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I tentacoli della ‘ndrangheta
sull’economia del Paese

I tentacoli della ‘ndrangheta <br> sull’economia del Paese

Piero Innocenti

(22 luglio 2020) Sono riuscito alla fine, a leggere, con qualche difficoltà collegata anche alla mia età, tutte le ottocentoottantotto pagine della relazione della DIA presentata alcuni giorni fa dalla Ministra dell’Interno al Parlamento. Si tratta della relazione più completa e corposa redatta da 28 anni a questa parte ossia dalla istituzione della Direzione Investigativa Antimafia. Tra i tanti passaggi interessanti sulle mafie e sui processi evolutivi in atto sui quali saranno necessarie attente riflessioni, quello relativo agli ”ambiti di interesse delle organizzazioni mafiose” merita, a mio parere, qualche ulteriore considerazione perché continuando “..ad operare sotto traccia e in modo silente, evitando azioni eclatanti..” c’è il concreto pericolo di una occupazione totale da parte della ‘ndrangheta di interi settori economici del nostro Paese.
 Settori, in realtà molti dei quali “già da tempo infiltrati (..) a cominciare dai commercianti al minuto, agli alberghi, ai ristoranti, alle pizzerie, alle attività estrattive, alla fabbricazione di profilati metallici, al commercio di autoveicoli, alle industrie manifatturiere, all’edilizia e alle attività immobiliari, alle attività connesse al ciclo del cemento, alle attività di noleggio, alle agenzie di viaggio, alle attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco (…) al settore dei trasporti o alla filiera agro-alimentare, all’industria sanitaria e al conseguente indotto”. Per finire all’emergenza epidemica dove si potrà lucrare sui servizi di smaltimento dei rifiuti sanitari prodotti “..nonché i servizi funerari messi a dura prova dall’elevato numero di decessi a causa del virus”.
Il traffico internazionale degli stupefacenti resta sempre la primaria fonte di finanziamento della mafia calabrese (e la conferma arriva anche dalla operazione conclusa dalla Guardia di Finanza in queste ultime ore in Italia e Svizzera coordinata dalla DDA di Catanzaro con l’arresto di 75 persone accusate di gravi delitti tra i quali l’associazione mafiosa e il traffico internazionale di droghe). Già in questi primi sei mesi del 2020 sono stati sequestrati dalle forze di polizia 7,7 tonnellate di cocaina, per lo più nei porti di Gioia Tauro, Livorno e Vado Ligure, che vuol dire che verrà sicuramente superato il quantitativo record di 8,5 ton dell’intero 2019. Il porto di Gioia Tauro (da molti anni, come ben noto, è sotto il controllo della ‘ndrangheta) continua ad essere tra le destinazioni preferite dai trafficanti e non solo per la cocaina. Poco più di due anni e mezzo fa, nel novembre 2017, infatti, la Guardia di Finanza sequestrò 27 milioni di compresse di tramadolo cloridrato, un oppiaceo sintetico proveniente dall’India e diretto in Libia, conosciuto come “la droga del combattente”, per un valore stimato di circa 50 milioni di euro. Alcuni mesi prima un altro ingente carico di tramadolo (37 milioni di pillole) era stato bloccato nel porto di Genova. E’, dunque, contro la ‘ndrangheta che occorre concentrare il massimo sforzo per cercare di bloccare la “colonizzazione” in atto nel nostro paese ma anche in ambito UE e nei continenti americano (in particolare in Canada) e australiano. Nel dicembre 2017 il Presidente del Consiglio pro tempore innanzi alla Commissione parlamentare antimafia dichiarò come “..le cosche della ‘ndrangheta restano l’espressione mafiosa maggiormente aggressiva e la minaccia criminale più evidente per la sicurezza nazionale”. In questo lasso di tempo la situazione non è affatto mutata.

 

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