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direttore Paolo Pagliaro

ANM: MAGISTRATI IN TV
MA CON EQUILIBRIO

ANM: MAGISTRATI IN TV <BR> MA CON EQUILIBRIO

"Tra Davigo e Legnini scelgo la toga che va in tv e non si scorda d'essere un magistrato”. Così il presidente dell’Anm Eugenio Albamonte che, alla vigilia del congresso delle toghe che si tiene a Siena tra oggi e domenica, in una intervista a Repubblica, interviene nel dibattito sollevato da Legnini che consiglia di non andare in tv e Davigo che continua a farlo. “L'Anm - sottolinea - ha sempre valorizzato il contributo che i magistrati possono dare al dibattito pubblico sui temi di loro competenza, e nel frattempo ha sempre invitato a tenere toni compatibili con l'immagine di terzietà che il magistrato deve garantire in qualsiasi momento della vita pubblica”, “bisogna trovare un giusto punto di equilibrio che non può certo essere raggiunto quando taluni, e non mi riferisco a Legnini, minacciano azioni disciplinari o penalizzazioni di carriera per chi esprime il proprio pensiero”.  Quindi commenta la circolare Pignatone sulle iscrizioni nel registro degli indagati: “Non è un'iniziativa spontanea, ma imposta dalla riforma del processo penale entrato in vigore ad agosto. Che attribuisce al procuratore una responsabilità nella gestione delle iscrizioni. Ed è una buona occasione per sfatare un mito giornalistico, ma anche giudiziario, sul fatto che l'iscrizione sia sempre e comunque un atto dovuto a fronte di una qualsiasi denuncia in cui si faccia il nome di un ipotetico autore del reato”. Con la linea Pignatone non si rischia la discrezionalità dell'azione penale? “Nel tempo la dimensione sociale della vicenda giudiziaria è stata progressivamente anticipata. Prima si aspettava il rinvio a giudizio, poi si è passati alla misura cautelare, poi all'avviso di garanzia; da ultimo, è la notizia stessa dell'iscrizione ad assumere una ribalta mediatica sproporzionata. Di modo che, quelli che erano presidi di garanzia, oggi di fatto ne anticipano la condanna sociale. La soluzione offerta dalla circolare non interferisce con l'obbligatorietà dell'azione penale che comunque farà il suo corso. È ovvio che, qualora si dovesse dare il via ad indagini invasive, si procederà anche all' iscrizione del nominativo”. Infine una battuta sul decreto di Orlando sulle intercettazioni? “Non ho ancora letto il testo, ma per quello che il ministro ci ha detto si tratta di una riforma equilibrata”. (20 ott - red)

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