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Voto estero, Bernabucci (Leu): Legge da rifare, il nostro
progetto continua

Voto estero, Bernabucci (Leu): Legge da rifare, il nostro <br> progetto continua

I risultati definitivi del voto degli italiani nel mondo tardano ad arrivare. Abbiamo intervistato Claudio Bernabucci, che per Liberi e Uguali ha coordinato la campagna elettorale all’estero: con lui abbiamo fatto un bilancio dei risultati e sottolineato le anomalie emerse nelle varie fasi della consultazione.

I risultati all’estero sembrano acquisiti. Qual è la sua valutazione sull’esito del voto e sui malfunzionamenti ad esso collegati?

È probabile che i risultati provvisori sinora disponibili siano di fatto confermati, una volta che la Corte d’Appello di Roma, prima o poi, avrà concluso lo spoglio delle schede e le avrà trasmesse al Ministero degli interni per la conseguente ratifica. Ed è pur vero che la distribuzione dei seggi parlamentari oggi ipotizzata evidenzia delle tendenze o, se si preferisce, dei vincitori e dei vinti. Tutto ciò deve essere oggetto di analisi critica, non c’è dubbio. Tuttavia, all’oggi, in attesa dello spoglio definitivo, mi sembra che l’attenzione debba essere concentrata su altri due elementi cruciali: l’accentuato malfunzionamento del sistema di voto e scrutinio e, ciò che è più grave, l’emergere di episodi e accuse di brogli come mai avvenuto sinora.

A cosa si riferisce quando parla di “accentuato malfunzionamento”?

Al fatto che è inconcepibile per un paese che si dichiara civile obbligare a 4 o 5 ore di code nel traffico i Presidenti e gli scrutatori che si sono recati ai seggi di Castelnuovo di Porto. Il fatto che le istituzioni competenti non abbiano prevenuto adeguatamente i problemi di accesso e posteggio in un’area della campagna romana è veramente grave. Di conseguenza, ciò ha indotto molti Presidenti e scrutatori ad imboccare la via del ritorno, rendendo impossibile – per mancanza di personale – l’apertura di 68 seggi e lo scrutinio di circa 40mila voti. Questo è quanto emerge dai dati forniti dalla Corte di Appello di Roma, che, dopo aver avocato a sé lo spoglio di tali schede, a distanza di nove giorni dall’inizio delle operazioni di spoglio, non è ancora in grado di fornire agli italiani i risultati definitivi del voto all’estero. A ciò si aggiunga la evidente impreparazione di un gran numero dei Presidenti e scrutatori selezionati, che – sia pure in buona fede – non hanno adempiuto al loro mandato nei termini di legge, rendendo così ancor più ardua l’identificazione di brogli e malaffare.

Ecco, parliamo allora di brogli, dato che i malfunzionamenti logistici e di formazione del personale possono sempre esser superati. Al contrario, la questione dei brogli non appare di così semplice soluzione.

È proprio così. L’esperienza di varie elezioni dimostra che l’attuale sistema di voto per corrispondenza apre spazi troppo grandi per la delinquenza. Come avevamo allertato in un comunicato stampa alla vigilia del voto, la necessità dei Consolati di doversi avvalere di servizi postali, pubblici e privati, sui quali le nostre istituzioni ed organi di polizia non sono in grado di esercitare adeguati controlli, si dimostra ancora una volta il lato più debole della legge. Da tale realtà alla manipolazione, furto, accaparramento o vendita delle schede, il passo – per i malintenzionati – è purtroppo assai breve. I fatti criminosi recentemente illustrati dai media e denunciati in parte dalla politica sono lì a dimostrarlo.

Lei si riferisce anche ai servizi di Striscia la notizia e delle Iene che la Farnesina ha bollato come “fake news”?

Certo, ma non solo a quelli. In questi ultimi giorni si è levato un coro di testimonianze da parte di elettori, candidati e forze politiche che denunciano situazioni assai sospette, dove il fumus del crimine è più spesso che mai. Sappiamo che su tali fatti sta rivolgendo la sua attenzione il Pubblico ministero ed attendiamo con ansia che anche la Corte d’Appello completi il suo lavoro. Ciò detto, sappiamo di certo che in veste informale numerosi esponenti della Magistratura e del Ministero degli Esteri considerano “demenziale” la legge per il voto all’estero, così come oggi formulata. “Fake news” è diventato oggi un termine sin troppo abusato…

Che fare allora in attesa che le indagini facciano il loro corso?

Mi sembra che un approdo importante della situazione critica che stiamo vivendo sia comunque la diffusa consapevolezza che avanti così non si potrà più andare. Quasi tutti apparentemente ripetono: questa è l’ultima delle elezioni in questo modo, per corrispondenza. Se emergeranno fatti perseguibili penalmente dovranno essere puniti, ma la soluzione di questo come di altri problemi è ancora una volta politica e legislativa. La richiesta pressante da parte nostra è che la legislatura che si apre abbia come scopo non solo la riforma della legge elettorale per il territorio nazionale, ma, in parallelo, anche quella per l’estero.

A questo punto non può esimersi dal parlare del voto deludente ottenuto da Liberi e Uguali.

È vero, non voglio essere reticente. Siamo tra i perdenti, non c’è dubbio, come tutta la sinistra o il centrosinistra che dir si voglia. Ma, in attesa di commentare compiutamente i risultati a scrutinio veramente concluso, sin d’ora vorrei evidenziare che – brogli inclusi – Liberi e Uguali è poco al di sotto del 6% nella circoscrizione estero. Se consideriamo che il nostro simbolo era del tutto nuovo e che la campagna elettorale è durata all’estero tra le tre e le quattro settimane, il risultato non è comunque lusinghiero, ma di certo ha posto le fondamenta del nostro progetto futuro.
(Red – 14 mar)

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