia, oggetti, ambienti, allestimenti interattivi e multimediali ripercorreranno la millenaria cultura alimentare parmense, dalle origini fino all’attualità. L’esposizione, che si tiene in occasione delle celebrazioni dei 2200 anni della fondazione di Parma, sottolinea quanto le radici della cultura alimentare del territorio siano in continuità con un passato lontano ma straordinariamente vicino e più che mai attuale nelle motivazioni che hanno fatto di Parma una Città Creativa della Gastronomia UNESCO, titolo riservato a sole diciotto città nel mondo. Il visitatore, grazie ai metodi forniti dall’archeologia sperimentale e da allestimenti interattivi, è accompagnato all’interno di un percorso in cui, a fianco di manufatti provenienti dagli scavi realizzati in città, incontra alcuni ologrammi che riproducono oggetti archeologici di notevole interesse. A questi si aggiungono ambientazioni sonore, stimoli tattili e sensoriali e un video didattico che analizza le tappe principali che hanno contraddistinto lo sviluppo del territorio tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C. Il percorso espositivo approfondisce, in particolare, le origini della cultura alimentare parmense – produzione di prosciutto e formaggio - rivelando anche le abitudini alimentari tipiche dell’epoca romana, grazie agli scavi archeologici che hanno definito in maniera chiara quanto alla base dell’alimentazione quotidiana, vi fossero i cereali, insieme ai legumi e alla frutta, così come la polenta e i bolliti di cereali.

(red)

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