di Paolo Pagliaro
(16 marzo 2018) Dal primo gennaio a oggi sono sbarcati in Italia 5.945 migranti, provenienti soprattutto dalla Libia. Sono il 63% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando giunsero 16.200 persone. Questi dati forniti dal Dipartimento della Pubblica sicurezza segnalano una tendenza che potrebbe però invertirsi da un giorno all’altro, se la situazione politica libica dovesse precipitare trascinando con sé anche gli accordi con l’Italia.
Nella direttiva 2018 che si può consultare sul sito del Viminale, Minniti – che oggi è in Niger - mette in guardia contro il rischio che possa aumentare la pressione sul sistema nazionale di accoglienza e definisce «prioritaria» l’azione per i rimpatri quando manca «il diritto di rimanere in Italia». Gli strumenti sono l’ampliamento della rete dei Centri di permanenza per il rimpatrio che hanno sostituito i Cie, e gli interventi di Rimpatrio Volontario Assistito che sono costosi ma cominciano a rivelarsi efficaci.
In quello che potrebbe essere uno dei suoi ultimi atti ufficiali da ministro, Minniti torna a chiedere una più capillare distribuzione dei migranti su tutto il territorio nazionale, così come era stato previsto nel piano concordato tra l’associazione dei Comuni e il Ministero dell’Interno, e l’effettiva integrazione di chi si è visto riconosciuto il diritto d’asilo.
Il successore di Minniti potrà forse giovarsi anche di una diversa sensibilità europea. Oggi la cancelliera Merkel ha annunciato che la settimana prossima il vertice dell’Unione si occuperà del diritto d’asilo europeo e si è appellata agli altri Paesi perché aiutino l’Italia sulla questione dei migranti.