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I neonati di Kiev
in attesa di ritiro

I neonati di Kiev <br> in attesa di ritiro

di Isabella Liberatori

(28 maggio 2020) Ci sono 50  neonati in attesa di essere ritirati. Sono assistiti da infermiere in un albergo trasformato in nursery in Ucraina, per la precisione l’hotel Venezia di Kiev.  Cinquanta bambini appena “sfornati” da mamme surrogate, ciascuno in cambio di 10 mila euro, Bambini che, causa coronavirus, sono in attesa di conoscere il calore di un abbraccio materno. Sono  senza famiglia, perché dopo il parto, la madre naturale perde ogni diritto su di loro

L’ abbraccio materno non dovrebbe essere negato a nessuno e invece, sulla terra, purtroppo spesso è negato per cause di forza maggiore: guerra, povertà, catastrofi naturali, ecc. Questa volta l’intoppo è un disguido virale.

Ci si potrebbe chiedere perché si è scelto di mettere al mondo 50 bambini che dovrebbero andare ad altrettante coppie sterili invece di dare una possibilità ai tanti bambini che al mondo già c’erano venuti e stanno ancora aspettando quell’abbraccio.

Davvero la società del consumo veloce riconosce anche il diritto a un bambino su misura, pronto e subito?

Certo, chi se lo aspettava il coronavirus?  Giusto. E d’altra parte chi se l’aspettava la guerra? La carestia, la violenza, l’ignoranza, la povertà?

Forse questa quarantena potrebbe regalarci il  tempo per riflettere. Per ripensare le regole del consumismo, che già quando si applica alle merci crea non pochi sgradevoli effetti collaterali;  ma quando riguarda anche gli esseri umani, ecco, forse, somiglia molto a un crimine contro l’umanità.


(© 9Colonne - citare la fonte)