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direttore Paolo Pagliaro

L’Europa si salva
solo se si divide

di Paolo Pagliaro

Nel 2018 sono arrivati in Europa 2 milioni e 400 mila immigrati regolari, a fronte di 150 mila arrivi di irregolari. L’anno scorso questi ultimi sono stati ancor meno, 128 mila. Sembrerebbero pochi, considerato che l’Europa ha 446 milioni di abitanti. Ma questi 128 mila si stanno invece rivelando un numero sufficiente a far saltare il principio di coesione e solidarietà si cui si regge l’Unione.
Il nuovo patto sulle migrazioni annunciato ieri dalla Commissione non risolve infatti i problemi creati dal regolamento di Dublino, perché lascia a Italia, Grecia, Spagna e Malta (cioè ai paesi di primo approdo) la responsabilità di accogliere i nuovi venuti e di gestirne le sorti.
Non era quello che si attendeva chi in questi anni aveva chiesto politiche migratorie basate oltre che sull’ovvio obbligo del salvataggio e dell’accoglienza anche sull’equo ricollocamento dei richiedenti asilo in ciascuno dei 27 paesi dell’Unione.
Questo non è stato possibile per l’opposizione di un pugno di paesi, sempre gli stessi: Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca.
Secondo lo schema presentato ieri, la solidarietà dei riottosi con gli Stati membri sotto pressione, come l’Italia, si dovrebbe concretizzare in non meglio precisate azioni di supporto logistico, la più importante delle quali sarebbe l’organizzazione dei rimpatri. Hanno fatto notare le organizzazioni umanitarie che affidare i rimpatri dei migranti a quei paesi che rifiutano la solidarietà sarebbe però come chiedere al bullo della scuola di accompagnare un bambino a casa.
E’ sempre più urgente – come scrivono oggi alcuni osservatori, non solo italiani – che sulle questioni più rilevanti l’Europa rinunci al principio dell’unanimità e decida a maggioranza. Potrebbe essere questa la vera grande riforma dell’era von der Leyen.

(© 9Colonne - citare la fonte)