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Emigrazione, al via dal Cile
la missione in Sudamerica
della delegazione trentina

Emigrazione, al via dal Cile <br> la missione in Sudamerica <br> della delegazione trentina

È stata all'insegna del lavoro, dell'economia e dello spirito di iniziativa che sovente caratterizza i trentini la prima di una serie di visite istituzionali che il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ha inaugurato ieri sera in Cile. A capo di una delegazione della quale fanno parte la consigliera Lucia Maestri, il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner e il presidente dell'Unione famiglie trentine all'estero, Mauro Verones, il governatore trentino ha infatti visitato a La Serena l'azienda La Alpina fondata e gestita dalla famiglia Erler, originaria della Valle di Cembra. Un vero e proprio gioiello che si sviluppa su diversi ettari attrezzati in stabilimenti e coltivazioni intensive di ortaggi. Ad accogliere la delegazione trentina, nel frattempo completata dalla presenza del Console onorario Aldo Albasini Broll, del Consultore Omar Daud Albasini, del presidente del Circolo trentino a La Serena, Tullio Albasini, tre generazioni Erler che nel tempo hanno saputo costruire una realtà imprenditoriale importante. Dal primo nucleo del mobilificio che ancora oggi sponsorizza la squadra di calcio de La Serena si è passati ad una grande fabbrica che dà lavoro a circa 200 dipendenti. Altrettanti trovano impiego invece nell'agroalimentare dove la famiglia Erler ha deciso di puntare per diversificare il business.  Ed è qui che si sono messi in campo importanti investimenti in macchinari e soluzioni d'avanguardia per la coltivazione di carote (gli Erler riforniscono tutti i supermercati cileni) e la lattuga (di grande effetto la tecnica di coltivazione idroponica adottata). (SEGUE)

UNA STORIA DI EMIGRAZIONE DI SUCCESSO Quella dei Erler è una bella storia di emigrazione di successo, per nulla scontata se si considerano le condizioni di partenza tutt'altro che favorevoli. Chi partì negli anni Cinquanta ricevette dei lotti in pieno deserto, con un terreno con livelli di salinità elevati e pozzi non funzionanti. La vicinanza al fiume Elqui rappresentava un potenziale vantaggio, ma in ogni caso mancavano i macchinari e persino le case. I primi anni di colonizzazione furono quindi molto duri malgrado gli aiuti, ma col passare del tempo il progetto si rivelò buono e la maggior parte delle famiglie riuscì a produrre derrate alimentari da smerciare nei centri vicini. Oggi le condizioni generali sono di gran lunga migliorate, anche per merito di un forte investimento sulla scolarizzazione. (25 set - red)

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