Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Aldo Moro, così morì
la buona politica

Aldo Moro, così morì <br> la buona politica

di Paolo Pagliaro

(7 marzo 2018)

Tra pochi giorni, il 16 marzo, saranno passati 40 anni dal rapimento di Aldo Moro e dall’inizio della sua consapevole agonia, conclusa il 9 maggio 1978 quando le Brigate Rosse ne restituirono il cadavere. Gli assassini di Aldo Moro hanno avuto destini diversi: alcuni hanno scontato la pena, altri sono fuggiti all’estero, altri ancora tengono conferenze e rilasciano pensose interviste  a uso di un paese che sembra aver perso memoria e dignità.
La memoria di Aldo Moro e la dignità della politica sono le protagoniste del libro che Marco Damilano ha pubblicato per Feltrinelli titolandolo “Un atomo di verità”, quella verità che lo statista prigioniero invocava e che è mancata in quei 55 giorni del 1978 e nei decenni successivi sul suo rapimento e la sua morte.

Moro era odiato dall’estrema sinistra, che lo considerava il simbolo del malgoverno democristiano, così come era stato messo in scena da Volonté in “Todo modo”.  Ma per aver  bloccato il tentativo autoritario di Tambroni, Moro era diventato il nemico numero uno della destra profonda. Il nemico degli americani, che lo accusavano di voler portare i comunisti al governo. Il nemico dei sovietici, ostili a ogni evoluzione democratica dei partiti satellite. Il nemico della logica di Yalta.

Moro cinque volte presidente del Consiglio aveva accompagnato la trasformazione dell’Italia. Negli anni dei suoi governi erano partiti  l’Autostrada del Sole, la Metropolitana di Milano, lo stabilimento siderurgico di Taranto. Nelle foto su cui si sofferma Damilano,  Moro inaugura il nuovo stabilimento della Merloni a Fabriano, lo stabilimento Lanerossi a Foggia, la raffineria Shell di nuovo a Taranto, la Ignis a Varese, lo stabilimento De Rica con il barattolo del pomodoro. Erano i marchi del miracolo italiano, come l’Alfasud di Pomigliano e il treno veloce Roma-Napoli,  con la locomotiva chiamata Tartaruga.
Nord e Sud uniti nella coesione sociale, che era il progetto di Moro.

Allora la politica era la leva privilegiata del cambiamento e coltivava la speranza, non la paura.
Il libro di Damilano è per l’appunto anche un manuale di buona politica, e dovrebbe essere una lettura obbligatoria per le nuove classi dirigenti.

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)