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direttore Paolo Pagliaro

Se il governatore
potesse parlare

Se il governatore <br> potesse parlare

di Paolo Pagliaro

(23 ottobre 2017) Quella contro Banca d’Italia è una guerra asimmetrica, perché gli accusatori hanno a disposizione molte tribune, a cominciare da quella parlamentare, mentre l’accusato deve tacere, come si conviene a un’istituzione di garanzia.  Eppure non è necessario attendere che la commissione d’inchiesta legga le 4.200 mila pagine di documenti messi a disposizione dal governatore, per farsi un’idea dei buoni argomenti di cui egli dispone.
Sull’intensità delle attività di vigilanza ci sono dati che il Parlamento già conosce, perché contenuti nella relazione annuale sulla gestione della Banca.
Nel 2016 Via Nazionale è intervenuta 7.407 volte per verificare, negli istituti sottoposti alla sua vigilanza, il rispetto dei requisiti di liquidità, i sistemi di governo e controllo, il rischio di credito, la situazione aziendale complessiva. In molti casi sono stati richiesti e ottenuti interventi correttivi. In altri sono state avviate procedure di commissariamento.
In un anno sono stati sottoposti a sanzione 363 amministratori e 92 casi di malagestione sono stati segnalati alla magistratura. Di molti, ma non di tutti, si sono occupati i giornali, perché tra gli obblighi di una banca centrale c’è anche quello di non aggravare le situazioni di crisi diffondendo informazioni riservate.
In ogni caso, si deve agli ispettori della Banca d’Italia se è emerso che alla Popolare dell’Etruria a 13 consiglieri d’amministrazione e 5 sindaci erano stati concessi fidi per 185 milioni, gran parte dei quali finiti poi tra i crediti in sofferenza.  Che a Banca Marche una quota dei prestiti concessi finiva sul conto del direttore generale. Che a Veneto Banca i vertici, abituati a elargire mutui milionari a se stessi, si erano resi responsabili di  aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Ma quando la Guardia di Finanza perquisì gli uffici della banca, ci furono le fiere proteste di alcuni politici perché con quel dispiegamento di forze, – dissero – “si screditava il Veneto”.

 

 

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