Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

L’autobiografia in audio
di Bud Spencer

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

L’autobiografia in audio <br> di Bud Spencer

L’AUTOBIOGRAFIA IN AUDIO DI BUD SPENCER

“Mi chiamavano Bud”, l’autobiografia in audio di Bud Spencer, è pubblicata da Volume in anteprima esclusiva su iTunes e Audible.it. Il leggendario Bud Spencer, l’attore italiano più popolare e amato in tutto il mondo, si racconta in un progetto autobiografico unico e straordinario. La sua vita, la sua carriera, la sua filosofia, raccontati in prima persona dalla sua voce. Contributi esclusivi da parte del figlio Giuseppe e delle persone a lui più vicine. Un prodotto originale che fonde autobiografia e documentario. Tutto quello che c’è da conoscere su Bud Spencer, direttamente dalla sua voce. Volume (www.volumeaudiobooks.com) è una nuova società di produzione ed edizione di audiolibri, con distribuzione internazionale specializzata nel genere varia: cinema, teatro, musica, arte, cucina e sport. Il primo titolo, l’audiolibro Fantozzi letto da Paolo Villaggio, è stato a lungo primo nelle classifiche di vendita e in seguito ha ispirato anche il docufilm La voce di Fantozzi, con la regia di Mario Sesti, prodotto da Volume Entertainment, in concorso allo scorso Festival del Cinema di Venezia ed in corsa per il David di Donatello. Volume ha inoltre prodotto Senti Senti Senti di Maurizio Battista che presenta il meglio del suo repertorio in audio e Quo Chi? scritto e letto da Gianni Canova dedicato alla fenomenologia di Checco Zalone.

 

“UN NESSUN DOVE VERISSIMO” DI ANNALISA DE STEFANO

Si terrà mercoledì 20 dicembre alle 18, presso il Caffè Letterario di Roma (Via Ostiense, 95 – Roma), la presentazione del libro “Un nessun dove verissimo”, romanzo d’esordio della scrittrice Annalisa De Stefano, edito da EvArt editore. Presenta la psicologa Olivia Chiusi. Nel corso dell’evento, l’attrice Ornella Amodio leggerà alcuni brani tratti dal romanzo. Flavio De Luca è uno scrittore romano che ha avuto successo grazie a una trilogia, buttata giù senza impegno, su un commissario di polizia. Ora vuole scrivere un romanzo “vero”, il suo romanzo, ma, nel momento in cui la vicenda ha inizio, è riuscito solo a descrivere minuziosamente quattro personaggi e a confinarli in quattro differenti taccuini, senza dar loro una storia. E i suoi quattro personaggi - inevitabilmente vivi, oramai - la vogliono, la loro storia, la esigono. Nel tempo, grazie a una serie di relazioni preziose per la comprensione di sé - il vecchio libraio che gli ha insegnato l’amore per la lettura; Silvia, l’amica di infanzia; Federica, la sua compagna - Flavio riuscirà a vedere le ragioni del suo blocco e a sciogliere il nodo. “Un nessun dove verissimo” è un romanzo sulla lettura. La lettura dei libri, intesi come messaggeri di domande, non di risposte. La lettura di noi stessi, vista come il coraggio di interrogarci fino in fondo. E la lettura delle persone: la consapevolezza che una crescita è possibile solo attraverso la relazione con l’altro da sé. L’autrice è docente e avvocato a Roma. Si occupa di diritto di famiglia, diritto successorio e biodiritto. “Un nessun dove verissimo” è il suo primo romanzo. Edito dalla EvArt editore, il romanzo nasce dall’esperienza del NoNamesLab, un progetto di scrittura collettiva che si basa sulla condivisione, sull’ascolto, sull’attenzione, sul rispetto dell’uguaglianza, sull’amore per la lettura; un luogo in cui i partecipanti, attraverso le lezioni, lo studio, gli esercizi, l’elaborazione delle proprie esperienze, possano trovare il modo di dar vita a una storia, di scrivere il loro romanzo. Come è successo ad Annalisa De Stefano.

PREMIO JOHN FANTE OPERA PRIMA 2018

Il Comune di Torricella Peligna (Ch) con la direzione di Giovanna Di Lello ha indetto per il 2018 il nuovo bando del Premio John Fante Opera Prima. Il Premio sarà assegnato a un romanzo o raccolta di racconti di un autore/autrice esordiente, scritto in lingua italiana ed edito in Italia nel corso dell’anno precedente la pubblicazione e la scadenza del bando (10 novembre 2016- 13 gennaio 2018). La premiazione si terrà, alla presenza dei tre finalisti, durante la XIII edizione del John Fante Festival “Il dio di mio padre”, a Torricella Peligna (24-25-26 agosto 2018). La scadenza per la spedizione delle opere è fissata al 15 gennaio 2018. La scheda d’iscrizione va compilata in tutte le sue parti e firmata allegandola alle copie oppure via email. Per richiederla e per ulteriori informazioni potete contattare via email Francesca Graziani della segreteria del Premio al seguente indirizzo: premio@johnfante.org

“STORIA MONDIALE DELL'ITALIA” DI ANDREA GIARDINA

Un racconto fatto di tanti racconti che ci parlano della mobilità degli uomini e delle cose, nello spazio e nel tempo. Conquiste, emigrazioni e immigrazioni, affari, criminalità, viaggi, miserie e ricchezze, invenzioni, vicende di individui, di gruppi e di masse, imperi, stati e città, successi e tracolli. Dall’uomo di Similaun agli sbarchi a Lampedusa, 180 tappe per riscoprire il nostro posto nel mondo. “Storia mondiale dell'Italia” di Andrea Giardina (con la collaborazione di Emmanuel Betta, Maria Pia Donato, Amedeo Feniello, casa editrice Laterza) coniuga rigore scientifico e gusto della narrazione. Che provoca, spiazza, sorprende e allarga lo sguardo. La parola “Italia” definisce uno spazio fisico molto particolare nel bacino del Mediterraneo. Un luogo che è stato nel tempo punto di intersezione tra Mediterraneo orientale e occidentale, piattaforma e base di un grande impero, area di massima espansione del mondo nordico e germanico e poi di relazione e di conflitto tra Islam e Cristianità. E così, via via, fino ai nostri giorni dove l’Italia è uno degli approdi dei grandi flussi migratori che muovono dai tanti Sud del mondo. Questa peculiare collocazione è la vera specificità italiana, ciò che ci distingue dagli altri paesi europei, e ciò che caratterizza la nostra storia nel lungo, o meglio nel lunghissimo periodo. La nostra cultura, la nostra storia, quindi, possono e debbono essere indagate e, soprattutto, comprese anche in termini di relazione tra ciò che arriva e ciò che parte, tra popoli, culture, economie, simboli. La Storia mondiale dell’Italia vuole ripercorrere questo cammino lungo 5000 anni per tappe: ogni fermata corrisponde a una data e ogni data a un evento, noto o ignoto. Le scelte risulteranno spesso sorprendenti, provocheranno interrogativi, faranno discutere sul perché di molte presenze e di altrettante esclusioni. La storia, ancora una volta, si dimostra un antidoto alla confusione e al disorientamento del nostro tempo. Perché ci racconta come le sfide a cui siamo sottoposti non siano inedite. Perché porta in evidenza la complessità ma anche la ricchezza della relazione tra l’Italia e il resto del mondo. Perché, soprattutto, fa comprendere che, quando si è perso l’orientamento della nostra collocazione spaziale, lunghi e disastrosi periodi di decadenza hanno fatto sparire, quasi per magia, l’Italia dalle mappe geografiche. Andrea Giardina insegna Storia romana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha svolto attività di didattica e di ricerca anche presso l’École Normale Supérieure e l’École Pratique des Hautes Études di Parigi. È socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, presidente della Giunta Centrale per gli Studi Storici e del Comité international des sciences historiques. Ha pubblicato, tra l’altro, Cassiodoro politico (Roma 2006) e ha diretto l’edizione delle Variae di Cassiodoro (Roma 2014-2016).

L’ESTETIZZAZIONE DEL MONDO

“L’estetizzazione del mondo. Vivere nell’era del capitalismo artistico” di Gilles Lipovetsky e Jean Serroy (Sellerio, traduzione dal francese di Andrea Inzerillo, prefazione di Gianni Puglisi) è una riflessione salutare su uno degli aspetti che caratterizzano il nostro tempo: l’onnipresenza dell’estetica di massa in rapporto ai nostri consumi e alle nostre pratiche culturali. La tesi di questo saggio è sorprendente e provocatoria: la nostra epoca è quella del compimento di una estetizzazione del mondo; è addirittura possibile definire il sistema globale nel quale viviamo un “capitalismo artistico”, quasi che alla fine si fosse realizzato l’antico ideale: “bisogna ammetterlo, il capitalismo ha creato un uomo estetico”, vale a dire “un iperconsumatore che ha uno sguardo estetico e non utilitaristico sul mondo”. Le avanguardie, la sperimentazione, le attività artistiche, diversamente che nel passato, sono oggi integrate nel sistema produttivo ed è il sistema produttivo stesso a moltiplicare gli stili. È così non perché il Bello sia offerto al «pubblico» quale semplice orpello pubblicitario, o a mo’ di ornamento volto solamente a camuffare la pochezza intrinseca del prodotto. Ben oltre questo, il Bello è divenuto un vero e proprio fattore produttivo su cui impegnare capitali: “nessuna sfera è risparmiata dall’investimento estetico”. Si è arrivati al presente stadio di estetizzazione del mondo attraversando un itinerario storico, che gli autori ricostruiscono in quattro tappe dall’antichità all’Ottocento, fino ad oggi. A ciascuna di esse è dedicata una analisi che individua per ogni epoca il tipico rapporto della società data con il Bello, con i fini estetici e la produzione estetica. Ma Gilles Lipovetsky e Jean Serroy, ben riconoscendo i contributi del capitalismo alla estetizzazione del mondo, non ne fanno un’esaltazione. Il loro saggio unisce economia sociologia antropologia dentro l’orizzonte di una tagliente critica sociale. Ed essa dimostra come questo capitalismo artistico possa essere una macchina che distrugge la sostanza umana della società, quanto da esso “la buona vita sia minacciata”.

 

 

 

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