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Concessioni balneari
come le quote latte

Concessioni balneari <br> come le quote latte

di Paolo Pagliaro

(8 luglio 2020) Un emendamento al decreto rilancio proroga al 2033 le concessioni balneari. Dunque niente gare e conferma dei canoni, spesso risibili, per i prossimi 13 anni. Questo in barba alla Direttiva europea Bolkestein del 2006 recepita in Italia nel 2010 e alla sentenza della Corte di Giustizia Europea che nel 2016 aveva giudicato illegittimo il rinnovo automatico delle concessioni demaniali. Carlo Cottarelli parla di decisione “pazzesca” ed è difficile dargli torto.
Spiega Cottarelli che il rilascio delle autorizzazioni tramite gare pubbliche consentirebbe di affidare le concessioni basandosi sulla valutazione di chi meglio può gestire lo spazio pubblico, cosa che non può avvenire prorogando semplicemente le concessioni in essere. L’Osservatorio conti pubblici dell’Università Cattolica ha diviso i circa 100 milioni che lo Stato ricava dall’affitto delle spiagge per il numero delle concessioni, e ha scoperto che la media annuale dei canoni per ogni concessione è al di sotto dei 4mila euro. Cifra che molti stabilimenti balneari incassano in un giorno.
La Ragioneria dello Stato non ha nascosto la sua “fortissima perplessità” per la decisione presa dal governo e avallata dal Parlamento e ha ricordato che la Commissione Europea ha già dato il via ad una procedura di pre-infrazione, che quando sarà perfezionata ci costerà parecchi milioni di euro. Come nel caso delle quote latte, tutti gli italiani pagheranno dunque una multa per il privilegio concesso a una singola categoria politicamente protetta: un tempo gli allevatori padani, oggi i gestori degli stabilimenti balneari.

(© 9Colonne - citare la fonte)