di Paolo Pagliaro
(12 ottobre 2020) Durante la pandemia la Svezia è stato l’unico Paese europeo a non praticare alcuna forma di lockdown. Seguendo le istruzioni dell’epidemiologo di Stato Anders Tegnell, il governo di Stoccolma ha tenuto aperte scuole e fabbriche, università e negozi, ha definito ridicola la chiusura dei confini e ha indicato nell’autodisciplina dei cittadini - e dunque nell’igiene e nel distanziamento - il miglior antidoto al diffondersi del contagio. In questi nove mesi la Svezia ha sempre rivendicato con orgoglio la superiorità del proprio modello di convivenza con la malattia.
Giorni fa c’è stato anche un incidente diplomatico, quando l’epidemiologo di Stato ha dichiarato che in Svezia non ci sarebbe stata una seconda ondata di pandemia come quella che invece si sta registrando in Italia. L'ambasciatore italiano a Stoccolma è intervenuto per ricordare che nel nostro Paese non esistono oggi misure restrittive molto diverse da quelle in vigore in Svezia (con l'unica eccezione dell'uso precauzionale delle mascherine) e soprattutto che la situazione dei contagi in Svezia non è certo meno grave che in Italia.
I dati sembrano dargli ragione. Secondo l’osservatorio della Johns Hopkins il 10 ottobre in Italia c’erano 534 contagiati ogni 100 mila abitanti, in Svezia quasi il doppio, 958. In Europa hanno più contagiati della Svezia, sempre in rapporto al numero degli abitanti, solo Francia e Spagna. Il tasso di mortalità per coronavirus in Svezia è da cinque a dieci volte superiore a quello dei vicini di casa Danimarca, Norvegia e Finlandia. Alla richiesta di commentare queste cifre, l’epidemiologo di Stato si è limitato a esprimere “sorpresa”.
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