Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Quei pregiudizi
contro Immuni

di Paolo Pagliaro

(28 settembre 2020) Dopo aver donato tutti i nostri dati personali, miliardi di dati, ai gestori dei cellulari, dei social  o dei servizi internet.
Dopo aver lasciato detto dove siamo geolocalizzabili, cosa ci piace e cosa compriamo, quali sono le nostre idee politiche e i movimenti delle nostre carte di credito.
Dopo  aver confidato  ai social progetti e rimpianti, dopo aver messo a disposizione di tutti le immagini nostre e dei nostri cari, dopo esserci insomma volontariamente  spogliati di ogni parvenza di privacy, per donarla a quello che la scrittrice Shoshana Zuboff chiama capitalismo della sorveglianza, adesso ci ribelliamo all’idea di dover fornire qualche innocente informazione alla app Immuni, creata per tracciare i contatti e aiutarci a combattere l'epidemia di COVID-19.
Per non scaricare Immuni si usano gli argomenti più disparati. In Francia il primo ministro è arrivato a dire che lui non ha bisogno di tracciare i contatti perché, in virtù del suo incarico, non prende più la metropolitana e quindi incrocia poca gente.  Osteggiata da informatici e giuristi, la app sta però lentamente e faticosamente uscendo dalla clandestinità. In Germania è stata scaricata 18 milioni di volte, in Islanda la utilizza il 40% della popolazione, in Svizzera il 30 e anche in Italia, grazie alla riapertura delle scuole, c’è stato un significativo balzo in avanti: hanno scaricato l’app 6 milioni e mezzo di persone, il 17% degli smartphone circolanti. Negli ultimi dieci giorni sono arrivate 1.109 notifiche, cioè 
segnalazioni di persone entrate in contatto con positivi e si sono verosimilmente evitati molti muovi focolai.  

(© 9Colonne - citare la fonte)