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Coronavirus, Schiavone (Cgie): Rilanciare l’idea di un ministero dell’emigrazione

Coronavirus, Schiavone (Cgie): Rilanciare l’idea di un ministero dell’emigrazione

“Possa questa esperienza riportare nel discorso pubblico e nello storytelling del nostro Paese il ruolo delle comunità italiane nel mondo, unico al mondo per dimensioni e per storia vissuta”. A parlare in un’intervista a 9colonne è Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero. L’emergenza Coronavirus, infatti, riguarda anche gli italiani nel mondo e la rappresentanza all’estero può svolgere un ruolo importante nell’affrontarla. Secondo il segretario generale del Cgie “questa lezione sarà utile per pensare finalmente all'istituzione di un ministero degli italiani nel mondo”.

Le comunità all’estero come stanno vivendo la situazione italiana?
“Gli occhi, le orecchie e i pensieri dei nostri connazionali all'estero sono continuamente rivolti al nostro Paese. Non sono solo sentimenti affettivi e amarcord, ma tratti identitari che emergono e delle volte si esaltano, per venire in soccorso all'Italia. Parliamo della viva attenzione di svariati milioni di cittadini con diritti e doveri identici a quelli dei connazionali residenti nel Bel Paese. A loro si aggiungono altri milioni di temporanei all'estero: lavoratori, studenti, accademici, ricercatori universitari e anche un numero significativo di specialisti attivi nel mondo sanitario, che in questa triste vicenda del Coronavirus avrebbero potuto rafforzare i nostri presidi e le nostre strutture sanitarie. Pensare al loro rientro in Italia non sarebbe un peccato. Altra è, invece, la presenza di migliaia di nostri connazionali vacanzieri, che dovrebbero e devono rientrare nei luoghi di residenza e che a causa della chiusura delle frontiere e la cancellazione di voli aerei o del blocco dei viaggi marittimi cercano di rientrare in Italia”.

In questo caso come si stanno comportando?
“Diversi sono i loro comportamenti, le necessità e le modalità che li tengono assieme. I primi e istintivi orientamenti sono con le strutture consolari, i riferimenti amministrativi locali, i Comites, il CGIE, le missioni cattoliche, le associazioni, i patronati. Dove queste strutture sono assenti, lontane, sopperiscono i social: sono sorti ovunque comitati di sostegno, di aiuto o comunque gruppi organizzati, perché anziani, disabili, ammalati o chi è impossibilitato nella mobilità sono presenti ovunque. L'efficacia del network dei social media è di grande aiuto, rappresenta uno strumento originale, efficace, immediato e attivo in paesi dove la presenza istituzionale italiana è meno presente. Roma per alcuni versi è lontana, anche perché è in trincea, perché in queste settimane è la più esposta a combattere il virus”.

Le nostre autorità diplomatico-consolari sono avvertite vicine dai nostri connazionali in questa situazione?
“L'attenzione della rete diplomatico consolare in questa fase è rivolta alle migliaia di turisti, studenti, temporaneamente all’estero che devono o desiderano ritornare a casa. Questa risulta essere l'emergenza immediata, che anche se con qualche ritardo ha cominciato a funzionare. L'Unità di crisi è un gioiello dell'amministrazione che splende per un encomiabile lavoro, fatto di sacrifici e di ottimi risultati. Nella tempesta che ha portato molti paesi a erigere nuove frontiere e a tagliare i ponti con l'Italia, è riuscita a ripristinare molti voli straordinari per riportare a casa i nostri connazionali bloccati negli aeroporti o nei porti di tutto il mondo, promuovendo e inventandosi soluzioni. Alcuni ambasciatori e consoli hanno assunto decisioni coraggiose a tutela dei funzionari, pur garantendo i servizi amministrativi essenziali: stanno garantendo, dove possibile, il proseguimento delle lezioni per le scuole pubbliche, quelle paritarie e i corsi di lingua e cultura italiana; sono presenti e attivi con messaggi e informazioni mediante internet e social media. Parlo dei più illuminati, di diplomatici ligi al dovere e veri servitori dello Stato. Questi comportamenti, purtroppo, non sono riscontrabili ovunque, almeno da quanto mi risulta dalle innumerevoli telefonate e dai messaggi che mi giungono da ogni parte del mondo. La straordinarietà dell'emergenza Coronavirus non può essere affrontata con l'invio da Roma di circolari applicative, di istruzioni che nel migliore dei casi non trovano riscontri nelle normative emergenziali dei paesi ospiti. Gli italiani hanno bisogno di strumenti, mezzi e, in futuro, di investimenti, che alla prova con le emergenze, possano essere di vero aiuto. Oggi, purtroppo, risultano insufficienti e in alcune aree inesistenti. Perciò, al rientro nella normalità, il governo italiano dovrà analizzare i limiti della sua azione verso le comunità italiane all'estero, riformando le leggi dei Comites e del CGIE che devono essere messi in condizione di svolgere compiti più incisivi, mentre questa lezione sarà utile per pensare finalmente all'istituzione di un ministero degli italiani nel mondo, senza il quale milioni di nostri connazionali e italo discendenti continueranno a essere relegati negli angoli più bui della vita del Paese. Gli italiani all'estero, nella sostanza, costituiscono una vera e propria regione, alla quale dovremo dare gli strumenti per amministrarla autonomamente con maggiore efficienza e cura in collaborazione con il ministero degli esteri, ma anche gli altri organismi istituzionali e costituzionali”.

CGIE e Comites si sono riuniti per discutere come muoversi? Avete fatto qualche iniziativa nei confronti dell'Italia o della stessa comunità italiana locale?
“I 107 Comites nel mondo, sono gli organismi di rappresentanza territoriale di prossimità locale o a livello paese, mentre il CGIE, a sua volta è costituito da 63 rappresentanti di diversi paesi presso le istituzioni italiane ed entrambi rappresentano l'avamposto delle comunità. In questa emergenza animano non solo gli interventi promuovendo iniziative a risoluzione delle urgenze, ma sono anche gli organismi che suggeriscono soluzioni e si interfacciano con le rappresentanze consolari e con le ambasciate. Registriamo numerosi ed efficaci interventi ovunque nel mondo: sono stati coinvolti in modo privilegiato dal ministero dell'immigrazione tedesca presieduto dalla Cancelliera Angela Merkel per far da tramite verso gli 800.000 italiani residenti in Germania; sono intervenuti sul Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, per chiedere interventi diretti alle caotiche decisioni sulla mobilità dei frontalieri; sono intervenuti in Olanda, Romania, Spagna per organizzare i rientri aerei di turisti italiani da Tenerife, Madrid, Amsterdam, Bucarest, New York ecc. Lo stesso sta avvenendo in Australia, Sud Africa, America Latina. Grazie al lavoro volontario dei consiglieri dei Comites e del CGIE il compito delle rappresentanze diplomatiche è agevolato, se non proprio insostituibile, nei rapporti con le Autorità dei paesi di residenza. La rete diplomatico-consolare è agevolata nei suoi rapporti con le Autorità estere, là dove nelle istituzioni parlamentari o amministrative sono presenti doppi cittadini o cittadini di origine italiana. Comites e CGIE sono di insostituibile valore, sono il bene più spendibile sul quale il nostro Governo può e deve fare leva”.

E la rete associativa e dei patronati cosa sta facendo?
“Il mondo dell'associazionismo italiano all'estero, l'evoluzione del mutualismo sociale, costituiscono il valore aggiunto nei servizi di prossimità, sono presenti e attivi e sicuramente sussidiari alla presenza statuale. E oggi, al loro attivismo, si aggiungono nuove forme aggregative e moderne: le reti dei social media, delle radio e delle televisioni etniche. In particolare i social media, assieme alle testate giornalistiche, alle radio e alle televisioni, sono presenti con migliaia di pagine dedicate, facilitano l'informazione immediata, indicando soluzioni a difficoltà che richiedono interventi materiali in tempo reale. Le grandi e storiche associazioni sono molto attive nella raccolta di fondi destinati alle strutture ospedaliere italiane, mentre sono utili a livello locale nella raccolta di materiale sanitario e nell'offerta di aiuto alle persone. Diverso è il ruolo dei patronati. In questa fase molti uffici praticano l'home office o il lavoro agile, perché le restrizioni della mobilità individuale sono state introdotte anche in altri Paesi, e continuano a erogare servizi amministrativi. Anche in questo ambito bisognerà prevedere nuovi interventi legislativi”.

In genere, le comunità italiane all'estero in tempi di difficoltà si mobilitano anche con iniziative di solidarietà verso l'Italia. In questo caso lei è a conoscenza di particolari iniziative?
“La generosità degli italiani all'estero è uno dei tratti distintivi dei nostri connazionali, che si alimenta di straordinarie e ammirevoli testimonianze, quantificabili in forme materiali, ma anche in grandi slanci di solidarietà umana e che si rinnoverà. Dai milioni di post che circolano nei social media, è facilmente presumibile che i grandi marchi italiani all'estero, gli imprenditori, i banchieri, le associazioni e i singoli saranno già intervenuti con ingenti somme o che comunque lo faranno. Gli stessi Comites e il CGIE hanno avviato raccolte di denaro per poter finanziare gli interventi di prima necessità e aiutare l'Italia ad affrontare l'emergenza. Ricordo che la solidarietà è preferibile non sbandierarla, resta un tratto indistinguibile della dignità di un popolo, che nei momenti difficili ha sempre trovato la forza per rialzarsi. Gli italiani all'estero saranno protagonisti anche questa volta, spinti dall'amor patrio, per riconoscenza e per amore verso una storia antica da preservare e riportarla agli splendori che la rende unica. Sono impegnati ad alimentare la rete della solidarietà nelle forme più disparate anche nelle nuove patrie, tenendo alto l'altruismo e lo spirito di comunità. Possa questa esperienza riportare nel discorso pubblico e nello storytelling del nostro Paese il ruolo delle comunità italiane nel mondo, unico al mondo per dimensioni e per storia vissuta”. (Ema - 23 mar)

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