Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

MIGRANTES, RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2017 (17 OTTOBRE 2017)

SPECIALE MIGRANTES

MIGRANTES: 5 MILIONI GLI ITALIANI ALL’ESTERO

(NoveColonneATG) Roma - Dal 2006 al 2017 la mobilità italiana è aumentata del 60,1% passando da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni di iscritti. All’1 gennaio 2017, infatti, gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) sono 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. E’ quanto si legge nella XII edizione del “Rapporto Italiani nel mondo”, della Fondazione Migrantes, presentato il 17 ottobre mattina a Roma, al Church Palace, con la partecipazione di Vincenzo Amendola, sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, presidente dello stesso organismo pastorale della Cei, Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, la curatrice Delfina Licata e Salvatore Ponticelli, della Direzione Centrale Pensioni dell’Inps. A livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani (2.684.325 milioni) risiede in Europa (54,0%), più specificatamente nell’UE 15 (1.984.461 milioni, il 39,9%) mentre 2.010.984 milioni vivono in America (40,4%) soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). A seguire l’Oceania (147.930 mila residenti, il 3,0%), l’Africa (65.696, l’1,3%) e l’Asia (65.003, l’1,3%). Guardando alle realtà nazionali, i primi tre paesi con le comunità più numerose sono, l’Argentina (804.260), la Germania (723.846) e la Svizzera (606.578), mentre è il Regno Unito che, in valore assoluto, si distingue per avere la variazione più consistente (+27.602 iscrizioni nell’ultimo anno). Guardando al dettaglio regionale resta la preponderanza (50,1%) dell’origine meridionale dei cittadini italiani iscritti all’AIRE (Sud: 1.632.766 e Isole: 859.547, +47.262 rispetto ai 2.445.046 iscritti di origine meridionale nel 2016), mentre il 34,8% è di origine settentrionale (Nord-Ovest: 817.412 e Nord-Est: 806.613, +82.892 rispetto a 1.624.025 del totale Settentrione del 2016) e, infine, il 15,6% è originario del Centro Italia (774.712, +32.620 rispetto al 2016). A livello provinciale torna il protagonismo del Meridione. Tra i primi quindici territori provinciali, infatti, solo tre sono del Nord Italia. Ad esclusione della Provincia di Roma, in prima posizione, si distinguono solo Milano, Torino e Treviso rispettivamente in sesta, nona e decima posizione. Nell’analisi comunale, accanto a grandi aree urbane vi sono territori dalle dimensioni molto più ridotte ma dalle incidenze molto più elevate. Tre esempi, tutti siciliani e più specificatamente agrigentini, estratti dalla graduatoria dei primi 25 comuni per numero di iscritti all’AIRE nello stesso comune sono: Licata (16.236 residenti all’AIRE e un’incidenza del 43,4%); Palma di Montechiaro (11.014 residenti e 48,0%) e Favara (10.319 e 31,7%). I valori dello stato civile seguono l’aumento generale con alcuni lievi cambiamenti: aumentano i nubili o celibi (57,0%, +2,7 milioni) mentre i coniugati scendono di un punto percentuale rispetto al 2016 (36,5%, +1,8 milioni). Il divorzio caratterizza l’1,9% (+117 mila) e lo stato di vedovanza l’1,9% (+123 mila). A livello provinciale le partenze dell’ultimo anno, registrano, accanto alle grandi e popolose metropoli italiane quali Roma, Milano, Torino e Napoli, contesti locali minori quali Brescia (oltre 3 mila partenze) quest’anno in quinta posizione dalla settima dello scorso anno. Nuova entrata, ultima tra le prime 10 province, Varese (2.289 partenze nell’ultimo anno). I dati registrati per il decennio 2006-2015 mostrano una propensione, più marcata soprattutto a partire dal 2010, all’aumento continuo degli espatri, a fronte di un andamento pressoché costante del numero dei rimpatri, con un saldo migratorio, nel 2015, pari a -72.207 unità. La variazione percentuale nel numero degli italiani cancellati dalle Anagrafi per l’estero è pari a +158,6% tra il 2010 e 2015. Anche le iscrizioni, nello stesso periodo, subiscono un aumento (+6,6%). Nel 2015 il numero delle cancellazioni per l’estero di cittadini italiani sono state pari a 102.259, di cui 43.897 donne (42,9%), mentre il numero delle iscrizioni anagrafiche dall’estero è stato pari a 30.052 individui, di cui 12.966 donne (43,1%). Nello specifico, hanno un’età mediana di 32 anni per gli uomini e 30 anni per le donne, nel 61,3% dei casi sono celibi/nubili. Nel corso degli anni si sono modificati sia il progetto migratorio e le cause che spingono ad emigrare, sia le mete, ora orientate maggiormente verso i paesi europei. Nel 2015 sono stati 76.999 gli espatri verso paesi europei, contro i 25.260 verso paesi extraeuropei.   

 

MIGRANTES: NEL 2016 124MILA EMIGRANTI, +15,4%

(NoveColonneATG) Roma - Da gennaio a dicembre 2016 le iscrizioni all’AIRE per solo espatrio sono state 124.076 (+16.547 rispetto all’anno precedente, +15,4%), di cui il 55,5% (68.909) sono maschi. Il 62,4% sono celibi/nubili e il 31,4% coniugati/e. E’ quanto si legge nella XII edizione del “Rapporto Italiani nel mondo”, della Fondazione Migrantes, presentato il 17 ottobre a Roma. Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero nell’ultimo anno ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (oltre 9 mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto ha tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%). Le partenze non sono individuali ma di “famiglia” intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia “allargata”, quella cioè in cui i genitori – ormai oltre la soglia dei 65 anni – diventano “accompagnatori e sostenitori” del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale). A questi si aggiunga il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, ovvero i tanti “disoccupati senza speranza” tristemente noti alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro in Italia e con enormi difficoltà di riuscire a trovare alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita. Le donne sono meno numerose in tutte le classi di età ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222 uomini): si tratta soprattutto di vedove che rispondono alla speranza di vita più lunga delle donne in generale rispetto agli uomini. Il continente prioritariamente scelto da chi ha spostato la sua residenza fuori dell’Italia nel corso del 2016 è stato quello europeo, seguito dall’America Settentrionale: quella italiana, quindi, si conferma essere oggi una mobilità prevalentemente euroamericana. Rispetto a quanto messo in evidenza lo scorso anno sulle nazioni, quando la Germania era stata la meta preferita distanziando il Regno Unito di poche decine di unità, quest’anno il Regno Unito, con 24.771 iscritti, registra un primato assoluto tra tutte le destinazioni, seguito dalla Germania (19.178), dalla Svizzera (11.759), dalla Francia (11.108), dal Brasile (6.829) e dagli Stati Uniti (5.939). Da evidenziare, tra le prime 15 destinazioni dell’ultimo anno, gli aumenti percentuali – anche se con valori assoluti profondamente diversi dalle principali mete suddette – relativi all’Irlanda (+57,6%), alla Spagna (+31,6%) e all’Australia (+22,2%) e i decrementi di Argentina (-14,7%), Canada (-8,7%), Emirati Arabi (-6,7%) e Austria (-3,6%). Gli italiani sono partiti da 110 territori giungendo in 194 destinazioni diverse nel mondo. La Lombardia, con quasi 23 mila partenze, si conferma la prima regione da cui gli italiani hanno lasciato l’Italia alla volta dell’estero, seguita dal Veneto (11.611), dalla Sicilia (11.501), dal Lazio (11.114) e dal Piemonte (9.022). Da evidenziare l’unico contesto regionale che presenta un dato negativo ovvero il Friuli Venezia Giulia da cui nell’ultimo anno sono partite circa 300 persone in meno (-7,3%).A livello provinciale le partenze dell’ultimo anno, registrano, accanto alle grandi e popolose metropoli italiane quali Roma, Milano, Torino e Napoli, contesti locali minori quali Brescia (oltre 3 mila partenze) quest’anno in quinta posizione dalla settima dello scorso anno. Nuova entrata, ultima tra le prime 10 province, Varese (2.289 partenze nell’ultimo anno). I dati registrati per il decennio 2006-2015 mostrano una propensione, più marcata soprattutto a partire dal 2010, all’aumento continuo degli espatri, a fronte di un andamento pressoché costante del numero dei rimpatri, con un saldo migratorio, nel 2015, pari a -72.207 unità. La variazione percentuale nel numero degli italiani cancellati dalle Anagrafi per l’estero è pari a +158,6% tra il 2010 e 2015. Anche le iscrizioni, nello stesso periodo, subiscono un aumento (+6,6%). Nel 2015 il numero delle cancellazioni per l’estero di cittadini italiani sono state pari a 102.259, di cui 43.897 donne (42,9%), mentre il numero delle iscrizioni anagrafiche dall’estero è stato pari a 30.052 individui, di cui 12.966 donne (43,1%). Nello specifico, hanno un’età mediana di 32 anni per gli uomini e 30 anni per le donne, nel 61,3% dei casi sono celibi/nubili. Nel corso degli anni si sono modificati sia il progetto migratorio e le cause che spingono ad emigrare, sia le mete, ora orientate maggiormente verso i paesi europei. Nel 2015 sono stati 76.999 gli espatri verso paesi europei, contro i 25.260 verso paesi extraeuropei.

 

EMIGRAZIONE NON DEPAUPERAMENTO MA NUOVO ARRICCHIMENTO

(NoveColonneATG) Roma - “La mobilità è una risorsa perché permette il confronto con realtà diverse ed è, se ben indirizzata, una opportunità di crescita e arricchimento. Oggi, però, nello stato generale di recessione economica e culturale in cui ci si ritrova, la migrazione, per gli italiani in particolare, è diventata nuovamente, come in passato, una valvola di sfogo, ciò che potrebbe permettere di trovare una sorte diversa rispetto a quella a cui si è destinati nel territorio di origine. Così intesa, la mobilità – come stiamo registrando da ormai diversi anni – diventa unidirezionale, dall’Italia verso l’estero, con partenze sempre più numerose e con ritorni sempre più improbabili”. “La questione – spiega la Fondazione Migrantes che a Roma ha presentato il XII Rapporto Italiani nel Mondo - non è tanto quella di agire sul numero delle partenze – anche perché nel mondo globale la libertà di movimento, il sentirsi parte di spazi più ampi e di identità arricchite è quanto si sta costruendo da decenni – ma piuttosto di trasformare l’unidirezionalità in circolarità in modo tale da non interrompere un percorso di apprendimento e formazione continuo e crescente, da migliorare le conoscenze e le competenze mettendosi alla prova con esperienze in contesti culturali e professionali diversi tenendosi aggiornati e al passo con il mondo che cambia”.

 

RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO: IL VOLUME 2017

(NoveColonneATG) Roma - Il volume 2017 del Rapporto Italiani nel Mondo conserva la struttura degli ultimi tre anni e cerca di rispondere alle molteplici richieste e puntualizzazioni arrivate in redazione. Come di consuetudine, gli italiani residenti all’estero vengono analizzati e descritti attraverso la fonte ufficiale dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) sia per quanto riguarda la comunità nel suo complesso che per quanto concerne le partenze avvenute nell’ultimo anno. All’AIRE si affiancano i dati ISTAT sui trasferimenti di residenza per l’estero e la migrazione interna, quelli dell’INPS sulle pensioni, della Banca d’Italia sulle rimesse nonché, nella specifica sezione dedicata alle Indagini, i dati di fonte estera dei paesi scelti dagli approfondimenti di questa edizione, ovvero la Francia e l’Australia. Interessante il focus sulla genitorialità a distanza, un tema nuovo al quale si affaccia quest’anno il Rapporto Italiani nel Mondo, ma sicuramente meritevole di essere indagato e ulteriormente approfondito alla luce delle nuove peculiarità rintracciate dalla mobilità italiana all’interno del più generale quadro degli spostamenti nel mondo sempre più globale e interattivo. Altre novità riguardano, all’interno delle Riflessioni, sia l’approfondimento sulla mobilità dei Millennials prima e dopo la Brexit sia un saggio sui “nuovi italiani”, ovvero cittadini di origine nazionale diversa che, dopo un periodo di migrazione trascorsa in Italia e dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, si spostano fuori dei confini nazionali. A quest’ultimo tema, oltre che una riflessione teorica, si affianca un’analisi dei dati ISTAT più aggiornati a disposizione, condotta nell’ambito della sezione Flussi e presenze. Studiare la mobilità italiana attraverso il Rapporto Italiani nel Mondo significa ripercorrere non solo la storia dell’emigrazione dall’Italia, passata e recente, ma anche la storia di un Paese nell’ambito europeo e nel contesto internazionale. Per cui temi di rilevanza attuale – quale la presenza italiana in Venezuela alla luce anche di quanto sta capitando, così come la descrizione degli italiani che hanno scelto l’Olanda come loro paese di residenza – arricchiscono la sezione delle Esperienze Contemporanee, così come un focus sui ricercatori e professionisti e un progetto di natura regionale che spinge a mantenere costanti i legami tra luoghi di partenza e punti di approdo, nella certezza che la rete, aiutata dalla facilità delle attuali continue connessioni, possano permettere collaborazioni e scambi proficui. Nella parte dedicata alla Prospettiva storica si trovano ulteriori “puntate” di precedenti edizioni dedicate, nell’ordine, al magistero della migrazione – che quest’anno vede protagonisti papa Benedetto XV e Pio XI – e le famiglie di circensi italiane che dal Novecento operano all’estero come artisti dello spettacolo. A ciò si unisce un approfondimento sulla cultura arbëreshe che lega la Calabria con l’Argentina e la presenza pastorale a Berlino dal Dopoguerra. Due approfondimenti sono poi dedicati, nell’ambito delle Riflessioni, alla cultura. L’uno sulle nuove tecnologie per la formazione linguistica di giovani italiani nati e cresciuti all’estero da genitori emigrati e l’altro su una eccellente figura, recentemente scomparsa, del panorama culturale e linguistico italiano: Tullio De Mauro, che tanto si è dedicato allo studio delle “lingue delle migrazioni”. Anticipato da un contributo di apertura a cura della redazione centrale del Rapporto Italiani nel Mondo, lo Speciale di quest’anno è dedicato alle regioni d’Italia. Lo precede, anche, un approfondimento sulla musica sviluppato sempre col fine di valorizzare il piano territoriale e arricchito dalla “realtà aumentata” tramite la quale è possibile ascoltare i brani riportati. Seguono, quindi, tutti i capitoli regionali in ordine alfabetico dedicati alle partenze da ciascun contesto territoriale e alle caratteristiche regionali che si possono rintracciare quali peculiarità sia al momento della partenza che all’arrivo e poi nella permanenza all’estero. Ogni saggio regionale termina con ulteriori schede statistiche che accrescono e arricchiscono quanto messo tradizionalmente a disposizione negli Allegati Statistici finali. A questa edizione – di oltre 500 pagine – hanno collaborato 55 autori con 45 saggi articolati in cinque sezioni: Flussi e presenze; La prospettiva storica; Indagini, riflessioni ed esperienze contemporanee; Speciale Regioni; Allegati socio-statistici e bibliografici.

 

DE ROBERTIS: SPERO NESSUNO PIU’ COSTRETTO A PARTIRE

(NoveColonneATG) Roma - Don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes ha aperto a Roma il convegno dedicato alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2017: “Perego che mi ha preceduto ha fatto del rapporto uno strumento indispensabile per l emigrazione italiana. L’emigrazione è tema attualissimo che ci riguarda come ci riguarda il tema delle migrazioni". "Spero - ha concluso nel suo intervento di saluto - in un mondo dove nessuno sia costretto a partire ma ha la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita".

 

DON DE ROBERTIS: EMIGRAZIONE ITALIANA NON E’ CAPITOLO CHIUSO

(NoveColonneATG) Roma - “L’emigrazione italiana è tutt’altro che un capitolo chiuso della nostra storia, è una realtà attualissima e in continuo mutamento”. E’ quanto ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes salutando i partecipanti alla presentazione del “Rapporto Italiani nel Mondo” 2017 della Fondazione. Don Gianni De Robertis ha concluso il suo intervento con l’augurio di una “azione coraggiosa per costruire un mondo più giusto e solidale dove nessuno sia costretto a partire ma ognuno abbia il diritto di scegliere dove costruire la propria vita”.

 

MONS. DI TORA: LIBERTA’ DI RESTARE NELLA PROPRIA TERRA

(NoveColonneATG) Roma - “Nel tempo e nel mondo della libertà di movimento, è doveroso pensare anche alla libertà di restare nella propria terra e questo vale per ogni persona compresi gli italiani che sempre più numerosi sono costretti a lasciare il Paese”. E’ quanto ha detto il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino di Tora intervenuto alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo, citando la campagna della CEI “Liberi di partire, liberi di restare”.  Per il vescovo oggi viviamo in Italia il “tempo dell’attesa” in cui sempre più famiglie vedono partire i loro figli, i loro padri, i nipoti, persino gli anziani. “Dobbiamo impegnarci affinché nessuno sia violato nella sua dignità. La migrazione, infatti, appartiene a ciascuno di noi. È dentro la storia familiare e personale di ciascuno di noi, esige rispetto e impegno. Ieri a noi, oggi a qualcun altro, domani nuovamente a noi”.

 

MONS. DI TORA: CONIUGARE DIRITTI A PARTIRE E A RESTARE

(NoveColonneATG) Roma – E’ stato presentato a Roma, presso l’Auditorium “V. Bachelet” nel The Church Palace, la XII edizione del “Rapporto Italiani nel mondo”, della Fondazione Migrantes. L’incontro è stato aperto dal saluto di Don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes e dall’introduzione di S.E. Mons. Guerino Di Tora, Presidente dello stesso organismo pastorale della Cei: "La presentazione del rapporto italiani nel mondo è un appuntamento annuale che ci fa confrontare con una realtà nuova" ha detto Tora che ha parlato del progetto "Libero di partire libero di restare" che è una nuova iniziativa legata al fenomeno migratorio che "oggi è un fenomeno universale". “Bisogna coniugare il diritto di partire e il diritto di restare - ha sottolineato Tora - è doveroso dare la possibilità a tutti di restare nella propria terra". L'emigrazione e" un "fenomeno complesso e in costante trasformazione" che va compreso è studiato:" Lo studioso deve affiancare le istituzioni. E' necessario il passaggio dallo studio all'azione, all'operatività".

 

LICATA: 5 MLN DI PERSONE RECLAMANO DIRITTI E PARTECIPAZIONE

(NoveColonneATG) Roma -  A presentare nel dettaglio il Rapporto Italiani nel mondo 2017, la curatrice Delfina Licata che si è soffermata sul tema “La mobilità italiana tra ‘doppi altrove’, periodici spaesamenti e identità arricchite”: "Gli italiani in mobilità sono quasi 5 milioni. Persone che reclamano diritti e partecipazione". Oltre 124 mila quelli partiti nell'ultimo anno: "Specie dalle regioni settentrionali: è come se tutta la città di Monza scomparisse improvvisamente" ha detto Licata. Tema nuovo di quest'anno nel rapporto Migrantes "i genitori che restano" visto che all'estero sono tanti i giovani e i giovanissimi. "Spesso si dice - ha continuato Licata - 'lontano dagli occhi lontano dal cuore' ma se si analizza il fenomeno con approfondimenti e interviste si scopre che non è così: molti partono con la rabbia ma hanno il desiderio di tornare. Chi va via ha nel cuore il territorio da cui parte e anche all'estero ha un occhio di riguardo per il paese da dove è partito". Gli emigranti oggi secondo Licata "sono identità arricchite". "È fondamentale - ha continuato - considerare il diritto di partire ma è necessario anche parlare del diritto di restare". "Ringrazio i 55 autori che quest'anno hanno lavorato alla realizzazione del volume. E poi ringrazio il ministero degli Affari Esteri e L'l Istat e ovviamente la fondazione migrantes". "Oggi - ha concluso Licata- alla luce dei numeri emersi dal rapporto siamo chiamati ad occuparci soprattutto di territori e giovani".

 

RICCARDI (DANTE): PASSAREA DA “ITAL -NOSTALGIA” A “ITAL-SIMPATIA”

(NoveColonneATG) Roma -  Si è tenuta a Roma la presentazione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. Su “Cultura e lingua: lo stile italiano nel mondo” è intervenuto Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri: “L' Italia è paese di emigrati e di immigrati. Il problema è che il tema emigrazione è stato affrontato per un secolo con la chiave della ‘ital-nostalgia’”. Mentre è necessario, secondo Riccardi “un passaggio dall'ital -nostalgia all’ital-simpatia”. Il presidente della Società Dante Alighieri ha sottolineato come gli Italiani nel mondo “siano un pezzo di patria che non possiamo dimenticare” e che la Dante Alighieri e l’Italia hanno il compito di “tenere vivo il ricordo”. “Lo Stato, tuttavia, ha scarsamente investito sull'italiano fuori dall'Italia. All'estero si investe molto di più sulla lingua. Non voglio parlare di occasioni perdute - ha continuano Riccardi - ma ringraziare, oggi, la Fondazione Migrantes perché tiene vivo il discorso  su un’Italia fuori dall’Italia. Oggi però abbiamo una chance nuova: la globalizzazione che introduce nuove possibilità e fa ripensare tutte le tematiche evocate in questo rapporto”. Secondo Riccardi “l'Italia deve riconsiderare la sua proiezione internazionale in modo complesso”: “C'è una grande ricerca di Italia nel mondo. Di arte, cultura, cucina, stile e vivere italiano. Ma questo impone una grande competitività”. “Lingua, cultura e umanesimo italiano sono ‘pezzi’ esportabili”. Il presidente della Società Dante Alighieri ha poi ricordato che è necessario “non parlare di emigrazione nella declinazione di nostalgia: bisogna allontanarsi dalla cultura della nostalgia. C’è una differenza tra i neo emigrati e le generazioni che in passato hanno lasciato l’Italia.  Il rapporto attuale non è nostalgico ma fatto di scambio e capace di confronto. Il parlare italiano si accompagna allo stile italiano di vivere. Oggi i giovani italiani all’estero cercano un ambito dove parlare italiano ma vogliono comunque essere inseriti” nel contesto dove vivono. Rappresentano, in sostanza, “una identità multipla”. Secondo Riccardi “è necessario un passaggio dall'ital -nostalgia all’ital -simpatia. E’ necessario rafforzare l’Italia fuori dall’Italia.  Bisogna trasformare l'unidirezionalità in circolarità”. “E’ decisiva – ha concluso Riccardi -  diffondere la lingua italiana nel mondo: ital simpatia a e italofonia sono legati tra loro".

 

AMENDOLA: RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO STRUMENTO PREZIOSO

(NoveColonneATG) Roma - Vincenzo Amendola, sottosegretario al Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con delega agli italiani nel mondo è intervenuto a Roma alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2017 della Fondazione Migrantes: “Ringrazio chi ha aperto i lavori  e Delfina Licata che mi ha insegnato molte cose negli ultimi due anni. Il rapporto è  un elemento  fondamentale per la Farnesina. Non solo numeri o statistiche ma un vero vademecum. Uno strumento prezioso”.

 

AMENDOLA: MOBILITA’ E’ GRANDE POSSIBILITA’

(NoveColonneATG) Roma - “La mia delega agli italiani all'estero è un grande regalo che mi ha fatto Paolo Gentiloni all’epoca ministro degli esteri”. Così Vincenzo Amendola, sottosegretario al Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con delega agli italiani nel mondo che è intervenuto alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2017 della Fondazione Migrantes: “Anche io vengo dal mondo della mobilità – ha continuato Amendola -  anche io ho fatto parte dell’8 per cento della popolazione che vive all’estero. Ma io ho fatto parte di quella che viene chiamata emigrazione circolare, perché poi sono tornato”. Amendola ha poi sottolineato che l'emigrazione fa parte della storia del nostro Paese: “Mio nonno emigrò in Argentina  negli anni 50 come tanti altri per cercare  di costruire un futuro migliore.  Ma mio nonno è partito per l’Argentina senza avere idea dell’emigrazione circolare perché non è tornato”. Certo è che l’Italia ha “un grande esperienza in termine di emigrazione”: “La mobilità - secondo Amendola - è una grande possibilità e necessita, per il mondo globale in cui viviamo” di essere gestita con i giusti strumenti. “La bellezza di questo rapporto quest'anno sono le schede regionali” ha poi aggiunto Amendola.

 

AMENDOLA: DARE DIGNITÀ A CHI È EMIGRATO IERI E FORZA A CHI EMIGRA OGGI

(NoveColonneATG) Roma - “Nel Rapporto italiani nel mondo 2017 si descrive un mondo complesso” e “il sistema Italia si deve attrezzare per rendere questo mondo patrimonio di identità e di azione”. Lo ha detto   Vincenzo Amendola, sottosegretario al Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con delega agli italiani nel mondo che è intervenuto  alla presentazione del Rapporto della Fondazione Migrantes. Sul tema della nuova e delle vecchia emigrazione Amendola ha aggiunto: “La complessità è  ampia. Per questo dobbiamo aggiornare i nostri  ‘meccanismi’:  per dare dignità a chi è emigrato ieri e forza a chi emigra oggi”. Amendola ha poi suggerito per il prossimo Rapporto l’idea di pensare anche agli italiani nel mondo legati “al made in Italy e alle imprese”.  “Per gli italiani nel mondo – ha quindi sottolineato Amendola – serve un’idea originale, attuale e nello stesso tempo complessa”.  

 

AMENDOLA: GARANTIRE PROTEZIONE A ITALIANI NEL MONDO 

(NoveColonneATG) Roma - “Dobbiamo costruire per questi 5 milioni di italiani un sistema di protezione. Sanità lavoro, percorsi di inclusione. Il nostro obiettivo è dare protezione ai nostri cittadini” anche fuori dai confini nazionali. Lo ha detto Vincenzo Amendola, sottosegretario al Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con delega agli italiani nel mondo che è intervenuto il 17 ottobre a Roma alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2017 della Fondazione Migrantes. “Attraverso gli enti gestori e gli Istituti Italiani di Cultura offriamo a chi vive all’estero un arricchimento culturale” ha aggiunto Amendola che ha poi ricordato l’importanza di iscriversi all’Aire che garantisce “identità, assistenza, informazioni”. E’ necessario, secondo Amendola “una rete tra pubblico e privato” perché quell’ “otto per cento che vive all’estero va accudito e coinvolto: è un’identità di cui siamo orgogliosi da non considerare in termini di nostalgia ma di rappresentanza”.  Infine Amendola ha ricordato l’impegno del nostro Paese nel tenere aperti Consolati e strutture di rappresentanza.

 

AMENDOLA: ORGOGLIOSO DI MIA IDENTITA’ PLURIMA

(NoveColonneATG) Roma - "Devo ringraziare Gentiloni per avermi affidato a suo tempo questa nomina anche perché io sono una delle identità plurime di cui ha parlato Riccardi". Queste le parole d'esordio del sottosegretario per gli italiani nel mondo Enzo Amendola alla presentazione del Rapporto italiani nel mondo. "Io sono stato iscritto all'Aire - ha spiegato Amendola - perché sono stato alcuni anni all'estero, facendo parte dell'emigrazione circolare, perché poi sono tornato. Ma mio nonno è partito per l'Argentina senza avere idea dell'emigrazione circolare perché non è tornato, non ce l'ha fatta. Mi zia anche è partita per l'Argentina. Mia moglie, invece, fa parte di quella percentuale che in Italia è arrivata da fuori e ha poi preso la cittadinanza. Mia figlia sarà il frutto di tutto ciò, una identità plurima anche lei".

 

CGIE: GIOVANI ITALIANI IN FUGA, E’ TEMPO DI REAGIRE

(NoveColonneATG) Roma - “C’era un’ansiosa attesa per conoscere i dati del rapporto presentato dalla fondazione Migrantes sui flussi migratori italiani verso l’estero nel 2016. Nessuna sorpresa ma una conferma, che purtroppo sottolinea una costante. Il trend migratorio dal nostro paese non cessa di bloccarsi e gli indicatori statistici confermano ancora di più che il fenomeno sta prendendo forme concrete di ‘fuga’, che vanno ad alimentare corposamente il numero effettivo di italiani all’estero registrati nelle anagrafi consolari, la cui presenza si attesta sui cinque milioni. Questo dato è rappresentativo dell’8,2% della popolazione italiana”. Così Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero, commentando i dati del Rapporto Migrantes. “Il rapporto registra 124.076 italiani in uscita l’anno scorso – ha sottolineato Schiavone -. Tra questi quasi 50.000 giovani, considerevoli nuclei famigliari, e a spron battuto è confermato anche il numero dei pensionati costretti a trasferirsi in paesi nei quali il costo della vita permette di valorizzare le rendite percepite dalle assicurazioni pensionistiche italiane. Oramai la presenza italiana è distribuita in quasi tutti i paesi del pianeta, e dal punto di vista sociologico potrebbe essere concepita come la conferma di un paese di migranti e navigatori, nella forma e nei numeri com’è stata percepita nei secoli scorsi”.  “Il rapporto decanta la trasformazione sociale di uno dei più grandi paesi sviluppati dell’occidente, nel quale la mobilità interna e verso l’estero è diventata una prassi, tant’è che si parte anche da regioni ricche e progredite ad alto tasso produttivo – ha continuato il segretario generale del Cgie -. Porre dei rimedi a questo fenomeno diventa stringente per le istituzioni, perché il paese si impoverisce di energie umane, di sapere e conoscenza vanificando la ripresa economica e congestionando la rete diplomatico consolare, chiamata a gestire gli inserimenti dei nostri connazionali nei nuovi paesi di residenza. Nel passato era uso ricordare che nel paese rimanevano i vecchietti e i bambini. Oggi, però, non c’è più distinzione perché a partire sono indistintamente tutti coloro che cercano alternative alle condizioni di esclusione sociale, economica e culturale”.  

 

MONS. GALANTINO: SU EMIGRAZIONE E IMMIGRZIONE NO SLOGAN  

(NoveColonneATG) Roma - “Mi auguro che questo studio possa continuare a gettare luce sulla mobilità umana tout court” e possa aiutare la “nostra politica ad uscire da una cultura degli slogan. In materia di immigrazione ed emigrazione, la conoscenza scientifica dei fenomeni è la strada giusta per riproporre un ambiente sociale in cui ciascuno venga arricchito e non depauperato dalla presenza dell’altro”. Così il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, presentando oggi a Roma il Rapporto “Italiani nel mondo” 2017. “La cittadinanza – ha spiegato – non è data solo dal territorio (ius soli) o dal sangue (ius sanguinis) ma è determinata da quanto si vive e si sperimenta nel corso della propria vita. Diventano determinanti il cammino formativo, il percorso di conoscenza del sé, i luoghi in cui si vivono le stagioni della vita, gli incontri; tutti elementi culturali che creano non una sola identità ma identità plurime, dinamiche, in costante arricchimento”. Concetti che, per mons. Galantino, “è importante riscattare da un ambito meramente socioculturale per farli diventare anche cultura vissuta. Dobbiamo fare – ha avvertito – lo sforzo di continuare a dire queste cose, facciamole diventare anima di un modo diverso di stare tra noi e di capire le cose”. Di qui l’auspicio che il Rapporto, “importante per sé, facendoci capire alcune realtà vissute dagli italiani nel mondo, ci aiuti a guardare con occhi diversi quanti stanno qui da noi”. “Non paga parlare di queste cose ma io non arretro di un millimetro”, ha concluso esprimendo quindi gratitudine ai “missionari laici e religiosi, avamposti straordinari e di cui conosco le difficoltà, che a volte hanno, a stare nelle chiese presso le quali lavorano. Come vescovo e segretario della Cei li ringrazio davvero”.

 

MARINO: SALDO NEGATIVO ANCHE IN QUALITA’ TRA CHI PARTE E CHI ARRIVA

(NoveColonneATG) Roma -"Con settantaduemila emigrati in più rispetto agli immigrati in Italia, continuiamo a essere soprattutto un Paese di emigrazione. Ma il saldo non è negativo solo nei numeri, ma anche nella 'qualita', poiché esportiamo cittadini e manodopera non qualificata, manodopera qualificata e soprattutto personalità altamente istruite e cervelli e importiamo manodopera non qualificata o che non valorizziamo e integriamo qualora sia altamente istruita". Questo il commento di Eugenio Marino a margine della presentazione del Rapporto italiani nel mondo di questa mattina a Roma, per il quale ha scritto l'articolo "Quel viaggio che non smette mai. Musica, emigrazione e territori", contenuto nella sezione "Speciale regioni" del Rapporto. "Inoltre - prosegue Marino - molti 'nuovi italiani' che hanno acquisito la cittadinanza italiana da giovanissimi e che hanno studiato in Italia e oggi sono tra gli 'immigrati' altamente istruiti, vanno a ingrossare le fila di chi parte". "Questo significa e conferma - continua Marino - che l'Italia rimane Paese di emigrazione di qualità e che anche gli immigrati che accoglie e ai quali dà una buona formazione, poi non riesce a trattenerli". "Da qui il doppio auspicio - conclude - che si creino le condizioni non solo per arginare in modo strutturale le partenze, quanto anche per mettere seriamente in rete e a frutto il patrimonio italico ormai partito e che difficilmente tornerà indietro".

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