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direttore Paolo Pagliaro

Così le migrazioni
cambiano le mappe

Così le migrazioni <br> cambiano le mappe

di Paolo Pagliaro

(24 ottobre 2017) Incrociando il paesaggio terrestre con le storia delle civiltà, dei popoli e degli imperi emergono mappe sorprendenti, e soprattutto mutevoli come quelle che Federico Rampini, infaticabile viaggiatore, propone perché ci si possa orientare nel mondo in cui viviamo. Della Catalogna e degli altri separatismi sappiamo. Ma forse non ricordiamo che anche la Germania ha cambiato forma e dimensione con una frequenza impressionante Dal 1871, anno della prima unità, a oggi, praticamente ogni generazione tedesca ha visto nel corso della vita qualche modifica nei confini del proprio paese. Le carte geografiche vanno corrette spesso, come Rampini insegna nel  libro “Le linee rosse” che si apre con due interrogativi – sta finendo l’impero americano? moriremo cinesi? – e si chiude con un capitolo dedicato all’Italia potenza mondiale a sua insaputa. Per l’ influenza che abbiamo sulla globalizzazione dei gusti e dei consumi, e anche per il ruolo di Gramsci e D’Annunzio nella cultura delle elites internazionali.  

 
Ma c’è anche un’altra Italia, quella risucchiata dal Mediterraneo, alle prese con problemi di migrazioni e di identità.    La linea rossa dell’Africa che sale fra noi, quella che i francesi hanno deciso di fermare a Ventimiglia e gli austriaci al Brennero, è fatta ancora di piccoli numeri, ma conferma la sensazione che l’Italia sia il ventre molle dell’Europa: una società non abbastanza sicura dei propri valori, con uno Stato debole, un senso della legalità precario, troppo disunita e insicura per potere assimilare gli stranieri. Questo si legge nel libro di Rampini e in fondo anche sui quotidiani dei giorni scorsi, dove stava scritto che su ottomila comuni italiani sono soltanto 1017 quelli che hanno aderito al piano di Minniti  per accogliere qualche migrante nel proprio territorio.  

(© 9Colonne - citare la fonte)